Castello di Serravalle, (BO)

Castello di Serravalle, (BO)

1900| 1920

Scheda

Castello di Serravalle (oggi Valsamoggia nato il 1 gennaio 2014 dalla fusione di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno) sorge al confine tra l'area bolognese e quella modenese, nella valle del Samoggia. Nel 1227 si costituì come Comune e per la sua posizione strategica e per la sua economia agricola, venne sempre conteso tra i Modena e Bologna. Dopo numerose battaglie, la città felsinea ne assunse il controllo e di conseguenza della valle del Samoggia e di quella del Panaro. Fece poi parte dello Stato Pontificio ed annesso al Regno d'Italia dopo il 1859. Centro di lotte sociali e politiche dalla fine dell'Ottocento, nel 1905 i socialisti conquistarono il comune. I lavoratori castellani, il 27 settembre 1911, parteciparono allo sciopero contro la guerra dell'Italia per la conquista della Libia. I socialisti riconquistarono il comune nel 1914. Prima della guerra del 1915-1918 il Comune di Castello di Serravalle contava 3.679 abitanti, di cui 107 non fecero ritorno dal fronte. A loro ricordo il comune pose una targa commemorativa. La campagna per le elezioni amministrative del 24 ottobre 1920 nell'ambito comunale ebbe luogo dopo lunghi mesi d'aspra lotta dei braccianti agricoli e dei coloni contro gli agrari per strappare migliori tariffe di lavoro e nuovi patti colonici. L'esito della consultazione assicurò la maggioranza ai socialisti e fu eletto sindaco Flaminio Degli Esposti. La località Castelletto è il capoluogo del comune, nel quale si trova anche la sede del municipio.

Il Comune viene così viene descritto nel volume "Provincia di Bologna, collana Geografia dell'Italia", Torino, Unione tipografico editrice, 1900: (2788 ab.) Il territorio di questo Comune si stende sulla parte più occidentale del mandamento, sul confine colla provincia di Modena. Il Comune è assai frazionato ed ha una superficie censita di 3276 ettari. – Castello di Serravalle, capoluogo del Comune, è un discreto paese di circa 650 abitanti, a 320 metri sul livello del mare, in posizione assai pittoresca, dominante buon tratto della valle della Samoggia, i monti di Zocca e di Guiglia nel Modenese. Notevoli edifizi del luogo sono la chiesa parrocchiale di antiche origini, ma rifatta ai tempi nostri su buoni disegni: il palazzo che fu dei Boccadiferro, famiglia patrizia bolognese, ch’ebbe lungamente in feudo questo territorio. Di questa famiglia fu il celebre legista Ludovico che nella metà del secolo XVI dettava giure e filosofia nello Studio bolognese. Nelle vicinanze del paese, da una roccia gessosa, scaturisce una sorgente d’acqua minerale sulfurea, con proprietà curative. Il territorio di Serravalle come è detto in luogo, o Castello di Serravalle come ufficialmente è designato il Comune, non è molto fertile; ma lavorato con grande e paziente industria da quella popolazione, produce cereali, viti, frutta, legumi, ortaglie. Vi sono nella parte alta buoni pascoli e boscaglie cedue e di castagni. Ha in luogo una certa importanza l’allevamento del bestiame da stalla e da cortile e le donne vi esercitano attivamente l’industria della cardatura e filatura della canapa greggia e della tessitura casalinga. (Trascrizione a cura di Lorena Barchetti)

Il borgo di Zappolino fu sede di un importante castello le cui mura avevano un perimetro di ben 950 metri. Questo grande e imponente edificio dominava, dall'alto del colle ove oggi sorge la chiesa del paese, le vallate del Volgolo e del Samoggia. Nell'aprile 1929 un fortissimo terremoto diede il colpo di grazia alle ultime vestigia di quella che fu una delle più importanti roccaforti del territorio bolognese, causando il crollo del torrione e della chiesa. Attualmente dell'antico castello restano solo alcuni tratti delle mura e gli archi d'ingresso La località è passata alla storia per la cruenta battaglia che vi fu combattuta il 15 novembre 1325 fra Bolognesi e Modenesi. Un avvenimento marginale legato alla battaglia di Zappolino stimolò la fantasia di Alessandro Tassoni che scrisse la celebre "Secchia rapita". La fotografia di Luigi Fantini riproduce una cartolina postale realizzata nel primo decennio del secolo XX edita da Clemente Zanetti di Bazzano.

