Brigate nere

Brigate nere

1944 - 1945

Scheda

Il 21 giugno 1944 Mussolini firmò il decreto n. 446 (uscito sulla “Gazzetta ufficiale” n.180 del 3.8.44) che ordinava la militarizzazione del Partito Fascista Repubblicano (PFR).
Nasceva così il Corpo ausiliario delle squadre d’azione di camicie nere, che sarà poi chiamato "le Brigate nere".
Nel testo si legge: «Data la situazione che è dominata da un solo decisivo supremo fattore: quello delle armi e del combattimento davanti al quale tutti gli altri sono di assai minore importanza decido che a datare dal primo luglio la struttura politico militare del Partito si trasformi in un organismo del tipo esclusivamente militare». Pertanto tutti gli iscritti dai 18 ai 60 anni furono armati e organizzati in brgg a carattere provinciale.
Fu una formazione ausiliaria - priva di poteri di polizia giudiziaria, come la Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) - voluta espressamente da Mussolini per la repressione antipartigiana.
Il comandante Alessandro Pavolini - quale segretario nazionale del PFR - nella circolare inviata il 25 giugno 1944 ai segretari federali precisò: «Nelle azioni antiribelli, le squadre non fanno prigionieri».
Le brigate nere dipendevano non dal governo della Repubblica Sociale Italiana (RSI), ma da Karl Wolff, comandante delle SS in Italia. La Squadra d’azione era l’unità di base. Tre squadre formavano una compagnia, 3 compagnie un battaglione e tre battaglioni una brigata.
Almeno teoricamente ogni provincia ebbe una brigata.

A Bologna operò la 23a brigata nera, intestata a Eugenio Facchini, il federale giustiziato dai partigiani il 26 gennaio 1944. Primo comandante fu Pietro Torri, sostituito da Giovanni Cerchiari nel gennaio 1945.
Non si conoscono dati precisi sulla sua consistenza.
Nonostante le grandi sovvenzioni governative, che arriveranno a raggiungere a fine ottobre la quota complessiva di L. 6.000.000, gli arruolati nelle file delle Brigate nere felsinee raggiunsero solamente i 1.000 elementi nel settembre 1944, di cui 411 armati, a fronte di più di tremila iscritti al Fascio Repubblicano di Bologna. I loro compiti, come da statuto, si limitavano a quelli di polizia interna. Ai brigatisti, inoltre, fu concesso di circolare armati ad ogni ora del giorno, in divisa o in abito civile.

Numerose le formazioni minori delle brigate nere che operarono a Bologna, al servizio di questo o quel gerarca fascista. Una delle principali fu la III brigata nera mobile “Attilio Pappalardo” comandata da Franz Pagliani. Si dissolse alla fine del gennaio 1945 quando Pagliani fu allontanato da Bologna. A Bologna operò anche la Compagnia Autonoma Speciale (CAS), comandata da Renato Tartarotti. Nell’autunno 1944 la CAS lasciò Bologna e si recò a Trieste.

La caserma principale delle brigate nere era in via Magarotti (oggi via dei Bersaglieri). Le brigate nere di Bologna si resero responsabili di tali e tanti delitti che il prefetto Dino Fantozzi, il 23 dicembre 1944, scrisse al ministro dell’Interno: «Chiedo che mi si sostituisca come capo di questa provincia se non interviene l’allontanamento del professore Franz Pagliani e di Pietro Torri».

Numerose sono le versioni in merito all’atto di concepimento delle tristemente note «brigate nere». Secondo "Il Resto del Carlino" del 25 giugno, Pavolini, presente a Bologna il 21, venne convoncato da Mussolini e raggiunse il Duce solo il 24. Il motivo non è specificato, ma diverse fonti concordano su una chiamata finalizzata all'organizzazione definitiva del corpo paramilitare. Altre parlano di una proposta di militarizzazione del PFR, durante un incontro tra i più alti gerarchi del regime ed il Duce a Gargnano sul lago di Garda, sede del Governo, sempre il 21 giugno. A prescindere da ciò, 21 giugno 1944 è datato il decreto governativo, firmato da Mussolini, che sancisce la militarizzazione del partito:
"Data la situazione che è dominata da un solo decisivo supremo fattore: quello delle armi e del combattimento davanti al quale tutti gli altri sono di assai minore importanza decido che a datare dal primo luglio la struttura politico militare del Partito si trasformi in un organismo del tipo esclusivamente militare.
Dal I° luglio tutti gli iscritti regolarmente al Partito Fascista Repubblicano, di età fra i 18 ed i 60 anni e non appartenenti alle Forze Armate della Repubblica, costituiscono il Corpo Ausiliario delle Camice Nere composto dalle Squadre d’Azione.
Tutte le attività non militari svolte, sin qui, dal Partito, vengono affidate agli Enti competenti e cioè l’assistenza ai Fasci Femminili, ai Comuni ed alle altre Organizzazioni, la Propaganda all’Istituto Nazionale di Cultura Fascista.
Il Segretario del Partito attua la trasformazione dell’attuale direzione del Partito in Ufficio Stato Maggiore del Corpo Ausiliario delle Squadre d’Azione delle Camicie Nere.
Le Federazioni si trasformano in “Brigate” del Corpo Ausiliario delle CCNN. Data la natura dell’organismo ed i suoi scopi, il Comando sarà affidato ai Capi politici locali. Non ci saranno gradi, ma soltanto funzioni di comando. Il Corpo sarà sottoposto alla disciplina militare ed al Codice Militare del tempo di guerra. Il Corpo sarà impiegato agli ordini dei Capi delle Provincie i quali sono responsabili dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini contro i sicari ed i gruppi di complici del nemico".

