Salta al contenuto principale Skip to footer content

Cella Pizzirani

1924 ca.

Schede

La cappella si configura tra le più sfarzose opere che ornano il Chiostro IX, essendo interamente rivestita in marmo rosso levanto, giallo siena e lavagna; mentre al marmo bianco di carrara sono riservate le parti dedicate alle sculture ed ai ritratti. La copertura è chiusa da una semicupola in vetro piombato rappresentante Dio padre benedicente tra una raggera rosso-verde su fondo azzurro, mentre negli sguinci sono rappresentati serafini a mosaico. Al visitatore si impone il grande gruppo centrale, firmato dallo scultore Pietro Veronesi (1859-1936), composto da un cippo alla cui base, quasi a grandezza naturale, è rappresentata l’Allegoria dell’Industria che con la mano sinistra sorregge una ruota dentata, mentre con la destra impugna un serto di alloro, simbolo di immortalità e di amore verso le arti. Sulla sommità del marmo è posto il volitivo ritratto a mezzo busto di Carlo Pizzirani “cavaliere al merito del lavoro”. L’impostazione del gruppo ricalca quella che lo scultore aveva eseguito, sempre in Certosa, per Luigi Gallina nel 1904 e che riprende in diverse altre occasioni, ma la vigorosa figura maschile evidenzia un tentativo di adesione al rinnovato classicismo che si andava imponendo negli anni ’20. Sia le sculture che le preziose decorazioni della cappella sono però ancora pienamente aderenti all’opulento gusto neorinascimentale di fine ’800 che vide a Bologna la sua massima espressione nella gilda artistica dell’Aemilia Ars.

Roberto Martorelli

Testo tratto da "La Ruota e l’Incudine la memoria dell’Industria Meccanica bolognese in Certosa", Minerva, 2016