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Bozzetto per una scenografia del Faust

1892

Schede

Alfonso Goldini (Bologna, 1863 - Budrio, 1898), Bozzetto per una scenografia del Faust, 1892. Ubicazione: sconosciuta. Il bozzetto echeggia profondamente la lezione di Francesco Cocchi, di Augusto e di Domenico Ferri (1795 - 1878). È possibile leggere nell’opera riprodotta la firma dell’autore: “A. Goldini” e una data: “1892”. Ora, al Regio, teatro per il quale Goldini lavora quale collaboratore di Ugo Gheduzzi, il Faust di Charles Gounod (1818 - 1893) è rappresentato negli anni 1882 e 1888 e il Mefistofele di Arrigo Boito (1842 - 1918), con cui potrebbe esser stato confuso dal redattore dell’iscrizione, che, per inciso, non è Goldini, negli anni 1876, 1880, 1884, 1897 e 1898 (Cronologia in Carluccio, Cavallari e Viale Ferrero 1970, passim). Al Museo Civico di Torino sono conservati due disegni a penna molto simili tra di loro e preparatori per Mefistofele; uno è stato pubblicato da Viale Ferrero come un’Officina di Faust (Viale Ferrero 1980, tav. LXXXVII) e ricondotto alle produzioni per le stagioni 1897 o 1898. Questo spingerebbe a rileggere la data del bozzetto come 1897 e a considerare il trattino di chiusura della cifra “2” come un semplice segno dell’irregolare lastricato descritto nell’acquerello. Nel 1892 però Goldini lavora per il Regio di Torino a I maestri cantori di Norimberga di Richard Wagner (1813 - 1883), di cui si sono certamente conservati almeno un bozzetto quadrettato per il I atto (in Viale Ferrero 1980, p. 435 e tav. LXXXIII) e un “teatrino” con un principale e degli “spezzati” (ripr. in Torino 1991, V. 64 e V. 65, pp. 496-497) che stilisticamente si sposano molto bene con questo disegno.

Da notare che il foglio riprodotto nell’Album Belluzzi mostra un elemento peculiare della città di Bologna: un’arca molto simile alla tomba degli Accursi, accanto all’abside di San Francesco. Le arche restaurate da Alfonso Rubbiani (1848 - 1913) tra il 1888 e il 1890, dovevano essere in un certo senso monumenti ancora “nuovi” quando Goldini firma il suo bozzetto. I maestri cantori di Norimberga, però, è un’opera per la quale Wagner richiedeva un’attenta somiglianza storica (cfr. Viale Ferrero 1980, p. 434-435 e Torino 1991, p. 497). Nel bozzetto invece c’è una libertà interpretativa che non si addice a quest’idea di teatro. L’omaggio alla città d’origine doveva certo essere gradevole agli occhi di Raffaele Belluzzi, ma l’arca doveva certamente essere censurata successivamente nel processo di sviluppo delle idee. Inoltre la scena in sé è difficilmente riconducibile a un momento preciso del racconto. Forse quest’acquerello è da considerarsi una meditazione generale piuttosto che un preciso riferimento a una scena.

Isabella Stancari

Testo tratto da: Isabella Stancari, 'Il Primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della Seconda metà del secolo XIX', Bollettino del Museo civico del Risorgimento, Bologna, anno LXIII - LXVI, 2018 – 2020, Bologna, 2022. Bibliografia: Stancari 2020, pp. 183-185.