Il generale Frido von Senger und Etterlin, che nell’inverno 1944-45 comandò il fronte di Bologna, ha scritto:

“…Nostro comune avversario erano le brigate nere. Autentico flagello della popolazione, queste erano altrettanto odiate dai cittadini quanto dalle autorità…e da me. Le brigate nere erano composte dai seguaci più fanatici del partito. Sprezzanti della morte, incapaci di esprimere un giudizio personale, fedeli devoti al Duce, gli uomini di queste formazioni erano capaci di assassinare chiunque, di compiere qualsiasi nefandezza quando si trattava di eliminare un avversario politico. Manifestavano la loro ostilità nei confronti di gente come me se non altro perché vedevano nel Sicherheitsdienst (servizio di sicurezza – ndr) e nelle SS (Schutzstaffeln – milizia del partito hitleriano, poi componente politica delle forze armate, indipendenti dalla Wehrmacht – ndr) la loro vera controparte tedesca. SD e SS a loro volta provvidero a ‘istruire’ le brigate nere sui generali tedeschi invisi, e queste si orientarono in conformità”. “…L’anima ‘nera’ delle brigate nere di Bologna era un professore della Facoltà di Medicina dell’Università. Subito dopo il mio arrivo a Bologna mi dissero che era un intrigante. (…) Alla fine di novembre vennero proditoriamente assassinati a Bologna quattro stimati cittadini. Questi si erano compromessi come avversari del fascismo avendo tentato nel 1943, dopo la caduta di Mussolini (24 luglio – ndr) di ricostruire i vecchi partiti”. “La popolazione indicava nel professore il responsabile di questi omicidi benché fosse impossibile dimostrarlo materialmente. Agire contro il professore era difficile, se non altro perché le brigate nere avevano perduto molti uomini nella lotta contro i partigiani, cioè combattendo per la causa tedesca”. (…) Nonostante tutti i dubbi decisi infine di agire contro il professore; questi e il federale vennero espulsi da Bologna. (…) Dell’ostilità delle brigate nere non mi importava un gran che”. Ma già in precedenza il generale von Senger ebbe modo di valutare la moralità ed affidabilità dei fascisti e lo fece dopo la ritirata da Firenze (2-3 agosto 1944) e l’arretramento verso l’Appennino: “Le brigate nere organizzate dal governo erano odiate dalla popolazione più delle truppe d’occupazione tedesche (…) La collaborazione con le camicie nere impostaci, anziché essere utile, rese più difficili i compiti delle nostre forze armate. Così, infatti, i tedeschi si identificarono con la parte più odiata della popolazione italiana. Naturalmente non potevamo respingere le spie che si offrivano a noi per darci informazioni sull’attività delle bande”.
E delle SS, di cui provava la totale disistima: “…Non conosco questa gente e se sono obbligato a parlare con loro per ragioni di servizio non do loro la mano”. 

Frido von Senger und Etterlin, Combattere senza paura e senza speranza, Longanesi & C. Milano 1968, pp. 633 (titolo originale tedesco Krieg in Europa, Guerra in Europa).

I due gerarchi fascisti espulsi da Bologna per volontà di von Senger, dall’autore indicati come “professore” dell’Università e il “federale”: Franz Pagliani, direttore dell’Istituto di Patologia speciale chirurgica, comandante della III brigata nera mobile “Pappalardo” e ispettore regionale delle brigate nere in Emilia Romagna; Pietro Torri, caporione dello squadrismo bolognese e centurione della milizia ferroviaria, era il braccio operativo di Pagliani, in quanto comandante della XXIII brigata nera “Facchini” e commissario federale a Bologna della repubblica sociale italiana. 
I “quattro stimati cittadini” cui il generale fa riferimento, assassinati dalle brigate nere nel novembre 1944: prof. Pietro Busacchi, anni 58, illustre pediatra, rapito nottetempo dalla sua abitazione, ucciso e abbandonato sulla pubblica via; avv. Giorgio Maccaferri, anni 47, direttore del polverificio Baschieri & Pellagri di Marano (Castenaso), preso e portato nella sede repubblichina di via Manzoni, ucciso e il corpo fu trovato in via Portanuova; Francesco Pecori, anni 62, titolare dell’industria Conserve Pecori, rapito nella propria casa e soppresso in via Garofalo; avv. Alfredo Svampa, anni 57, ucciso in prossimità di porta San Donato. 
Nelle tasche delle quattro vittime gli assassini infilarono biglietti attribuiti ai partigiani, che li accusava di tradimento della Resistenza. In realtà fu un atroce ammonimento per intellettuali e professionisti che non appoggiavano al Repubblica di Salò. 

