Castello di Serravalle, (BO)

1943 | 1945

Scheda

Dopo la caduta del fascismo e all'indomani dell'annuncio dell'armistizio fra l'Italia e gli Alleati, numerosi cittadini di Castello manifestarono la condanna del fascismo e dell'occupazione tedesca partecipando all'assalto dell'ammasso del grano in località Bersaglieri di Monteveglio (v.), là dove veniva ammassato il prodotto dei conferenti serravallesi e anche di quelli di Monte San Pietro. La maggioranza dei locali che si fece partigiano si aggregò a formazioni del vicino modenese. II partigiano Francesco Montaguti (classe 1917), muratore, operante nelle fila della 64a Brigata della divisione Modena, venne catturato dai fascisti della GNR, poi atrocemente torturato e quindi fucilato il 13 luglio 1944.

A seguito dell'uccisione di due soldati tedeschi in località Boschi di Ciano, ai confini fra Castello di Serravalle e la provincia di Modena, nella notte dal 17 al 18 luglio 1944, i fascisti della compagnia della GNR di stanza a Castello, comandata dal cap. Enrico Zanarini, procedettero a catturare ostaggi, perquisendo, "con urla, imprecazioni e minacce", abitazioni di sospettati in loco e nel modenese a Ciano, Monte Ombraro e Zocca. Fu catturato anche il castelserravallese Ivo Sassi (classe 1918), carabiniere in convalescenza, che dopo l'8 settembre 1943, non aveva voluto servire la "repubblica fascista". Il mattino seguente 40 rastrellati furono rinchiusi nel cinema Marconi di Castelletto e sottoposti ad interrogatori e ad efferate sevizie. Poi i prigionieri furono divisi in due gruppi: 20 uomini furono destinati all'impiccagione; gli altri vennero messi in libertà.
Ai condannati - fra i quali erano partigiani o loro genitori, renitenti alla chiamata alle armi, un vecchio antifascista e l'ex carabiniere Sassi - furono legate le braccia dietro la schiena così strettamente da procurar loro sofferenze tanto acute da indurli ad implorare la morte. Sottoponendo la lista dei destinati all'impiccagione agli ufficiali tedeschi, il capitano della GNR, esclamò compiaciuto: "Abbiamo scelto bene". Verso sera i venti condannati furono caricati su due autocarri (dieci per ciascuno) e condotti ai Boschi di Ciano per l'esecuzione, dove erano state già erette due forche con dieci capestri ognuna. Furono fatti avanzare gli autocarri sotto le forche e militi della GNR passarono al collo dei condannati il cappio; quindi furono messi in moto gli autocarri dai quali caddero le vittime, strozzate. Ad alcuni si spezzò la corda e vennero finite con armi da fuoco.
A tutte poi fu sparato il colpo di grazia alla nuca. Le salme furono lasciate sul posto per circa 24 ore, sorvegliate da tedeschi, allo scopo di terrorizzare la popolazione della zona. Tre partigiani serravallesi militanti in una brigata della divisione Modena, opponendosi ad un rastrellamento operato da militi fascisti e da un numeroso e armato gruppo di tedeschi, l'11 agosto 1944, a Rocchetta di Sestola, "furono falciati dal fuoco nemico sul greto del Panaro, in località Mulino del Leo, alla confluenza fra i torrenti Leo e Scoltenna" assieme ad altri undici commilitoni. Essi erano: il giovane colono Sessinio Palmieri, appena diciottenne, Ferdinando Predieri (classe 1921), mezzadro, ed Enrico Mazzoni (classe 1924), calzolaio. Per onorare il sacrificio di Palmieri, il nome Sessinio venne dato al battaglione nel quale aveva militato. All'indomani della Liberazione, avvenuta il 21 aprile del 1945, da parte del CLN venne nominata la Giunta comunale composta da 7 persone ivi compreso il sindaco Nildo Vespi che quell'ufficio, come si è detto prima, aveva già ricoperto nel 1921.

Fonte: L. Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel Bolognese, Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998

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Antifascismo e lotta di Liberazione
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Luigi Arbizzani, Antifascismo e lotta di Liberazione nel bolognese Comune per Comune, Bologna, ANPI, 1998

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