Busto di Gaetano Gandolfi

Busto di Gaetano Gandolfi

1802 ca.

Scheda

Il pittore di figura Gaetano Gandolfi muore improvvisamente a Bologna il 20 giugno 1802, all’età di 65 anni. Accademico Clementino, professore di figura e più volte principe dell’Accademia, Gaetano, assieme al fratello Ubaldo, aveva contribuito al rinnovamento della tradizione pittorica bolognese in cui aveva introdotto, dopo un soggiorno di un anno a Venezia, una ulteriore ventata di colorismo. La morte improvvisa ne lasciava turbata la moglie, Giovanna Spisani, e richiamava in patria il figlio Mauro, anch’egli artista. Alcuni mesi più tardi, il 23 settembre, gli amici e gli artisti dell’Accademia Clementina dedicarono a Gaetano Gandolfi un solenne funerale, allestito con la collaborazione di tutti nella chiesa di S. Giovanni in Monte. Il funerale, di cui ci resta una accurata descrizione a stampa, intendeva commemorare Gandolfi e stimolare gli artisti, promuovendo le Belle Arti. Parteciparono all’allestimento pittori e scultori che realizzarono statue, architetture effimere e pannelli dipinti. Il progetto decorativo, dovuto all’ornatista Pietro Ognibene, coadiuvato da Gaetano Caponeri e Giuseppe Fancelli tra gli altri, si componeva di otto medaglioni dipinti che fingevano bassorilievi illustranti le virtù di Gaetano, mentre i ritratti di altrettanti pittori bolognesi illustri, nella cui sequela l’artista si era collocato, erano appesi agli archi delle navate. Al centro della chiesa l’architetto Giovanni Calegari, che progetterà anche il monumento alla Certosa dell’artista (cat. 48), aveva predisposto un Tempio dell’Onore, ornato di sculture effimere. La descrizione degli apparati menziona una statua della Pittura, accompagnata da leoni, opera di Giacomo Rossi, un Genio della Scultura, appoggiato all’ara posta al centro del tempio, realizzata da Petronio Tadolini e il Tempo, modellato da Giovanni Putti.

Sull’ara troneggiava “il Busto … rappresentante l’effigie del Gandolfi … opera di Giacomo Demaria odierno presidente dell’Accademia Clementina”. Questo busto, riemerso dai depositi della Pinacoteca Nazionale, recentemente restaurato da Lucia Vanghi e segnalato da Roberto Martorelli, è sicuramente in rapporto con quest’ultimo, anche se la descrizione non ci informa con quale materiale fosse realizzato. L’ipotesi più probabile è che da una prima prova in terracotta realizzata dal De Maria, forse esposta in occasione dei funerali solenni e successivamente riutilizzata per il coronamento del monumento funebre di Gaetano Gandolfi dove si trova attualmente, sia stata tratta questa versione in gesso patinato di altissima qualità, in strettissimo rapporto con la terracotta. Del busto in terracotta di Gaetano parla nel suo autografo conservato presso la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio lo scultore neoclassico, ricordandolo nel monumento posto in Certosa, mentre non fa parola del gesso. Gaetano è raffigurato come in alcuni autoritratti, avvolto da una camicia che si allarga alle spalle, liberandone eroicamente il petto e divenendo quasi un panneggio all’antica. I lunghi capelli, legati ancora secondo la moda settecentesca, sono scomposti dal movimento vivace del capo che si volge a sinistra. Il ritratto scolpito dimostra una estrema vitalità pur appartenendo già al gusto dei busti commemorativi in cui De Maria era maestro e traduce in tre dimensioni la descrizione che il Grilli fa di Gaetano nell’elogio funebre, pronunciato al funerale: “… nel crine, e nel culto della persona sprezzato…”.

Antonella Mampieri

Testo tratto da: Buscaroli B., Martorelli R. (a cura di), Luce sulle tenebre: tesori preziosi e nascosti della Certosa di Bologna, catalogo della mostra, Bologna, Bononia University Press, 2010

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Luce sulle tenebre - Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna. Video dedicato alla mostra tenutasi a Bologna nel 2010.

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Articoli di argomento vario: Touring Club, esplorazioni, cultura funeraria, criminologia e brigantaggio, miniere di zolfo, fusione delle campane, eloquenza, pedagogia, scultura. Estratti dal periodico 'La Lettura - rivista mensile del Corriere della Sera', Milano, 1905/1906