Berti Pichat Carlo

Berti Pichat Carlo

30 Dicembre 1799 - 15 Ottobre 1878

Note sintetiche

Scheda

Carlo Berti Pichat (Bologna 30 dicembre 1799 - ivi, 15 ottobre 1878) era figlio di un ufficiale superiore dell'Esercito rivoluzionario francese e di Anna Berti. Studiò i classici, la matematica, la musica, le scienze naturali, l'agronomia, creandosi la cultura ad ampio raggio dell'uomo del suo tempo. Il padre tornò in Francia all'indomani della Restaurazione, mentre Carlo, ventenne, divenne erede delle vaste proprietà dello zio Andrea Berti, di cui assunse il cognome. Si dedicò all'amministrazione di queste ampie proprietà, site nel territorio di San Lazzaro, applicando innovazioni agronomiche ed economiche. Coinvolto nei moti del 1831, si dimostrò uomo di pensiero ma anche d'azione: guidò infatti una spedizione di Guardie nazionali verso Ferrara per opporsi all'avanzata delle truppe austriache. Fallito il moto, ritornò ai suoi campi ed agli studi di agricoltura. "Possidente. Si taccia per Settario e nemico del Governo, sparlò molto, ed eccitò il popolo a prendere le armi. Accorse alle riunioni tenute dai ribelli, ed occupò il grado di Capo Battaglione". (da 'Cenni Biografici politici di cittadini bolognesi estratti dall'Archivio segreto della direzione di Polizia di Bologna, anni 1834-35).

Nel 1839 contribuì al rinnovamento della Società Agraria, nel 1840 fondò il settimanale “Il Felsineo”, con l'intento di far crescere “l'arte campestre”, in un paese profondamente arretrato. “Il Felsineo” si distinse come fucina di intelligenze intenzionate a rinnovare dall'interno lo Stato Pontificio, in campo sociale ed economico. Vi parteciparono personaggi del calibro di Marco Minghetti, Luigi Tanari, Giovanni Massei, Rodolfo Audinot. Nel 1847, ritenendo il gruppo del Felsineo troppo morbido e troppo confidente in Pio IX, fondò con il fratellastro Augusto Aglebert “L'Italiano”, sulle cui pagine manifestò idee democratiche e radicali. Nel 1848 torna ad essere uomo d'azione: organizza un battaglione di studenti, sospende le pubblicazioni dell'”Italiano” e parte per la Prima Guerra di Indipendenza. Eletto deputato alla Costituente Romana sul finire del 1848, partecipa alla Repubblica Romana, dichiarando “guerra al vizio e ai despoti” e auspicando una repubblica “valorosa e onesta” e una Italia unita. Il 2 aprile 1849 viene nominato Ministro dell'Interno della Repubblica, con il compito di controllare personalmente i mali ed i problemi dei territori dello Stato. Alla caduta della Repubblica ritorna a Bologna, ma se ne deve allontanare per “perpetuo bando”. Trova asilo in Piemonte, dove torna ad occuparsi della sua prediletta agricoltura. Nei dieci anni piemontesi inizia la stampa di un poderoso lavoro in 28 volumi, Istituzioni scientifiche tecniche ossia Corso teorico e pratico di agricoltura, pubblicato da Pomba a Torino tra il 1851 ed il 1870. Tornato a Bologna nel giugno del 1859, dopo la liberazione dal potere pontificio e dagli austriaci, Berti Pichat viene eletto all'Assemblea delle Romagne e scelto come membro della Commissione legislativa che avrebbe dovuto guidare il passaggio degli nuovi territori alla legislazione sabauda. Così Enrico Bottrigari nella sua Cronaca di Bologna (Zanichelli, 1960) ricorda l'accoglienza che ricevette: "festeggiato da ogni classe di persone, dovette mostrarsi al balcone della sua Casa, di dove ringraziò tutto commosso il popolo che era accorso per dargli il ben venuto. Verso la mezzanotte una eletta schiera di cittadini, con fiaccole e colla Banda musicale del Comune in testa, si recarono sotto la di lui abitazione per tributargli una testimonianza di stima e di affetto, proclamandolo incorrotto magistrato, buon Cittadino ed illustre esule". Deputato dal 1860 sino al 1868, è molto critico verso l'ambiente moderato ed in particolare minghettiano, molto forte e radicato a Bologna. Nominato senatore nel 1874, ebbe gli ultimi anni travagliati dal dolore per la prematura scomparsa dei due figli maschi. Un suo ritratto in marmo venne realizzata per il Pantheon della Certosa nel 1880 e una versione in gesso, oggi custodito nei depositi del Museo, venne collocato nella Sala del Risorgimento inaugurata in Bologna il 12 giugno 1893.

Mirtide Gavelli

Bibliografia: A. Berselli, Carlo Berti Pichat, in Il Parlamento italiano 1861-1988, vol.1, 1861-1865: l'Unificazione italiana da Cavour a La Marmora, Milano, Nuova CEI, 1988, pp.192-193. Ultimo aggiornamento maggio 2023.

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