Cartocci da illuminazione

Cartocci da illuminazione

1805 e 1857

Scheda

Nelle epoche in cui, prima dell’avvento dell’illuminazione elettrica, le notti erano il regno del buio, ogni occasione di festa veniva celebrata con una grande profusione di luci. Tutte le cronache, sino a fine Ottocento, descrivono le «splendide luminarie» che squarciavano quel buio: Ogni sera, una generale illuminazione; e per le vie che devono percorrere (l’Imperatore Napoleone e l’Imperatrice Giuseppina) una doppia fila di fiaccole per di più. Il palazzo Caprara, la piazza Caprara ed il pubblico palazzo illuminati a torcie. Si farà l’apertura del Teatro del Corso con opera seria, ballo eroico ed illuminazione a giorno… Parallelamente, un’illuminazione non sufficientemente diffusa e splendente poteva dare adito a valutazioni negative, come nel caso della visita in città effettuata dal Papa Pio IX nella tarda primavera del 1857: Vi furono luminarie nella sera, abbastanza decorose nelle piazze e negli edifizii governativi e comunali, e meschine alle case de’ privati… A notte le truppe austriache sfilarono per le piazze con Ritirata alle fiaccole (sic). Consisteva lo spettacolo di lanterne a colori portate dagli Usseri a cavallo, e di torcie di cera recate in mano dalla infanteria. L’effetto nuovo per noi riuscì piacevole a tutti…

I manifesti che annunciavano le pubbliche feste recavano sempre, tra l’elenco delle animazioni e delle attrazioni proposte per l’occasione, anche l’indicazione della presenza delle luminarie e dei ‘fuochi di gioja’, ovvero i fuochi artificiali, necessario complemento di ogni vera e riuscita festa. Affidate alla creatività ed alle finanze sia di privati che di pubblici enti, queste luminarie erano in parte realizzate con torce o, soprattutto negli interni dei palazzi, con candelieri e grandi composizioni di ceri. Le illuminazioni esterne, sempre con un’anima di candele di cera, venivano ingentilite con l’uso di ‘cartocci’, ovvero di lanterne di carta, stampate con tecniche litografiche o xilografiche, generalmente di sapore molto ‘popolare’, a disegni anche molto vari, in bianco e nero o a colori, in genere ispirati all’evento da celebrare. Queste sequenze di ‘cartocci’ conferivano così alle facciate delle case o alle piazze un’aria di festa e di gioia ancora più rilevante. Nel Tempio del Risorgimento, in occasione della grande Esposizione Emiliana del 1888, vennero esposti 10 ‘cartocci da illuminazione’ dedicati a Pio IX, a Gioacchino Napoleone Pepoli, all’Indipendenza italiana, a Vittorio Emanuele II, al conte di Cavour, ecc. Alcuni di essi entrarono poi a far parte del ‘Fondo antico’ del Museo, ovvero divennero patrimonio pubblico sin dalla sua fondazione.

Altri ‘cartocci’ entrarono in Museo successivamente, sino agli ultimi quattro, tutti realizzati per la visita di Pio IX del 1857, acquistati nel 1960. Il ‘cartoccio’ qui descritto è realizzato con tecnica xilografica, verosimilmente nel giugno del 1805 in occasione della visita di Napoleone Bonaparte alla città di Bologna. L’immagine rappresenta lo stemma del primo Regno d’Italia, di cui Napoleone Bonaparte era divenuto Re pochi giorni prima con la solenne incoronazione del 26 maggio avvenuta nel Duomo di Milano.

Cartocci da illuminazione, 1805 e 1857. Xilografie su carta.

Mirtide Gavelli

In collaborazione con IBC - Istituto per i beni culturali dell'Emilia Romagna.

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Fulvio Cantoni; Il Museo civico del Risorgimento dal 1904 a tutto il 1914, relazione del direttore Fulvio Cantoni al sig. assessore per la Pubblica Istruzione; Bologna, Cooperativa Tipografica Mareggiani, 1916. © Museo Risorgimento Bologna.

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