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Cassa di Soccorso per gli studenti bisognosi

Schede

La "Cassa di Soccorso per gli studenti bisognosi" di Bologna nacque nel 1900 per raccogliere fondi a favore degli studenti indigenti dell'ateneo felsineo, ed evitare quindi l'emigrazione verso altri atenei che offrivano vantaggi economici per gli iscritti. I fondi venivano raccolti tramite la vendita della "Strenna Universitaria", pubblicazione annuale edita inizialmente da Edmondo Chappuis. Essa fu cenacolo culturale di vari talenti artistici. Tra gli illustratori ricordiamo Luigi Bompard, Augusto Majani detto Nasica, Carlo Bolognesi detto Luccio, Tullo Golfarelli, Roberto Franzoni e Giulio Casanova. Tra gli autori dei testi: Silvia Albertoni Tagliavini, Luigi Bertelli detto Vamba, Giulia Cavallari Cantalamessa, Carolina Invernizio, Antonio Fogazzaro, Adolfo Albertazzi, Lorenzo Stecchetti e Annie Vivanti. Tra i docenti dell'Università furono autori dei testi Luigi Bombicci, Pietro Albertoni, Giosuè Carducci e Luigi Rava, mentre di studenti Alfredo Grilli, Giuseppe Lipparini, Giovanni Federzoni e Giulia Cavallari. La pubblicazione continuò ad uscire fino al 1913.

"Una prefazione? Ma a quale scopo? Dove parlano i fatti e designano un'opera buona e modernamente inspirata, le parole sono inutili se non vane. Poesia, prosa, disegno e musica, per opera di illustri e gentili autori, si sono date amicamente la mano per aiutare un'impresa di giovani che mira a soccorrere i compagni bisognosi. E' una fortuna nuova di benevolenza, di solidarietà, di mutuo soccorso; idee belle e buone che di giorno in giorno discendono dalla "sfera dell'astratto" e si fanno pratiche e concrete e trovano, nella vita sociale, sempre più vasto campo di applicazione per opera degli uomini di buona volontà. L'idea del bene fa come l'onda percossa dal sasso, allarga e rinnova i circoli, abbracciando sempre maggior estensione. Nell’antica via universitaria, che si rispecchia ancora oggi nella lontana Upsala, – dove edifici e costumi ricordano l’antico Studio bolognese, – i giovani si aiutano per nazioni: oggi, da noi, scomparse gare e gelosie, si aiutano per umanità di sentimenti. In questo modesto libretto, tra le belle produzioni dell’arte, e le poesie gentili, e gli studi geniali di maestri insigni e di antichi e nuovi studenti, il candidus lector troverà il bilancio dell’istituzione. E vedrà che non mira a crear nuovi studenti, e forse, come oggi giustamente si lamenta, nuovi spostati. L’Italia ha 25.000 inscritti nelle scuole superiori e non deve domandarne un numero maggiore; anzi deve ormai spingere i giovani sulla via dei commerci e delle applicazioni tecniche, come ha fatto, con sapiente preveggenza, la Germania, la quale ora – invidiata – ne gode largamente i frutti. La “Cassa per gli studenti bisognosi” vuol aiutare giovani che già sono bravi studenti, e che, interrompendo ora gli studi, rimarrebbero spostati. Questo il compito suo e la novità del suo ufficio. Molte, moltissime sono da noi le fondazioni di studio dovute agli avi benefici, e non ben conosciute ancora nel loro complesso, non regolate ancora da una legge, non sottoposte alla stessa tutela giuridica ed amministrativa. Poche sono invece le istituzioni che provvedano alle sventure degli studenti più volenterosi: meritano pertanto aiuto le nuove che sorgono. Questa di Bologna, colla sua prima Strenna, par che miri anche ad un altro ideale, a raccogliere intorno al nome dello Studio glorioso i vecchi scolari sparsi pel mondo ed occupati in uffici svariati della vita, e spesso ignari della sorte toccata ai compagni cari di un tempo. Le “Associazioni di vecchi studenti” sono fiorenti all’estero, ché la mente umana si compiace di rivivere nel passato, di ricordare i compagni, di seguirne le fortune e i dolori. Gli studenti di Bologna si rivolgono agli antecessori e li chiamano cooperatori del bene. Ed è con questo intendimento che la Strenna (un’altra strenna… e un’altra…stoccata, purtroppo!) si rivolge a quanti trascorsero indimenticabili anni sotto i portici del vecchio, turrito palazzo, e spera e confida nel cuore loro, che, ricordando con ineffabile dolcezza il passato, “liberamente al dimandar precorre”. LUIGI RAVA"

