Edera

Edera

Scheda

Già presente nell’arte dell’antico oriente e dell’Egitto, l’edera come la vite è consacrata a Dioniso ed è abbondantemente rappresentata nella ceramica greca, particolarmente in quella attica. Questa pianta avvolge il tirso, il bastone del dio, ed è usata dalle menadi e dai satiri durante i riti dionisiaci. Proprio questo suo legame con Dioniso ne fa un simbolo d’immortalità e di rigenerazione. Inoltre il fatto di aderire al suo supporto ne fa anche un segno di fedeltà e di amore imperituro. Attraverso l’arte ellenistica e romana è adottata anche da quella cristiana dei primi secoli sia in occidente che in oriente. Molto usata nell’arte funeraria merovingia insieme all’acanto e alla vite, scopare quasi totalmente nell’arte romanica, per essere poi usata nell’arte rinascimentale. Nella produzione artistica funeraria del XIX secolo, l’edera è non di rado presente accanto ad altre piante il cui legame con morte e con l’aldilà deriva direttamente dalla tradizione greco-romana.

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Gian Marco Vidor, 2008

"Questa pianta – dal gambo troppo debole per essere un sostegno, la quale s'arrampica, si avvoltola, si arronciglia a spira strettamente a quanto incontra nel suo paesaggio – richiama il senso letterale dell'affectus (da afficere), ed al ragionatore del simbolo addita l'imagine di quel sentimento che con voce gallica, pure accettata dalla Crusca, si direbbe attaccamento, e che noi tradurremmo in affetto, benevolenza, amicizia, amore: l'affetto...che non si puote / Torcer giammai ad alcuna nequizia. (Par. VI – 122) Dice Catullo: Mentem amore revinciens / Ut tenax hedera huc et illuc / Arborem implicat errans. (Carm. LXI – 33). E il Carducci: L'olmo e la verde sposa / Vedi in florido amplesso accolti e stretti. (A Neera)

Questi motivi non trasse la poesia dall'edera abbracciata al tronco o pittorescamente rivestente le muraglie! Se non che la determinazione formale del simbolo non corrisponde ad un grado esatto di determinazione ideale, perocché l'edera (che vediamo smaltata sugli ori scambiatisi dagli amanti, con il motto: "Ou je m'attache, je meurs"), è pure quella che s'attacca all'albero per consumarlo, traendone a sé tutto il succo (Plinio); "laonde finalmente ne viene ad ingrossare e a crescer tanto ch'ella divien arbore e l'arbore proprio ne riman secco" (Ruscelli). Che se ciò può piacer alla irragionevole baldanza degli amanti ("sic perire juvat" nell'impresa di Gerolamo Fabiani), i quali "sogliono in tali accidenti cantar gioiosi Per morte nè per doglia / Non vo, che da tal nodo Amor mi scioglia" (Ruscelli), non è coerente all'intima verità psicologica di un affetto alto e sincero che l'obietto di esso venga consunto, così e come l'albero o il muro tenacemente stretti dall'edera. Questa "non solamente nasce nelle selve, abbracciando gli alberi, e sostentandosi sopra di loro, e stringendoli tanto gagliardamente, che ben spesso gli ammazza; ma occupa così ancora gli antichi edifizi, i sepolcri e le muraglie della città, che finalmente, smurandole le pietre con le radici, che a viva forza si cacciano nelle commisure loro, gli ruina, ed insieme con loro se ne cade a terra" (Durante). Non si comprende dunque per quale particolare distinzione concettuale gli araldisti assegnino l'edera accollata ad un tronco per indicare "amicizia inalterabile e sempre viva" ed accollata ad una torre o castello per indicare "desiderio crescente di dominio" (Guelfi). Nell'una e nell'altra figurazione la pianta sermentosa e parasita sarà sempre efficace simbolo di pertinacia – come suggerisce ancora lo stesso autore – simbolo di ingratitudine, "perché quel medesimo albero o muro che le è stato sostegno nell'andar in alto, e a crescere, ella alla fine, in rimunerazione di gratitudine lo fa seccare e cadere in terra". Tu l'edera somigli, / Distruggendo i sostegni cui t'appigli. (Metastasio – Morte di Abele – I). La ghirlanda di Bacco, è contesta di vite e di edera, perché credevasi che questa avesse la virtù di dissipare i vapori del succo di quella (Plutarco). Altri dicono perché l'edera – dotata di perpetua viridità – è simbolo di giovinezza (Festo), Bacco non invecchiando mai, o di libidine (Ripa). Essa era pure dedicata ad Osiride. Con il mirto e con il lauro l'edera era tenuta per pianta decorativa di academia, e di essa coronavansi i vincitori ed i poeti come segno di gloria. Me doctarum hederae proemia frontium / Dis miscent superis (Orazio – Od. I). E l'Alciato, alludendo alla favola di Cisso, giovinetto che nel furore dionisiaco perdette la vita e fu da Bacco trasformato in edera: Haudquamquam arescens Hedera et arbuscula, Cisso / Quae puero Bacchum dona dedisse ferunt: / Errabunda, procax, auratis fulva corymbis, / Exterius vividis, coetera pallor habet. / Hinc aptis vates cingunt sua tempora sertis: / Pallescunt studiis, laus diuturna viret. (Embl. CCIV)" (Testo tratto da: Giovanni Cairo, "Dizionario ragionato dei simboli", Ulrico Hoepli, Milano, 1922, aggiornamento febbraio 2022). 

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