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Carlo Filippo Aldrovandi

26 Giugno 1763 - 7 Maggio 1823

Scheda

Carlo Filippo Aldrovandi nasce a Bologna il 26 giugno 1763 da famiglia nobile. Alla morte del padre, viene nominato senatore per procura mentre si trovava a Siena, e interrompe gli studi per fare ritorno a Bologna. Viene accolto nell’Accademia dei Fervidi, dove stringe durature amicizie, come quelle con lo scultore Giacomo Rossi e l’avvocato Vincenzo Brunetti. Si dedica con assiduità ad attività culturali, praticando la musica, la poesia e le belle arti. Tra queste privilegia la pittura, producendo disegni e acquerelli. Compie riflessioni sul riformismo e matura una coscienza politica, che appare chiaramente delineata nella dissertazione Sull’utilità del lusso, pronunciata nell’agosto 1793 all’Accademia dei Gelati. In essa propone infatti il superamento di un’economia sostanzialmente legata alla rendita terriera, e la sua conversione in economia proto-industriale e di mercato. Un’idea che il nobile cerca di mettere in  pratica nel 1794, aprendo una una fabbrica di terraglia nel suo palazzo di via Galliera, la cui direzione fu affidata a Paolo Pizzoli. Sul piano politico accoglie con entusiasmo l’arrivo dei francesi a Bologna nel 1796. Giuseppe Guidicini, cronista dell’epoca, infatti annota: «Si cominciò a vedere sui cappelli di tutti i ceti di persone la coccarda tricolore francese. Il primo a metterla fu il sen. Aldrovandi». Compone inoltre un Discorso ai cittadini liberi bolognesi (17 settembre 1796), nel quale afferma la necessità di istruire il popolo. Coerentemente con tale principio nel 1797 redige un Piano di un’accademia di pubblica istruzione, che avrebbe voluto realizzare a vantaggio di quanti, in particolare giovani e donne, erano stati finora esclusi dai rudimenti della cultura. Alla fine del 1797 si reca a Milano come membro del Corpo Legislativo. Ricopre diversi incarichi pubblici, Soprintendente agli Spettacoli dal 1802 e Presidente a vita dell’Accademia di Belle Arti a partire dal 1807. Riceve vari titoli onorifici, Ciambellano, Cavaliere e Conte del Regno, che accetta con una punta di scetticismo. «Eccomi ritornato conte, senza contea», scherzava con gli amici. Condusse una vita agiata ma non dispendiosa. Morì nel 1823 nella sua residenza di campagna a Camaldoli, oggi Villa Aldrovandi Mazzacorati, poi sepolto nel Cimitero Comunale. 

Infelice e tormentata è stata la sua relazione d’amore con Teresa Gnudi, figlia del tesoriere Antonio Gnudi, uomo di recente nobiltà e ingente ricchezza, proprietario dell’omonimo palazzo, ancora esistente in via Riva Reno. Il matrimonio, celebrato nel maggio 1783, trascorre tra le difficoltà ad avere figli ed episodi di gelosia. Teresa si innamorò di un ufficiale di passaggio a Bologna con le truppe francesi, Francoise Kellermann, che finirà per seguire in Francia. L’atto di divorzio viene firmato nell’agosto 1800.

L’Aldrovandi ricoprì la carica di presidente dell’Accademia di Belle Arti, dal 1807 al 1822. Il corso del suo mandato fu improntato a un cauto conservatorismo, che lo portò a una netta chiusura al gusto neoclassico, in nome di un’estetica neo-malvasiana, che preferiva il «vero» di Ludovico Carracci all’ «ideale» di Raffaello.  Su un fronte opposto all’interno dell’Accademia bolognese si collocavano personalità come lo scultore Giacomo De Maria, l’incisore Francesco Rosapina e l’architetto Giovanni Antonio Antolini,  attestati su posizioni noeoclassiche. Il loro portavoce fu il letterato piacentino Pietro Giordani, nominato pro-segretario nel 1808 in sostituzione di Giacomo Rossi. Il rapporto tra l’Aldrovandi e il Giordani si preannunciò fin da subito burrascoso e rimase tale negli anni successivi. Il nobile bolognese esercitò una vera e propria attività di mecenatismo nei confronti di giovani artisti. Il caso più brillante fu quello del pittore Pelagio Palagi, scoperto proprio dall’Aldrovandi, che lo accolse nella sua casa all’età di dodici anni. I rapporti tra i due furono duraturi ma non sempre facili, dato il controllo quasi soffocante esercitato dal maestro e l’insofferenza dimostrata ben presto dall’allievo. Negli anni della sua formazione anche l’eclettico Antonio Basoli si dimostrò un assiduo frequentatore della biblioteca del nobile, ricca di libri d’arte e stampe. Beneficiarono dell'opera di mecenatismo anche il paesista Gaetano Burcher e la pittrice Carlotta Gargalli. Da una lettera si apprende di un singolare dipinto commissionato dal nobile:  «il mio ritratto in piedi in quadro dove siano i ritratti della miei scolari: Palagi, mio nipote, la signora Carlotta Gargalli e Gaetanino Burker». 

Ilaria Chia 

Bibliografia: I padroni della villa. La famiglia Aldrovandi Marescotti nel Settecento, catalogo della mostra a cura di Marina Calore (Bologna, Villa Aldrovandi Mazzacorati, 15-31 ottobre 1994), 1994;  Anna Maria Matteucci, Carlo Filippo Aldrovandi e Pelagio Palagi, in Atti e Memorie della Reale Accademia Clementina di Bologna, n. 1(1974); Luigi Aldrovandi Marescotti, Carlo Filippo Aldrovandi Marescotti e Teresa Gnudi Aldrovandi poi Kellermann: documenti inediti, in «Atti e Memorie», n. 6 (1941); Andrea Emiliani,Pietro Giordani e le origini dell’Accademia di Belle Arti a Bologna. Appunti per una storia dell’impegno civile ed artistico di Pietro Giordani, (1808-1815), Bologna, 2015; Elisabetta Farioli, Claudio Poppi, Bologna 1804- 1813: un’Accademia napoleonica fra tradizione e rinnovamento, 1987; Michelangelo Giumanini, "Uomini dell'Accademia. Studio prosopografico sui presidenti e sul personale dell'Accademia di Belle Arti di Bologna (1803-1877)", Bologna, 2008.