Borghesani Alfonso

Borghesani Alfonso

11 Febbraio 1882 - 22 Ottobre 1964

Note sintetiche

Scheda

Alfonso Borghesani nasce a Bologna, in via Poggiale 11, l’11 febbraio 1882 da Torquato e Clotilde Capponi. Le condizioni economiche familiari non sono buone; lo fanno capire le richieste del padre, cameriere, per avere esenzione dalle tasse scolastiche e la certificazione comunale sullo stato di nullatenenza. Per la carriera scolastica del figlio il padre conta sulle sue buone capacità e sulla sua buona volontà. Nell’ottobre 1894, ottenuto l’anno precedente il certificato di licenza superiore presso la Scuola elementare di via Avesella, Alfonso Borghesani, abitante in via San Carlo 28, presenta domanda di ammissione al corso preparatorio al R. Istituto di Belle Arti di Bologna. Frequenta regolarmente, supera il corso preparatorio (1894-95) e il triennio del corso comune (1895-96; 1896-97; 1897-98) ottenendo menzioni e premi. Tra i suoi professori: Mario Dagnini (primi due anni) e Silvio Gordini (terzo anno). Negli anni 1898-1900 frequenta il Corso speciale di scultura: il primo anno con regolarità; il secondo con interruzione, e successivo recupero, per motivi di salute. Successivamente, anni 1900-1902, è ammesso a frequentare il Corso esercente di scultura con il prof. Enrico Barberi. E’ del 1902 la sua presenza alla VIII Esposizione della Società Francesco Francia per le Belle Arti in Bologna con quattro bassorilievi: Madonna, Verdi, Umberto, Bimba. Socio della Società almeno fino al 1915, parteciperà alle sue annuali esposizioni. Purtroppo le produzioni presentate, poi offerte a privati, sono andate disperse. Di lui si possono osservare solo le opere rimaste in luoghi pubblici (Università, Palazzo Alberani), nella Certosa cittadina e in altri cimiteri anche fuori Bologna (una settantina di opere), nelle piazze (monumenti ai caduti).

E’ del 1910 il suo primo intervento in Certosa con la lapide bronzea sulla tomba di Emilia Grassi. L’ultimo suo notevole intervento in Certosa pare sia stato la Tomba Borsari (1942). Tra questi due estremi, 1910-1942, semplici medaglioni bronzei o marmorei, busti e opere più impegnative come le tombe Capponi (1924), Milani (1924 ca.), il sarcofago Germani (1924 ), il sarcofago Fornasini, la tomba di Dalmonte Assunta (1930), il cippo a Gianluigi Mercuri (1939), le tombe Guatelli (1923) e Roversi Monaco Italo (1925), la Cella Ruggi ( 1925), la grande lapide bronzea a Torchi Stefano (1926), la tomba di Alfredo Testoni (1932), le lapidi Zani (1923) e Scaglietti (1926). Fuori Bologna, nella Certosa di Ferrara, la Cappella Boldrini; nel cimitero di Pontelagoscuro, la tomba Patrignani; nel cimitero di Vicenza, la tomba di Silvio Perozzi; nel cimitero di Crevalcore, la tromba Corsini; nel cimitero di San Giovanni in Persiceto, la cappella Gardini (1910), la tomba Zecchi Giuseppe; nel cimitero di Vignola, la tomba Cavalli Badiali Leone. Nella stagione celebrativa degli eroi della grande guerra, anche Borghesani fu interessato alla produzione di monumenti e lapidi ai caduti. Sono suoi i monumenti di Sala Bolognese (Fr. Padulle) (1923), di Zola Predosa (Palazzo Stella, 1923), di Formignana (FE) (1924-25), di Calderara di Reno (1926), la lapide ai bersaglieri caduti nella prima guerra mondiale (1922 – Cortile caserma – via Bersaglieri 3, Bologna) e la lapide ai postelegrafonici caduti (1922 - Atrio palazzo delle Poste). Borghesani è presente anche nella medaglistica: Benedetto XV (1915), Gugliemo Marconi (1926); Congresso Internazionale di Matematica (1928). Del 1909 sono le decorazioni che ornano l’angolo di Palazzo Alberani (1909) tra via Farini e Castiglione e le figure librate in volo sulla facciata della Clinica Gozzadini (Oggi l’attribuzione di queste figure a Borghesani è messa in dubbio; sembrano opera di Tullo Golfarelli). 

Un luogo in cui Borghesani è molto presente è l’Università, nella sede centrale di Palazzo Poggi e in sedi periferiche. Nel corridoio d’ingresso al Rettorato (Via Zamboni 33) sono sue le lapidi ai Caduti 1935-1938 (1939), a Gualtiero Sacchetti (1937) e a Giuseppe Tanari (1937), il busto e la lapide a Giacomo Venezian (1921), il busto di Dante (1925 – Atrio ingresso un tempo all’Aula Magna, ora alla Biblioteca) costruito sugli studi di Frassetto; un analogo busto a Petrarca (ora non esposto). Nel corridoio a sinistra: lapide e busto al rettore Leone Pesci (1935-36) e a Pietro Ellero (1928). Dirimpetto al monumento a Giacomo Venezian, nel 1932 fu inaugurata una lapide a Giancarlo Nannini, con epigrafe dettata da Benito Mussolini; l’opera è stata rimossa e forse distrutta. Alla Palazzina della Viola, un busto in gesso di Annibale Certani. Ora nell’Istituto di matematica (P.za S. Donato 5), una grande lapide a Cesare Arzelà. All’ospedale Gozzadini, lapide e busto a Carlo Francioni (1934). Alla Clinica Beretta, lapide e busto a Arturo Beretta (1943). Nel giardino dell’Istituto di Fisica (Via Irnerio), un grande busto bronzeo del prof. Augusto Righi (1924). Una lapide al prof. Luigi Moriani è nel cortile dell’Università di Pavia (1934). Per la Casa Lyda Borelli ha realizzato il busto della Regina Margherita (1930-31 – Atrio della Casa); si era impegnato per altre due opere: la Commedia e la Tragedia, forse mai realizzate. Per il Pantheon cittadino gli sono stati affidati i busti di Oreste Regnoli, di Luigi Ferdinando Marsili e di Timoteo Bertelli. Pure da quest’elenco incompleto delle opere si capisce che ha molto lavorato, almeno fino al 1943. Alla caduta del fascismo, Borghesani va in Argentina, da dove tornerà nel 1947. Una scelta, la sua, che è stata di tanti altri un tempo legati, per diversi motivi e con vari ruoli, alla dittatura fascista. 