Il borgo di Tiola si trova ad un'altezza di 466 metri sul livello del mare, sulla strada che da Castelletto porta a Zocca. E' conosciuta anche come la “città dei somari”. Tiola è un pittoresco agglomerato di case al cui centro spiccano la chiesa dedicata a San Michele Arcangelo e il campanile. Da questa altura si può godere di una spettacolare vista panoramica sulla pianura e sui calanchi circostanti. Data la sua posizione strategica, nell’antichità fu contesa dai Bizantini e Longobardi; successivamente, nel Medioevo, entrò a far parte del contado Bolognese. Il castello di Tiola -che aveva una cinta muraria lunga 250 metri- viene nominato per la prima volta in un documento nel 1278, ma una fortificazione era probabilmente già esistente. Dai rilievi effettuati, il castello doveva essere di forma triangolare. Fu tra i pochi manieri ad essere impiegato fino alla metà del XVII secolo. Sull’origine del nome di Tiola, esistono varie ipotesi. Il paese è stato chiamato e scritto in svariati modi, tra i quali: Tillola, Taoli, Tugoli, Tegulola e Tigliola. L’ipotesi più verosimile è che derivi dal latino tegula o tegulola. In effetti, attorno a Tiola sono stati ritrovati diversi mattoni romani, pertanto, è presumibile pensare che in questa zona, già in tale epoca, esistessero fornaci destinate alla produzione di materiali laterizi.

Maiola è un grazioso borghetto a vocazione rurale. E' arroccato su un monte circondato da una flora lussureggiante e nel suo territorio si possono ammirare splendide case-torri. Degna di nota è quella di Monte Mauro; inoltre, da segnalare è la chiesa del Sacro Cuore di Gesù. Già esistente nel XIV secolo, fu poi ricostruita nel 1904 in stile romanico, mentre il campanile risale al 1700. Nella frazione si trova Casa Benedetti, un vasto edificio tardo-medioevale, articolato su diversi corpi di fabbrica e munito di due torri mozzare. Le balconate lignee già esistenti sul fronte principale sono state rimosse nel corso di un rimaneggiamento moderno. Il 1° dicembre 1901 sulla cima di monte Mauro fu inaugurata una croce. L'evento, per il quale fu celebrata una speciale funzione religiosa, è ricordato da una cartolina postale stampata dall'editore G. Myallonier di Bologna, che Luigi Fantini fotografò. Nel secondo volume della sua opera sugli antichi edifici della montagna bolognese pubblicato nel 1971 Fantini annota che la croce era ancora esistente.

La frazione di Fagnano era la Fannius del I Sec. a.C., che diede i natali a Lamberto Fagnani, divenuto Papa con il nome di Onorio II (1124-1130). Pontefice energico, fu attivo difensore dei diritti della Chiesa anche contro l'Imperatore. Quando la splendida e antica casa Vallona -con torre, meridiana e stupendo parco- fu fotografata da Luigi Fantini conservava -nonostante lo stato non proprio ottimale- il solido impianto originario. Santa Maria Assunta di Fagnano, dotata di un campanile protoromanico e di un chiostro con doppio loggiato, fu rimodernata nel 1756. Luigi Fantini ha riprodotto un disegno del prof. Giuseppe Rivani che -nel 1965- documentò lo stato della suggestiva chiesa.

In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

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