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Casa Carducci

Di rilevanza storica

Schede

L’edificio di Casa Carducci, in Piazza Giosue Carducci 5, ha una storia antica. La sua costruzione risale infatti al primo decennio del XVI secolo, quando sul lato interno delle mura cittadine sorse un edifico sacro per le attività della Confraternita di Santa Maria della Pietà, detta del Piombo, in onore di un’immagine della Pietà, incisa su una lastra di piombo, rinvenuta sul luogo nel 1502. Nel XVII secolo si aggiunsero una sagrestia, l’abitazione del guardiano e un portico. Il complesso sopravvisse fino al 1798, quando in seguito alle soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi, venne alienato e venduto ai privati. Nel 1801 l’edificio fu acquistato dai fratelli Gioacchino e Giuseppe Stoffer, ricchi commercianti, che lo riconvertirono ad uso abitativo. Il palazzo subì una radicale trasformazione volumetrica: il fronte della chiesa venne sopraelevato per ingrandire l’appartamento posto al secondo piano. 

L’abitazione | Casa Carducci fu la dimora nella quale il poeta trascorse gli ultimi diciassette anni della sua vita, dal 1890 al 1907. Giunto a Bologna nel 1860, cambiò casa diverse volte. Abitò prima in via Carbone 11, dietro il palazzo municipale, poi in via Broccaindosso 20, in una casa modesta, dotata di un giardinetto dove fioriva «Il verde melograno/Da’ bei vermigli fior». In seguito si trasferì in Strada Maggiore, nel l’elegante palazzo del professor Francesco Rizzoli. Infine nel 1890 scelse come  residenza un’abitazione presso le Mura Mazzini, dalla posizione appartata e solitaria, lontana dal frastuono cittadino. Qui visse insieme alla moglie Elvira Menicucci, pagando regolarmente un affitto. «Entrando nella casa si ha l’impressione dell’uomo dotto dai numerosi libri che ovunque si incontrano, e dell’uomo modesto dall’assenza assoluta di ciò che costituisce il lusso o semplicemente l’agiatezza. Le sedie stesse, i tavoli, i mobili potrebbero essere quelli di un bravo borghese». Così scrive Albano Sorbelli, allievo di Carducci e, a partire dal 1904, direttore della Biblioteca dell’Archiginnasio. Proprio lui si occupò di riordinare l’imponente libreria del maestro e il suo archivio letterario. A interessarsi dell’abitazione del poeta, fino ad innalzarla a monumento, fu la regina Margherita di Savoia. Quest’ultima acquistò dal letterato, ormai malato e bisogno di sostegno economico, la sua ricca biblioteca, lasciandogli l’uso delle stessa «vita natural durante». In seguito, nel 1906, la sovrana acquistò dai proprietari l’intero villino delle Mura Mazzini, compreso il giardino. Pochi giorni dopo la morte del poeta, la regina Margherita fece dono della casa-biblioteca alla città di Bologna, a condizione che venisse resa fruibile al pubblico. Casa Carducci nel giro di pochi anni accolse tra le sue mure due istituzioni culturali delle quali il poeta era stato presidente: nel 1913 la Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna e nel 1916 la Commissione per i Testi di  Lingua. A partire dal 1990 il pian terreno di Casa Carducci ospita il Museo del Risorgimento di Bologna, inaugurato il 12 giugno 1893 in una sala del Museo Civico. L’appartamento nel quale Giosue e la moglie Elvira si trasferirono l’8 maggio 1890 contava 15 ambienti. Oggi, in seguito a diversi restauri, rimangono nove stanze, che conservano fedelmente l’aspetto originario: l’ingresso, il salotto buono, la biblioteca, lo studio, il corridoio-archivio, la camera da letto di Giosue,  la sala da pranzo, la stanza da lavoro di Elvira, la camera dal letto di Elvira. L’abitazione, già ai tempi del poeta, comprendeva un’imponente raccolta di volumi. «Quattro delle sette stanze di cui si compone il piano superiore dell’appartamento sono dedicati ai libri; ed è curioso ed è commovente che tra le stanze costituenti la biblioteca c’è anche la stessa camera da letto», racconta ancora Albano Sorbelli. Oggi il nucleo originario della raccolta carducciana, che comprendeva edizioni antiche, testi rari e i classici della letteratura italiana (Dante, Petrarca, Ariosto, Parini, Monti, Leopardi), è stato notevolmente implementato e riordinato in una biblioteca aperta al pubblico.

Il giardino | All’abitazione era connesso un giardino, che tuttavia non era ad uso degli inquilini. Fu in questo ampio spazio verde che venne innalzato il Monumento a Giosue Carducci, progettato e realizzato da Leonardo Bistolfi. L’artista, nel dar forma al suo gruppo scultoreo, sfruttò piante già esistenti (cipressi, lauri, cespi di rose e aiuole colorate), mentre ne aggiunse altre, come bossi e allori, per esprimere significati simbolici. Il giardino, che oggi è addossato ai viali di circonvallazione (viale Giosue Carducci), nel corso del tempo si è arricchito di ulteriori motivi vegetali: ippocastani, pioppi, cipressi, ginko biloba, begonie, glicini, allori. Il parco giardino è circondato da una cancellata, innalzata per volontà dello scultore, volta conferire al luogo un’aura di sacralità.