Cappella dell'Annunziata

Cappella dell'Annunziata

Scheda

Entro un’ancona formiginesca si trova l’Annunciazione, dell’ambito di Bartolomeo Cesi (1566 - 1629). Il paliotto d’altare è opera successiva d’età barocca, attribuibile all’ambito di Giuseppe Mazza. Di fronte è posto il monumento al card. Bevilacqua (1888), opera dello scultore centese Stefano Galletti (1833 - 1905), ricca realizzazione in mosaico e marmi bianchi e policromi. Sulla parete a sinistra del monumento Bevilacqua si trova un affresco raffigurante S. Antonio da Padova, opera del pittore bolognese Leonardo Ferrari, detto Leonardino (morto 1648), trasportato in San Girolamo da Santa Maria della Neve. Di fronte è stato collocato un altro affresco trasportato raffigurante San Bernardino, un tempo attribuito ad Amico Aspertini e proveniente dalla chiesa soppressa del Gesù, in Via San Mamolo. Anche questa cappella è decorata dall’ornatista Luca Bistega (1672 - 1732). Accanto all’Annunziata è collocata una piccola ancona formiginesca contenente un busto policromo del Salvatore, di scultore cinquecentesco. Sopra è murata una copia del rilievo di Donatello noto come la Madonna Pazzi, oggi a Berlino. Come nelle altre cappelle anche qui sono appese le catene dei cristiani caduti in mano ai turchi, fatti schiavi e riscattati dalla Confraternita bolognese della Madonna Auxilium Christianorum, trasferite dall’oratorio della Madonna della Neve dopo la sua soppressione. Ogni catena è accompagnata da una tabella lignea che indica il nome del prigioniero riscattato, l’anno del riscatto e la somma pagata per la sua liberazione. (Antonella Mampieri)

L'altare cinquecentesco in macigno, di gusto formiginesco, contiene una tela rappresentante L'Annunciazione, mentre la base d'altare è di epoca successiva e conserva un bassorilievo seicentesco. La prima citazione della pala collocata sull’altare della cappella interna addossata al fianco settentrionale della Chiesa di San Gerolamo della Certosa, detta dell’Annunziata (edificata nel 1348 e dedicata a Maria Gloriosa Madre di Dio), compare nella Guida della Certosa di Luigi Crespi del 1772: “Viene similmente dal Cesi il Quadro rappresentante l’Angelo Gabriello annunziatore del gran Mistero, che sull’Altare si vede”, come la Sacra Famiglia della contigua e coeva Cappella delle Reliquie. Le due pale sono accomunate per un’analoga derivazione da un prototipo del Cesi anche nell’ultima edizione (1792) della Guida del Malvasia: “Nella seguente verso la Cappella di San Girolamo, (e chiamasi delle Reliquie per esservene gran quantità in un bel ornato), la tavola colla S. Famiglia viene dal Cesi, l’ornato è del Formigine… Nell’altra contigua, l’Annunziata nella Tavola viene pur essa da Cesi con simile ornato”.

Le guide ottocentesche, redatte dopo la trasformazione della Certosa in cimitero comunale, oscillano tra il riferimento al Cesi e la derivazione dallo stesso, a partire dal Bianconi (1820 e 1835): nell’altare della terza cappella “la SS. Annunziata è dello stesso Cesi”. Il riferimento al Cesi persiste nelle guide del Novecento, talvolta con datazione tarda, da Bastelli: “E’ opera attribuita a Bartolomeo Cesi; i caratteri dell’arte sua risentono forse dell’età avanzata, attorno al 1625” (1934) a Raule (1961), che descrive la “ricca ancona in macigno di carattere formiginesco” e riconferma al 1625 l’Annunciazione di Bartolomeo Cesi, mentre nella letteratura critica novecentesca la grande Annunciazione di San Girolamo è trascurata per quasi tutto il secolo, dopo l’annotazione di Alberto Graziani (1939) che la riteneva “proveniente da un esemplare del Cesi”, e la poneva in relazione con la piccola Annunciazione della Pinacoteca (inv. 37), ritenuta “una replica autografa in piccole dimensioni… dei primi anni circa dell’ottavo decennio”. Recentemente Angelo Mazza nel catalogo della Pinacoteca (II, 2006, scheda 112) restituiva la tavola proveniente dall’antico Istituto delle Scienze (1798) con tradizionale riferimento ad Orazio Samacchini (iscrizione a fuoco sul retro della tavola) a Lorenzo Sabatini, per “la stesura più accurata” e “la qualità molto elevata”, e la poneva a confronto con opere realizzate da Lorenzino da Bologna all’aprirsi degli anni Settanta del Cinquecento. Viene quindi a cadere, per motivi cronologici, l’ipotesi di una derivazione della tavola della Pinacoteca dalla più tarda pala della Cappella dell’Annunciata, che nel volume sulla Certosa (1998, Marzocchi nel capitolo sul Cinquecento) era lasciata nell’anonimato, e annoverata tra gli esiti della seconda maniera bolognese per la ripresa di alcuni emblematici modelli iconografici, dall’Annunciazione di Ercole Procaccini per la chiesa di San Benedetto sul finire degli anni Cinquanta, a quella di Prospero Fontana per Santa Maria delle Grazie all’inizio degli anni Settanta, fino all’Annuciazione del Calvaert per Santa Maria dei Bulgari del 1582, parendo allora improbabile (per quanto si poteva leggere dalla tela molto offuscata) un’ipotetica, seppur suggestiva, identificazione con una delle “due tavole a’ P.P. della Certosa di Bologna” datate al 1616 nelle “vacchette” del pittore trascritte dal Malvasia, forse da identificare con l’Annunziata che Ambrogio Sforza (1678) diceva dipinta nel 1617, non rintracciata, oppure con quella ugualmente perduta elencata all’anno 1620: “Una Nonciata per lo P. Visit.re Certosino da portare in Francia al di loro P. Gen.le”.