"A Roma, sotto gli auspici delle LL. MM., e ad iniziativa del Circolo Monarchico Universitario, è sorta da parecchi anni una Cassa di Sovvenzione, destinata ad aiutare nel pagamento delle tasse scolastiche, o acquisto di opere, i giovani studenti più bisognosi e meritevoli. Mercé la grande benevolenza che essa riscosse da ogni ceto di persone, e specialmente dall'aristocrazia – che annualmente si dà convegno al Grand Hotel per una festa a beneficio della fondazione – fu possibile in pochi anni raccogliere tanto capitale da far riconoscere la Cassa come ente morale. A nessuno può sfuggire lo scopo umanitario e sociale di tale istituzione, con la quale i promotori, favorendo i compagni meno agiati, hanno avuta anche l’intenzione di contribuire a togliere, almeno parzialmente, quelle divisioni che la disparità di fortuna può cagionare fra studenti, e di portare invece pane e concordia. Il dott. Rinaldo Rizzardi che, trovandosi nel 1896-97 in quella città per perfezionarsi, aveva constatato l’altissimo fine e i benefici risultati ottenuti dalla Cassa di Soccorso, ne parlò al professor Emiliani, socio attivissimo della nostra Associazione Monarchica Universitaria, raccomandandogli di proporre la fondazione a Bologna di un simile istituto. Ed il suo sorgere fra noi quasi si imponeva perché le statistiche comprovavano un esodo continuo di studenti del nostro Ateneo, attratti non solo a Roma dagli aiuti che concedevano e i compagni e la fondazione Rolli ai più bisognosi, ma anche a Siena dalle borse di studio elargite da quel Monte de’ Paschi, a Firenze, a Catania e in altre città, dove uguali istituzioni fiorivano. La proposta che nella fine del 1897 fece il prof. Emiliani, anche a nome del dott. Rizzardi, fu accolta con giubilo dai giovani soci del Circolo Liberale Universitario, e fu nominato un Comitato provvisorio, formato dei suddetti e dei signori Santini Umberto, Lucca Aldo, Mangaroni avvocato Giovanni, Pisa Arnaldo, perché cominciasse a raccogliere i fondi necessari per la fondazione e poi proponesse uno Statuto apposito. E così era fatto il primo passo per l’attuazione del progetto. Il Comitato cominciò a rivolgersi per aiuti a S. A. R. il Principe di Napoli, a S. E. il marchese di Rudinì, al commendatore Bacchelli, i quali, nella loro mai smentita filantropia, elargivano rispettivamente L. 300, L. 200 e L. 50. L’on. Pinchia accoglieva l’invito di tenere il 25 febbraio 1898 al Liceo Rossini, una conferenza dal titolo “Pro Arte”, che mentre procurava all’illustre conferenziere applausi ed onori, fruttava alla Cassa circa L. 330 nette. A mezzo del cav. Vittorio Sanguinetti, il Comitato riusciva ad ottenere che il cav. Adolfo Rossi, l’ottimo collaboratore del Corriere della Sera, e testimone imparziale delle nostre vicende africane, tenesse una splendida conferenza il 19 marzo 1898, dal titolo “I corrispondenti al campo”, che rendeva un utile netto di L. 765. Possedendo così un capitale di circa L. 1650, raccolto in soli due mesi, e nella sicurezza che un’istituzione, così ben accolta fin dal suo principio dalla cittadinanza, coll’andar degli anni, quando fossero ancor meglio conosciuti i suoi benefizi, non avrebbe mancato di aver sempre più l’appoggio di tutti i filantropi, veniva formalmente, la sera del 26 marzo 1898, costituita la Cassa, retta da apposito Statuto. Di questo è un bene ricordare almeno i due articoli più importanti. Con l’uno veniva dichiarata la Cassa autonoma, indipendente da qualsiasi Società o Circolo, ma unicamente retta dal suo Statuto e gestita dai suoi fondatori; con l’altro veniva ad essere posta sotto un patronato di amministrazione composto dai signori cav. Ing. Bernaroli, comm. Francesco Cavazza, comm. Francesco Isolani, avv. Ettore Nadalini, cav. Vittorio Sanguinetti.

