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Bologna in scena: musica, teatro, cinema

1796 | 1945

Schede

All'inizio del XIX secolo Bologna visse un periodo di grandi cambiamenti a causa dell'amministrazione francese napoleonica, che si protrasse fino al 1814. La secolarizzazione di molti conventi, voluta dalla nuova amministrazione, rese disponibili i grandi spazi degli edifici religiosi. Il convento di San Giacomo inizialmente destinato a caserma militare fu poi destinato ad ospitare il costituendo Istituto nazionale delle arti, dove sarebbero dovuti confluire tutti gli oggetti musicali sparsi per la città. Un proposito di difficile attuazione, che prevedeva il trasferimento in San Giacomo degli archivi musicali dei conventi e delle chiese, e che fu realizzato solo in minima parte, ma che rese possibile l’apertura della scuola del Liceo Musicale nel 1804 (oggi Conservatorio di musica). A questo progetto si oppose l'Accademia Filarmonica che rifiutandosi di far parte dell'Istituto nazionale, riuscì a mantenere la sua autonomia, sopravvivendo al cambiamento. La scuola del Liceo musicale accolse i migliori professori di musica e il livello dell’insegnamento si distinse subito per l’elevata qualità. Alla scuola di contrappunto di Stanislao Mattei, erede della scuola di Padre Martini, furono iscritti alcuni giovani che sarebbero divenuti tra i maggiori compositori di quel periodo: Gioacchino Rossini, Gaetano Donizetti, Giovanni Pacini, Francesco Morlacchi. Vi fu allora una gran fioritura di attività musicali, con l’istituzione di nuove accademie (dei Concordi, Polimniaca), con la importante attività della Società del Casino dei nobili, con l‘apertura di nuovi teatri (Il Corso aperto nel 1805, il Contavalli nel 1814, entrambi oggi perduti), sui cui palcoscenici si esibirono i maggiori cantanti dell’epoca. I teatri erano punti d’incontro della società bolognese ed ogni anno vi erano rappresentate nuove opere. Ma è soprattutto all’insegna di Gioacchino Rossini che si sviluppò la vita musicale di Bologna subito dopo la caduta del regime napoleonico. Rossini si era trasferito definitivamente a Bologna nel 1804: tra il 1825 e il 1832 ben venticinque sue opere furono rappresentate al Teatro Comunale.

La scena musicale cambiò con l'unità nazionale. L'adesione ad uno stato più grande, lo sviluppo economico, la facilitazione nello scambio di idee portò a superare la cultura romantica di metà Ottocento. Una sintetica ma chiara descrizione è giunta a noi da Corrado Ricci che in occasione dei primi cento concerti della Società del Quartetto così scrive: "Il melodramma romantico padroneggiava dovunque e, come era riuscito ad alterare con la sua malefica influenza il carattere della musica sacra, era riuscito a cacciare in bando l'opera poderosa dei classici ed a comprimere le latenti mirabili virtù della orchestra. L'errore durò a lungo, troppo a lungo. Durò forse fino al 1871; ché se anche, per l'innanzi, qualcuno, per finezza di sentimento e bontà di studi, si staccava dal gusto delle masse, nulla però volle o potè fare contro la corrente, e si dilettò in solitudine. Il risveglio (cosa singolare solo in apparenza) fu dato da un'opera teatrale, dal Lohengrin. Per giungere ad apprezzare i grandi sinfonisti era necessario che il gusto fosse ricondotto all'ammirazione dell'armonia e dell'orchestra, con mezzi più popolari che il semplice concerto, ed allora lo fu. La lotta si produsse violenta ed ardita; la vittoria fu difficile e faticosa; ma, se Dio vuole, coloro che cercavano d'ingannare strillando in nome – del bel canto italiano – e contro la matematica tedesca furono sgomentati. Il bel canto italiano per loro non era che un pretesto, e chi, invece di argomenti avanzava dei pretesti, cade. Il bel canto infatti rimase e l'orchestra venne a sposarlo consigliando nuove formule e nuovi effetti".

Luigi Verdi, Roberto Martorelli