Resta dunque ancora irrisolta l’identificazione della pala della cappella dell’Annunciata con uno dei due dipinti di analogo soggetto ricordati nelle “vacchette” del pittore, apparendo problematico il riconoscimento dell’autografia del Cesi nella pala della Certosa, anche se alcuni elementi di stile sono confrontabili con certi aspetti della sua produzione matura (ad es. la Natività della Vergine della chiesa di S. Giorgio a Corporeno del 1610): la stilizzazione dei lineamenti, certe gamme cromatiche, la fattura delle nubi a coronamento delle glorie angeliche, e l’imponenza della struttura compositiva. Ma il restauro recentemente ultimato ha evidenziato una fattura discontinua, forse in parte motivata dalla cattiva conservazione del dipinto e dai danni subiti nel tempo, con conseguente impoverimento della superficie pittorica. Così, alla buona tenuta qualitativa delle due figure protagoniste e alla raffinata esecuzione di certi particolari (il ramo del giglio fiorito, il serto di fiori retto da uno dei cherubini) si affiancano brani di più debole fattura (il leggio faticosamente disegnato, l’andamento sommario delle pieghe delle vesti e la fattura semplificata di alcuni particolari come il nodo del drappo che cinge l’Angelo Annunciante, e l’angelo in alto a sinistra). Le evidenti consonanze iconografiche tra la tavola della Pinacoteca e la tela della Certosa parrebbero suggerire l’esistenza di un autorevole modello, forse una pala d’altare di Lorenzo Sabatini eseguita all’inizio degli anni Settanta - di cui lo stesso pittore nella tavola della Pinacoteca avrebbe realizzato non tanto una replica, ma piuttosto una variante (per la stesura vibrante del colore e la freschezza inventiva di certi particolari, come il paesaggio a punta di pennello aperto oltre la finestra) a destinazione privata - e che sarebbe servita come modello di riferimento, insieme alle altre pale già ricordate della seconda maniera bolognese, per l’Annunciata della Certosa, della quale non è documentata la committenza, e neppure la presenza in San Gerolamo prima del 1772, quando la tela viene descritta entro l’imponente ancona in macigno dipinta e dorata, analoga a quella della contigua cappella, in origine dedicata a San Michele Arcangelo. Che appare raffigurato con la bilancia del giudizio nella pala dell’Annunciata, secondo un’iconografia rara ed inconsueta, più facilmente spiegabile se il dipinto fosse stato realizzato per una chiesa o una cappella dedicata all’Arcangelo. (Maria Pace Marzocchi, giugno 2008)

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Chiesa di S. Girolamo (La)
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Antonella Mampieri, Armanda Pellicciari, Roberto Martorelli; La Chiesa di S. Girolamo della Certosa di Bologna; Comune di Bologna, 2006. © Museo Risorgimento Bologna | Certosa.

Piccol Reno (Il)
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Il Piccol Reno - Foglio settimanale. Nn. 14 - 26, 1845. Tipografia San Tommaso D'Aquino, Bologna

Descrizione del Cimitero di Bologna
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Descrizione del Cimitero di Bologna (Description of the Certosa cemetery), fascicolo XLI, ultimo della Collezione. Giovanni Zecchi, Bologna, 1829. © Museo Risorgimento Bologna | Certosa.

Cenni storici della Certosa di Bologna
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Augusto Bastelli, Cenni storici della Certosa di Bologna, Tipografia Luigi Parma, 1934. Copia con annotazioni ed appunti autografi dell'autore. © Museo Risorgimento Bologna | Certosa.

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