Questi esimii cittadini hanno l’incarico di garantire, se pure ve ne fosse il bisogno, la scrupolosa gestione della Cassa, giacché non solo devono controllare i rendiconti di tutte le entrate e di tutte le spese, sempre documentate, ma anche tenere presso di loro, invariabilmente e fino all’ultimo centesimo, tutti i libretti, i capitali intestati alla Cassa. Essi devono anche concedere i sussidi fra i richiedenti più poveri e meritevoli. E queste elargizioni non vengono pagate direttamente ai postulanti, ma il Cassiere del Comitato in carica ha l’obbligo di pagare egli stesso per loro le tasse, portare le quietanze alla Segreteria Universitaria, e avvisare, per norma, le famiglie dei favoriti. Il primo Comitato, eletto dai fondatori in quella stessa sera, e formato dei signori dott. Rizzardi, Bartoletti Luigi, Sanguinetti Guido, Masi Ubaldo, Pisa Arnaldo, deliberava di dare il 7 agosto 1898, allo scopo di aumentare il capitale, una serata popolare all’Arena del Pallone. Disgraziatamente la serata, e non per colpa del Comitato, che aveva ceduto, verso corrispettivo, l’impresa alla ditta Franceschelli, non riuscì come si voleva, e non diede i vantaggi sperati; tuttavia la Cassa ne ritrasse un utile di circa L. 110. S. E. il commendatore Serrao, Prefetto della Città, verso il quale i promotori non avranno mai abbastanza dimostrato la loro gratitudine per le tante facilitazioni e per i tanti appoggi ricevuti, concedeva la tombola del 4 ottobre che, appaltata, accresceva il capitale di 250 lire. Il Patronato, accogliendo e ancher modificando le proposte del Comitato, durante l’anno 1898, nella prima sessione del Maggio, sussidiava numero 16 studenti, fra i 32 che avevano fatto domanda e per una somma complessiva di L. 365, e nella seconda sessione sceglieva fra i 23 richiedenti, numero di 14 studenti, ai quali concedeva complessivamente L. 320. E così nel primo anno di vita della Cassa, ben 30 studenti poveri avevano non invano fatto appello alla generosità dei loro compagni, i quali, constatando di quanti sacrifizii e abnegazioni incredibili fossero capaci alcuni per arrivare alla meta, e perciò quanto fosse necessario l’incremento della Cassa, con ogni ardore si dedicarono a questo scopo. E il secondo Comitato, eletto nel dicembre, composto dal dott. Rizzardi, Ubaldo Masi, Antonio Pedrazzi, Gaiba Italo e Rossi Michele, deliberava in primo luogo di rivolgere un caldo appello agli enti locali e alle rappresentanze comunali delle province vicine, perché concedessero un sussidio alla fondazione, sicure di aiutare sempre, se non un cittadino, almeno uno della provincia. Disgraziatamente le Presidenze degli istituti di credito della città non risposero favorevolmente, ma il commendatore Dallolio, sempre primo nell’appoggiare una buona iniziativa, e conscio anche che la Cassa contribuiva al bene di Bologna e del suo Ateneo, elargiva L. 200: e tenui somme inviavano pure i Municipi di Minerbio, Montecarotto, Reggiolo, Visso. Il simpatico, il caro conferenziere, Alfredo Testoni, poi accettava di tenere il 16 dicembre 1898 al Liceo Rossini, la sua briosa conferenza “La scuola del marito” che rendeva anch’essa un utile netto di circa 230 lire.