Per questi motivi il generale Frido von Senger und Etterlin, impose al governo di Salò di allontanare Pagliani e Torri.
Il 20 aprile 1945, quando i tedeschi abbandonarono Bologna nella notte, le brigate nere - come la GNR - si accodarono ai reparti in ritirata e si dissolsero, senza tentare di contrastare l’avanzata delle truppe alleate e la prevedibile insurrezione dei partigiani la mattina del 21 aprile 1945.

Decreto Legislativo del Duce
30 giugno 1944 – XXII n.446

Il Duce della Repubblica Sociale Italiana, visto il Decreto Legislativo n.38 del 23 gennaio 1944 relativo al riconoscimento giuridico del PFR, sentito il Consiglio dei Ministri, d’intesa col Segretario del Partito Fascista Repubblicano, Ministro Segretario di Stato, coi Ministri delle Forze Armate, dell’Interno, delle Finanze e col Comandante Generale della GNR

Decreta

Art. 1 La struttura politico militare del Partito si trasforma in organismo di tipo militare e costituisce il Corpo Ausiliario delle Squadre d’Azione delle Camicie Nere.

Art. 2 Il Comando del Corpo è costituito dalla trasformazione dell’attuale Direzione del Partito in Ufficio di Stato Maggiore del Corpo Ausiliario delle Squadre d’Azione delle Camicie Nere. Il Ministro Segretario del Partito assume la carica di Comandante del Corpo.

Art. 3 Le Federazioni assumono il nome di “Brigate Nere” del Corpo Ausiliario ed i Commissari Federali la carica di Comandante di Brigata.

Art. 4 Il Corpo sarà sottoposto alla Disciplina Militare e al Codice Penale Militare del tempo di guerra.

Art. 5 Gli iscritti al PFR, di età compresa fra i 18 e i 60 anni e non appartenenti alle altre Forze Armate della Repubblica, entreranno in seguito a domanda volontaria a far parte del Corpo Ausiliario delle Squadre d’Azione delle Camicie Nere che a secondo della loro idoneità fisica provvederà al loro impiego.

Art. 6 Gli appartenenti alle formazioni ausiliarie provenienti dalle Squadre d’Azione e passati alle FF.AA.RR., alla GNR e alla Polizia Repubblicana, iscritti regolarmente al PFR, possono a domanda essere trasferiti nel Corpo Ausiliario delle Squadre d’Azione delle Camicie Nere.

Art. 7 Compito del Corpo è quello del combattimento per la difesa dell’ordine della Repubblica Sociale Italiana, per la lotta contro i banditi e i fuori legge e per la liquidazione di eventuali nuclei di paracadutisti nemici. Il corpo non sarà impiegato per compiti di requisizione, arresti od altri compiti di Polizia. L’impiego delle Brigate Nere nell’ambito provinciale viene ordinato dai Capi delle Provincie. Iniziative ed atti arbitrari compiuti da parte dei singoli e che comunque possano screditare il Partito saranno puniti secondo il Codice Militare del tempo di Guerra.

Art. 8 Ciascuna Brigata Nera porterà il nome di un Caduto per la Causa del Fascismo Repubblicano.

Art. 9 Il servizio prestato nel Corpo è considerato a tutti gli effetti come servizio militare. Al personale del Corpo Ausiliario saranno estesi in diritto tutti i benefici in vigore per il trattamento di quiescenza e le provvidenze per i feriti, i mutilati e i deceduti in combattimento o comunque in servizio.

Art. 10 Il Ministro delle Finanze è autorizzato ad apportare le variazioni di Bilancio necessarie per l’attuazione del presente Decreto.

Art. 11 Il Comandante del Corpo d’intesa con il Ministro delle Finanze e con gli altri Ministri interessati, con successivi decreti emanerà le norme di attuazione del presente decreto fissando gli organici, i trattamenti e le disposizioni regolamentari ed esecutive per il funzionamento del Corpo.

Art. 12 Il Corpo Ausiliario delle Squadre d’Azione delle Camicie Nere si avvarrà per i servizi sussidiari del Servizio Ausiliario Femminile secondo le norme del Decreto 18 aprile 1944 XXII e del Regolamento esecutivo.

Art. 13 Il presente Decreto che entrerà in vigore dal 1° luglio 1944 XXII sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale D’Italia e, munito del sigillo dello Stato inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei Decreti.

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Vedi anche

Persone

Documenti
Bibliografia
Brigate nere. Mussolini e la militarizzazione del Partito fascista repubblicano
D. Gagliani
1999 Torino Bollati Boringhieri
La repubblica delle camicie nere
L. Ganapini
1999 Milano Garzanti
La Repubblica di Salò
S. Bertoldi
1980 Milano Rizzoli
Le brigate nere
R. Lazzero
1983 Milano Rizzoli
Le Brigate nere: l’esercito di Pavolini e la Repubblica di Salò
M. Martelli
1999 Montespertoli il segnalibro
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