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Caritas scientia pro parvulis

1913

Schede

Gli anni a cavallo tra Otto e Novecento furono anni di grandi trasformazioni per la città di Bologna, in particolare con l’attuazione del Piano Regolatore del 1889 che fece seguito alla costruzione della centralissima Via Rizzoli e all’abbattimento delle mura cittadine. Nuovi quartieri furono edificati, si introdussero l’acqua potabile nelle case, l’energia elettrica e si diffuse una generale fiducia e curiosità verso la tecnologia, il progresso e conseguentemente la medicina. In questo clima fortemente positivista, si colloca la costruzione di ospedali e nuovi poli sanitari, tra cui quello di una palazzina adibita alla cura dei bambini che verrà denominata Padiglione Gozzadini (oggi Policlinico Sant’Orsola).

Il nome fu dato in onore della Contessa Gozzadina Gozzadini (1845-1899), figlia del conte Giovanni Gozzadini (1810-1887), la quale lasciò in eredità i suoi beni al nosocomio bolognese specificando il suo preciso intento di favorire l’istituzione di uno «Spedale per bambini» che recasse il suo nome. Successivamente, anche il marito Antonio Zucchini indirizzerà una cospicua donazione in favore della costruzione dell’edificio, sito in via Giuseppe Massarenti nel quartiere di S. Vitale. Fino alla fine dell’Ottocento, infatti, i bambini erano accolti nelle corsie comuni e pertanto già nel 1893 il Comune stanziò una somma per la successiva costruzione di un Ospedale a loro dedicato che prenderà vita solo grazie alle ingenti somme lasciate con testamento del 4 marzo 1899 dalla contessa, ed edificato sulle costruzioni preesistenti del lazzaretto e del Monastero delle Orsoline. Il 15 novembre 1910 l’ingegnere e architetto Luigi Leonida Bertolazzi fornì un progetto piuttosto semplice di uno stabile in gusto Liberty nel quale si distinguevano chiaramente quattro pilastri all’interno di un corpo centrale, ciascuno terminante con una scultura reggente il frontone. Questi quattro altorilievi, oltre a dare movimento ad una facciata nel complesso di scarso interesse, appaiono di squisita fattura e raffigurano giovani figure che nelle mani tengono rami di alloro e allo stesso tempo sorreggono medaglioni ovali dai quali si legge il motto CARITAS SCIENTIA PRO PARVULIS (Carità e scienza a favore dei bambini). Sebbene la bibliografia recente indichi la fine dei lavori al 1914, dai documenti esaminati presso l’Archivio Storico Comunale di Bologna l’inaugurazione ufficiale sarebbe avvenuta nella ricorrenza patriottica del 20 settembre dell’anno prima, precisamente alle ore 10, in prossimità del Congresso Nazionale di Pediatria tenutosi nel centro felsineo dal 21 al 26 settembre 1913. A questa errata informazione se ne aggiungerebbe una seconda. Sempre dalla bibliografia degli ultimi anni le cariatidi di stampo floreale che si sviluppano lungo i pilastri della facciata, sarebbero attribuibili ad Alfonso Borghesani (1882-1964), altro scultore bolognese fama, e datate sempre al 1914.

Tuttavia, la presenza all’interno dell’Album del Golfarelli di tre fotografie dei modelli in gesso dei rilievi Caritas, Scientia e Pro, sulle quali peraltro lo stesso scultore ha annotato a penna “figura decorativa”, induce a pensare che anche l’attribuzione al Borghesani possa essere errata, in quanto nell’Album non vi sono mai raffigurazioni di opere che esulino dalla sua produzione artistica. La raccolta autografa acquistata dal Museo del Risorgimento era di tale importanza per lo scultore che alla proposta di poterlo vendere “ebbe uno scatto di furore alla mia proposta di ceder un albo dove sono impressioni, disegni, e (fra l’altro), altri autografi (incollati in modo che non si può distaccarli)”. A favore dell’attribuzione a Golfarelli è anche il binomio scultore/architetto che negli anni precedenti aveva consentito la realizzazione delle facciate dell’Ospedale Maggiore e della basilica di Santa Maria della Vita. Altro elemento da valutare è che nel padiglione Gozzadini nel 1934 viene inaugurata la grande lastra marmoriea con ritratto dedicata a Carlo Francioni, questa sicuramente opera di Borghesani. Nonostante quanto espresso, ad oggi non sono ancora state riscontrate informazioni che possano avvalorare con certezza assoluta quella che, per il momento, rimane un’affascinante ipotesi attributiva.

Emanuela Lamborghini

Testo tratto dal volume di Silvia Bartoli e Paolo Zanfini "Tullo Golfarelli (1852 - 1928)", Minerva Edizioni, 2016.