Casa di Rieducazione Professionale per mutilati ed invalidi di guerra di Bologna

Casa di Rieducazione Professionale per mutilati ed invalidi di guerra di Bologna

1915 | 1922

Scheda

Per far fronte all’ingente e crescente numero di mutilati causato dal conflitto in corso, che scosse sin dai primi mesi di guerra l’opinione pubblica, (i feriti al 30 novembre 1915 erano già 170.000) in alcune città italiane per iniziativa di alcuni gruppi di cittadini nacquero “Comitati di intervento”, aventi lo scopo di integrare e continuare l’azione tutrice dello Stato in favore dei soldati mutilati e storpi di guerra. Il Comitato bolognese venne fondato il 28 novembre 1915, e presieduto per tutto il periodo di funzionamento della Casa dal senatore Giuseppe Tanari. Un ruolo fondamentale fu rivestito dal vicepresidente del Comitato prof. Vittorio Putti, in quegli anni direttore dell’Istituto Ortopedico Rizzoli, uno dei principali sostenitori dell’iniziativa.

Lo scopo del Comitato era di tentare il maggior recupero possibile dei soldati mutilati, nella speranza di insegnare loro nuove professionalità che avrebbero garantito un’occupazione, uno stipendio, e una rinascita psicologica e fisica al momento del ritorno a casa. Come sede, in accordo con l’Autorità militare, venne scelto un edificio già requisito all’inizio della guerra, il “conventino”, ex-convento di suore affacciato sull’attuale p.zza Trento e Trieste (allora Foro Boario), adiacente al convento dei Frati Minori (“antoniano”). L’edificio subì alcune prime modifiche, per rispondere alle nuove esigenze: in pochi mesi i lavori di riqualificazione vennero ultimati e, alla presenza delle principali autorità, la Casa venne inaugurata il 9 aprile 1916. La struttura venne attrezzata per 60 posti letto, ma ben presto ci si accorse dell’insufficienza degli spazi: vennero realizzati altri due interventi (l’ultimo dei quali occupò una parte dell’adiacente convento maschile) che portarono la Casa prima a 100, e poi a 175 posti letto. La direzione della Casa vene affidata all’ing. Dino Zucchini, che sapientemente la guidò fino all’estate del 1919; direttore venne nominato poi il colonnello Giovani Bacialli, il quale la diresse fino alla chiusura, avvenuta nel gennaio 1922.

La Casa di Bologna propose i seguenti corsi: costruzione di cesti in vimini, treccia di paglia, truciolo; sartoria; falegnameria; tornitura legno e intarsio; legatoria per libri; calzolai; tornitura e aggiustaggio metalli; telegrafia Morse; allevamento conigli, baco da seta, api; ciclismo; scuola di canto corale e di musica; recupero anni scolastici, dalla prima elementare a corsi di avviamento agli impieghi. Alla Casa di Rieducazione venivano inviati obbligatoriamente i soldati che gli Istituti ortopedici (tra cui il Rizzoli) ritenevano clinicamente guariti: era obbligatorio spendere un periodo non inferiore ai 15 giorni, durante i quali l’invalido godeva di una certa libertà di movimento dentro alla struttura per vedere di persona le varie attività, e per confrontarsi con i commilitoni già inseriti nelle attività della Casa. L’obbligo di tale permanenza comportò non poche difficoltà nella gestione del morale dei soldati, e si riflesse sui risultati ottenuti dalla Casa: furono numerosi, infatti, durante gli anni di guerra, i soldati che rifiutarono la rieducazione. Nei mesi successivi alla fine del conflitto, alla Casa giunsero solamente coloro che facevano esplicita richiesta.

Direzione Zucchini: 6 aprile 1916 - 31 luglio 1919. Totale invalidi giunti alla Casa: 1822 (-571 inviati ad altre CRP), totale effettivo: 1251. Dimessi dopo breve permanenza: a) Per impossibilità fisica di sottoporsi alla rieducazione: 23; b) Per piccole invalidità o per constatata idoneità fisica a riprendere l’antico mestiere: 202; c) Per ottenuto collocamento senza speciale rieducazione: 48; d) Per rifiuto 455. Educati professionalmente 407, espulsi per indisciplina: 18, presenti al 31 luglio 1919: 98. Direzione Bacialli: 1 agosto 1919 - 31 dicembre 1920. Totale invalidi: 161 (-4), totale effettivo: 157. Dimessi dopo breve permanenza: a) Per impossibilità fisica di sottoporsi alla rieducazione: 5; b) Per piccole invalidità o per constatata idoneità fisica a riprendere l’antico mestiere: 4; c) Per ottenuto collocamento senza speciale rieducazione: 3; d) Per rifiuto: 15. Educati professionalmente: 114; espulsi per indisciplina: 5; trasferiti ad altre CRP per chiusura della Casa: 11. Risultati generali per l’intero periodo di funzionamento della Casa (6 aprile 1916 - 11 agosto 1921). Totale ammessi: 2001; totale rieducati: 641; rieducati e meritevoli di premio: 595; dimessi per rifiuto: 470; dimessi per varie ragioni (espulsi, piccole infermità, impossibilità di rieducazione): 278; trasferiti per ragioni di territorialità: 571

Nonostante i buoni risultati ottenuti, l’attività della Casa venne interrotta l’11 agosto 1922. Queste le parole del direttore col. Bacialli, a chiusura della sua relazione sulla Casa: “pensavamo con tristezza che in una città come la nostra, situata geograficamente quasi al centro della penisola, fornita di un Istituto ortopedico di fama mondiale, con annessa un’Officina di protesi di primissimo ordine, di un istituto clinico per malattie della bocca pure di grande rinomanza, una simile istituzione non avrebbe dovuto cessare di funzionare mai. Allorché non avesse più servito per i mutilati e storpi della guerra, avrebbe potuto opportunamente essere destinata a quelli di pace, per la rieducazione professionale cioè degli operai e agricoltori colpiti da gravi sinistri, e minorati di conseguenza nelle loro capacità lavorative.”

Nel 1935 l'Archivio della Casa di Rieducazione fu donato al Museo civico del Risorgimento: il fondo fotografico, che documenta le strutture e le attività della Casa tra il 1916 ed il 1921, è stato interamente digitalizzato ed è consultabile qui.

Davide Valentini

Bibliografia: Opera di assistenza ai mutilati e storpi di guerra. Statuto, Bologna, Off. Grafica Cacciari, s.d.; D. Zucchini, L’Opera del Comitato bolognese per l’assistenza agli invalidi di guerra svolta fino al 31 marzo 1918, Roma, Tip. dell’Unione editrice, 1918; D. Zucchini, L’Opera del Comitato bolognese per l’assistenza agli invalidi di guerra svolta dal 1° aprile 1918 al 31 luglio 1919, Roma, Tip. dell’Unione editrice, 1919; G. Bacialli, La Casa di rieducazione professionale per mutilati e storpi di guerra in Bologna durante il sesto e ultimo anno di funzionamento, 1 gennaio – 31 dicembre 1921, Bologna, Stab. Pol. Riuniti, 1922.

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Invalidi e mutilati di guerra
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Orfani, vedove e invalidi come conseguenza alla Guerra
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La Città Rossa nella Grande Guerra
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