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Catene Ex voto

Schede

Nelle cappelle laterali dell'Annunziata, delle Reliquie e di San Giuseppe sono appese molte catene ex-voto di cristiani caduti in mano ai turchi, fatti schiavi e riscattati dalla Confraternita bolognese della Madonna Auxilium Christianorum, trasferite dall’oratorio della Madonna della Neve dopo la sua soppressione. Ogni catena è accompagnata da una tabella lignea che indica il nome del prigioniero riscattato, l’anno del riscatto e la somma pagata per la sua liberazione. Dopo il recente restauro sono divenute completamente leggibili le scritte, che però sono risultate ridipinte successivamente sulla stesura originaria, con diverse modifiche anche nella forma dei cartigli. Questi ex-voto confluiscono nella Chiesa di san Girolamo in seguito alle soppressioni ecclesiastiche ottocentesche, e si aggiungevano alle numerose memorie provenienti dalle chiese soppresse (affreschi, tombe monumentali, lapidi), collocate nei vari ambienti dell'ex monastero cartusiano, trasformato nel 1801 in cimitero comunale.

Un approfondimento sulle catene è stato recentemente svolto da Giovanni Ricci del quale riportiamo uno stralcio: “...le catene trionfavano in tutti i luoghi connessi con l’attività del riscatto. Ce ne rendiamo conto ancora oggi nella chiesa bolognese di San Gerolamo della Certosa che ha ereditato, dopo le soppressioni napoleoniche, gli arredi della confraternita del Riscatto locale. Aguzzando lo sguardo in alto, riusciamo a leggere cartigli di questo tenore: «1683. Riscatto di G. M. Ghiselli in Costantinopoli. Lire 2963». Ritroveremo fra breve questo personaggio. Ora aggiungiamo che nel 1573 una via di Bologna verso San Vitale, il campo dei Bovi, era stata rinominata borgo San Leonardo, ma ignoriamo se a seguito di qualche redenzione. (…) Si tratta di una vicenda sviluppatasi fra Costantinopoli e Bologna nel 1683; riguarda quel Giovanni Maria Ghiselli che già conosciamo. Malgrado il riscatto pagato, egli fu consegnato nudo al bailo veneziano nella capitale ottomana, Pietro Civran. Infatti il padrone era stato costretto a liberarlo da pressioni politiche, ma era indispettito e poteva permettersi di manifestarlo, essendo egli Mustafà Delì, il bey dell’isola di Chio. Pertanto «per rabbia di dover lasciare lo schiavo, gli levò di dosso fin la camicia»; e «benchè pregato», non volle «dargli manco i suoi ferri». Ciononostante, a Bologna poi Ghiselli esibì «le insegne della propria schiavitudine». Sono le catene a lui intestate che vediamo appese alla Certosa: catene false, nel senso che non possono essere quelle indossate in Turchia e lì rimaste. E non occorre competenza di fabbro per sospettare che siano false anche altre catene esposte nella chiesa: tutte hanno un’identica fattura qualunque ne sia l’origine e la datazione, dalla Barberia a Istanbul, dalla metà del Sei alla fine del Settecento. Qualche artigiano bolognese doveva essersi specializzato in questa singolare produzione. (…) Fautore della liberazione di Ghiselli nel 1683 era stato il conte bolognese Luigi Ferdinando Marsigli, che si trovava a Costantinopoli al seguito del bailo di Civran. Lo stesso anno ebbe l’inizio l’assedio turco a Vienna e il conte raggiunse il campo cristiano. Sfortunatissimo, fu subito preso prigioniero dai turchi sconfitti. Il suo primo padrone fu il pascià di Timişoara, Ahmed, che poi lo cedette a due cavalieri bosniaci. E qui comincia un’altra avventura a suon di catene.”

Una sintetica descrizione viene stampata anche nel n. 20 del Piccol Reno, foglio settimanale uscito a Bologna tra il 1845 e l'anno successivo. "Le catene appese ai muri di queste tre cappelle sono quelle di cui furono avvinti alcuni infelici in Algeri, Tunisi, ec. e i nomi loro leggonsi in un cartello sovrasposto insieme al prezzo del loro riscatto, il quale ebbe luogo mediante la carità d'alcuni congregati sotto gli auspici della Beata Vergine del Riscatto, dalla cui chiesa soppressa esse furono qui trasportate."

Novembre 2011. Ultimo aggiornamento: Febbraio 2016. Bibliografia: G. Pesci (a cura di), La Certosa di Bologna. Immortalità della memoria, Bologna, Editrice Compositori 1998; La Chiesa di S. Girolamo, testi di A. Mampieri, A. Pellicciari, R. Martorelli - Bologna, 2006; G. Ricci, Catene, figure e reperti della redenzione degli schiavi, in L’iconografia della solidarietà. La mediazione delle immagini (secoli XIII - XVIII), a cura di M. Carboni, M. G. Muzzarelli, Marsilio, Venezia, 2011.