Ma il vantaggio maggiore doveva la Cassa ritrarlo dal cuore generoso dell’illustre maestro Leoncavallo, che senza esitazioni e con slancio accoglieva l’invito che il Comitato gli faceva di tenere un’Accademia a beneficio degli studenti poveri. E al Leoncavallo, altri artisti, fra i più noti della città, e anche alcuni di fuori, vollero unirsi. Il comm. Martucci, tanto celebre quanto filantropo, concedeva i migliori allievi del Liceo per l’orchestra, la signora Emma Consolini-De Stefani, l’esimia professoressa d’arpa, si sottometteva alla non lieve fatica di preparare e dirigere ben 24 signorine arpiste, che ottennero quel successo che tutti ricordano, e le celebri signorine Isabella Swicher e Daria Farini, e l’esimio baritono Stracciari, e i maestri Grimandi, Zinetti e Masetti, e il conte Albicini, e il dottor Ugo Bassini, vollero tutti partecipare all’indimenticabile concerto. La sera del 16 gennaio 1899 tutto il pubblico colto di Bologna accorreva nella splendida sala del nostro Comunale, e con gli applausi fragorosi ed interminabili non soltanto salutava gli artisti per il loro alto valore, ma anche dimostrava l’intimo compiacimento, e quasi li ringraziava per aver dato il loro appoggio ad una istituzione che visibilmente approvava. L’introito lordo della serata fu di L. 4705, cifra che verrà trovata rilevantissima, se si penserà che il prezzo del biglietto d’ingresso era di sole due lire, e che non era possibile ritrarre alcun utile dai primi due ordini di palchi del Teatro, essendo di proprietà privata. Le spese ammontarono a L. 1552,80, cosicché l’utile netto fu di L. 3152,20: delle quali L. 500 furono passate al Comitato delle Colonie Estive, istituzione tanto amata dal comm. Dallolio, per dimostrare la gratitudine della Cassa per la concessione del Teatro. E qui è il momento di non lasciare sotto silenzio la generosità del socio fondatore Rossi Michele, il quale, avendo assunta a proprio rischio l’emissione in quella sera di una cartolina ricordo, versava poi alla Cassa L. 92, utile netto dello smercio. Nel febbraio 1899 al Comitato suddetto, dimissionario, ne succedeva un altro composto dei signori Masi, Pedrazzi, Gaiba, Mangaroni Antonio e Mattozzi Arturo. A questo Comitato si compiacque l’illustre prof. Valenti, ordinario di anatomia umana, inviare l’utile netto ricavato dalla sua Prolusione, che egli volle nella sua generosità stampata a beneficio della Cassa; imitato subito dal prof. Calderini che inviò anch’egli un’offerta. Questo Comitato, sia per l’avanzata stagione, sia per tema di disturbare la cittadinanza con troppo spessi appelli, non credé di preparare nell’anno altre feste di beneficenza, ma diede opera attivissima a prepararne alcune per l’anno ora incominciato e che verranno date dal Comitato che, come d’ordinario, fra pochi giorni verrà eletto. Ed ebbe anche la soddisfazione di ottenere che il Comitato degli studenti per le feste delle matricole, i di cui componenti erano di diverse parti politiche, unanime versasse a beneficio della Cassa il residuo della raccolta, confermando così che quest’istituzione è anche degli studenti stessi considerata come apportatrice di bene, a tutti indistintamente. Durante il 1899 nella prima sessione di maggio poterono essere concessi numero 17 sussidi fra i 26 richiedenti, per la somma complessiva di L. 385, e nel novembre numero 21 sussidi fra i 30 richiedenti e per L. 345. Ed ora osiamo sperare che questa Strenna che presentiamo al cortese e benefico pubblico bolognese ci servirà di aiuto a raggiungere più rapidamente la nostra meta, che è quella di vedere assicurata la sorte di un’istituzione che s’ispira ai moderni criteri di doverosa solidarietà sociale, e che non deve riuscire discara alla nostra Città, tanto giustamente orgogliosa del suo vetusto Ateneo."