Castenaso, (BO)

Castenaso, (BO)

1943 | 1945

Scheda

Annunciato l'armistizio, l'8 settembre 1943, anche a Castenaso, a seguito degli indirizzi diffusi dall'organizzazione comunista provinciale, il magazzino pieno di grano venne assaltato dalla popolazione, che, spinta dalla fame, con sacchi e recipienti vari, in una giornata riuscì a vuotarlo quasi totalmente (v. Bologna). Fra i primi organizzatori dei gruppi armati castenasini per combattere i nazifascisti fu Bruno Tosarelli, che diventerà commissario politico della 63a Brigata prima e successivamente comandante di un raggruppamento sappista di Bologna. Nel gennaio 1944 gli operai del Polverificio scioperarono per un adeguato aumento dei salari e delle razioni dei generi alimentari.
In concomitanza con lo sciopero generale operaio del "triangolo industriale" (Piemonte, Lombardia e Liguria) dal 10 all'8 marzo 1944, anche a Bologna e nei comuni della provincia si astennero dal lavoro le maestranze delle industrie più importanti. In ambito comunale, il giorno 3, nel Polverificio si attuò uno sciopero compatto dei lavoratori dalle 11 del mattino fino alla fine della giornata lavorativa. Erano richiesti la distribuzione di grassi, il miglioramento della mensa e l'assegnazione di copertoni per le biciclette. Contemporaneamente si svolse una manifestazione popolare di solidarietà davanti al municipio.
Ancora a Castenaso, il 22 aprile - come denunciò un notiziario della GNR - "alle ore 10, circa 100 donne si adunarono davanti al municipio per lamentare la mancata distribuzione dei grassi e chiedendo la libera vendita del latte. Militi della GNR prontamente intervenuti, riuscirono a sciogliere l'assembramento". In settembre nel capoluogo venne compiuta un'azione di disarmo (il 4) e asportata la fitta segnaletica stradale tedesca (il 9). Nel quadro di una serie di azioni a carattere preinsurrezionale, coordinate dal CUMER, il 10 settembre fu attuata l'occupazione del municipio, allora sistemato nei locali della villa Lorenzini nella frazione di Marano. Circa 500 persone, scortate da 35 sappisti e guidate da Bruno Tosarelli e altri dirigenti antifascisti, penetrarono a forza negli uffici e distrussero i documenti anagrafici, che avrebbero potuto essere utilizzati dai tedeschi nelle loro razzie di uomini, e i ruolini delle tasse. Parlarono alla folla, chiarendo i motivi dell'azione, il partigiano Luciano Romagnoli e lo stesso Bruno Tosarelli.
Nei giorni successivi l'azione partigiana continuò con un disarmo di un milite della GNR nel capoluogo l'11, con l'interruzione della linea ferroviaria Bologna-Massalombarda nella frazione di Villanova il 14, con il disarmo della caserma comunale della GNR presidiata da 12 militi, il 17.
Nello stesso mese fu compiuta una vasta operazione combinata tra partigiani e contadini del loro Comitato di difesa. Era stato indetto da parte dei tedeschi un raduno di bestiame e fin dal mattino presto chi si presentò con le bestie per la consegna venne fermato dai partigiani, privato della cartolina-precetto e rispedito alla stalla di provenienza. All'ammasso giunsero solamente pochi capi. Bruno Tosarelli venne ucciso dai fascisti il 5 ottobre a Bologna e il cadavere lasciato in una strada.
Nella zona fra la frazione di Fiesso e Vigorso (in Budrio), a cavallo dell'Idice, erano concentrati numerosi partigiani castenasini e budriesi della 4a Brigata. Il 21 ottobre, alle 3 del mattino, soldati della Feldgendarmerie provenienti da Medicina, circondarono il rustico delle sorelle Maccagnani sul lato sinistro del torrente, in territorio di Budrio (v.). Seguì un violento combattimento - che va sotto il nome di "battaglia di Vigorso" - fra tedeschi e partigiani del luogo (ai quali si erano aggiunti, reduci dalla battaglia di Ca' di Guzzo, uomini delle brigate 62a e 36a), che si concluse tragicamente con un eccidio di civili, la morte e la cattura di partigiani, diversi dei quali furono fucilati. Dall'alba dello stesso giorno, nella zona compresa fra Castenaso e Riccardina di Budrio, fu effettuato un grande rastrellamento al quale, oltre i tedeschi, parteciparono militi della 23a Brigata nera. Dopo diverse ore di quella lunga mattinata, un gruppo di partigiani sottrattisi dall'accerchiamento di Vigorso, raggiunse, nella zona di Fiesso, il podere Prando e Palazzo, dove aveva sede l'intendenza partigiana e sostenne un nuovo combattimento con tedeschi e fascisti fino ad esaurimento delle munizioni. Poi, ritiratosi nel vicino rustico Possione Corazzina, incappò nella rete dei rastrellatori che li fecero prigionieri con le armi in pugno, ma senza più un colpo in canna: uno che tentò la fuga, tu ucciso immediatamente. Partigiani catturati e altri rastrellati furono condotti a Medicina (v.) alla sede del comando tedesco e là otto partigiani vennero fucilati. Un gruppo di gappisti di Castenaso raggiunse Bologna per partecipare alla fase finale della liberazione della città e furono alloggiati in una casa disabitata di via Scandellara. Il 18 aprile lo scoppio improvviso delle munizioni determinato da cause rimaste sconosciute mandò all'aria l'edificio e causò la morte di 13 partigiani tra i quali due castenasini. Castenaso venne liberato il 21 aprile 1945. Su designazione del CLN locale venne insediata una Giunta provvisoria e il sindaco nella persona di Pietro Tosarelli.

Fonte: L. Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese, Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998

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Luigi Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel bolognese Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998

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