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Pietro Bubani

1806 - 1888

Scheda

Pietro Bubani (1806-1888) fu uno dei più attivi botanici dell’Ottocento italiano, pur essendo molto più noto all’estero. Allievo del Bertoloni alla scuola medica di Bologna, ma subito affascinato dallo studio delle piante, fu coinvolto nei moti risorgimentali del 1831, e per questo andò esule in Toscana. Proprio a Firenze iniziò a studiare la Botanica, anche grazie al permesso accordatogli dal Granduca Leopoldo II per l’accesso alla Biblioteca Palatina. (Nel 1868 dedicherà proprio al Granduca la sua Flora virgiliana, operetta che testimonia, mescolandole, il suo amore per la botanica e al tempo stesso per la classicità latina).

Scacciato da Firenze, pare per questioni di donne, si rifugiò dapprima nel Ducato di Lucca, ed infine a Marsiglia, da dove raggiunse Montpellier. Qui, grazie al fascino che su di lui esercitarono gli studi dei botanici francesi Dunal e Delille, si avvicinò allo studio della vegetazione dei Pirenei. Nel 1836 intraprese il primo viaggio; poi, con successivi soggiorni e spedizioni, trascorse su quelle montagne quasi 26 anni, legandosi profondamente alla regione e riuscendo a classificare oltre 2.800 specie botaniche. I suoi studi, durati quarant’anni, produssero infine una sistematica opera botanica dedicata alla flora di quelle regioni: la Flora Pyrenaea, che uscì postuma tra il 1897 e il 1801, curata da Ottone Penzig. Gli anni d’esilio si chiusero nel 1847 con l’avvento di papa Pio IX, ma la vita di Bubani continuò a dividersi tra la sua sterminata impresa descrittiva e i rapporti non facili con la famiglia e con il paese natale, in cui era rientrato nel 1862, e dove visse sino alla morte, ma che, nel testamento, in un certo modo rinnegherà, chiedendo esplicitamente di venire sepolto a Bologna.

“…irritabile, rissoso, spiacevole, impaziente, qualche volta anche vendicativo, anticlericale beffardo e donnaiolo intraprendente e compiaciuto, moderato soltanto in politica dopo la fiammata patriottica del ’31. Ma insieme con gli umori e le impuntature superbe di un cattivo carattere, c’era poi in lui la passione limpida e pura per la scienza, che si incarnava nell’incanto aspro e solitario dei luoghi pirenaici e faceva di lui un botanicus peregrinator, un pellegrino della montagna, poco incline al gusto effusivo del pittoresco, che ritrovava nella sua seconda patria alpestre una nuova serenità, una sorta di puntiglioso candore che era insieme il piacere della conoscenza e della descrizione affidata, questa, al latino glorioso della vecchia e florida tradizione erudita…”

Riposa in un pozzetto con cippo nel portico ovest del Chiostro VII della Certosa di Bologna.

Mirtide Gavelli

Bibl: Pietro Bubani. Dagli Appennini ai Pirenei, un botanico nel Risorgimento, Faenza, Edit Faenza, 2006