Borghesani fu fascista, ma dalle cronache del tempo non risulta una sua speciale esposizione alle iniziative del partito. Fu fascista, ma non della prima ora: all’indomani della prima guerra mondiale è nazionalista; successivamente entra nel partito; si appoggia ad Aldo Oviglio, come lui nazionalista e poi fascista; una scelta non del tutto vincente in una regione in cui domina Leandro Arpinati, segretario del fascio bolognese, più forte e radicato nel territorio. E’ del tutto evidente che i legami con il potere gli procurarono diverse commissioni di lavoro, sebbene lo stile tra il Liberty e il Déco delle sue opere (eccezioni la stele Mercuri, la lapide a Giancarlo Nannini, la testa di Mussolini, la cella Boldrini a Ferrara) non rispettasse i severi canoni dell’estetica imposti dal regime. Il legame con il fascismo è anche la ragione della damnatio memoriae che l’ha colpito (eloquente il tentativo di cancellare la sua firma dalla lapide Arzelà e dal busto al rettore Pesci) e il silenzio in cui è stato avvolto come persona (forse fu una sua scelta quella di non far parlare troppo di sé) e come artista, la cui opera invece merita considerazione e studio. Tornato dall’Argentina, riduce la sua presenza pubblica e anche l’attività artistica. Nel 1953 e fino alla morte figura tra i soci della Famèja Bulgnèisa. Nel 1963, il 13 agosto muore la figlia Anita e il 19 successivo anche la moglie, Pia Prosdocimi.

Alfonso Borghesani muore il 22 ottobre 1964. Un breve necrologio su “Il resto del Carlino” e nessun altro ricordo nella stampa cittadina. E’ sepolto nella Certosa, Chiostro IX sotterraneo – Corsia est dx – Loculo 142 da lui acquistato per sé e i suoi.

Vincenzo Favaro, gennaio 2024

Il testo sostituisce la biografia redatta nel 2010 da Federica Fabbro e Roberto Martorelli: "Alfonso Borghesani (Crevalcore, 1882 - Bologna, 1964), è scultore dalle eleganti capacità narrative esaltate da un uso pittorico del bronzo, evidente in opere quali i rilievi a Steno Torchi del 1923 e ad Alfredo Testoni del 1931 per la Certosa, in cui il linguaggio liberty viene affiancato e aggiornato da suggestioni déco e novecentiste, nonostante non venga mai superato. Nel cimitero cittadino esegue oltre 60 opere che spaziano dal piccolo ritratto al gruppo monumentale, dal marmo al bronzo. Il monumento per la sepoltura Bonora del 1921 in cui sono raffigurate le tre Marie dolenti sul corpo di Cristo morto presenta infatti influenze déco nella ripetitività delle figure femminili i cui panneggi sono modellati con una linea secca e asciutta. L’utilizzo cromatico dei materiali esibito in molte sue opere lascia spazio al candido marmo del rilievo per la tomba di Giuseppe Ruggi, celebre chirurgo bolognese (1925). Borghesani dando alla dura materia il senso della luce divina raffigura il Redentore tra due angeli. Ogni particolare dai fiori ai piedi di Cristo ai panneggi mossi e morbidi è pienamente inserito in un ormai tardo gusto liberty a cui l’artista rimane sempre fedele come documentano i lavori della fine degli anni Venti per le sepolture Dalmonte e Milani. L’impostazione simmetrica e frontale assieme alle lineari pieghe della veste del Salvatore dimostrano però un’attenzione ai nuovi fermenti artistici ben evidenti nell’ultimo monumento firmato in Certosa nel 1942 per la famiglia Borsari, dove le due figure abbracciate che varcano la porta dell’Aldilà sono in perfetta linea con i richiami classicisti del linguaggio novecentista. Artista tra i meno valorizzati e studiati, Borghesani lascia diverse opere in ambito cittadino tra le quali numerosissime sono le memorie poste nelle varie sedi universitarie di Bologna, i rilievi per casa Alberani in via Farini (1909), le targhe commemorative in bronzo dei funzionari postali caduti durante la Grande Guerra nell’atrio del palazzo delle Poste. Insieme ad altri artisti - Augusto Majani, Umberto Bonfiglioli, Antonio Nardi, Mario Sarto, Gigi Bignami - tra 1930 e 1931 diede il proprio contributo per la decorazione degli ambienti della Casa Lyda Borelli di Bologna. Completamente da indagare è la produzione di medaglie: sono però note quelle dedicate a Gugliemo Marconi (1926) e al Congresso internazionale di matematica (1928). Per i cimiteri di Crevalcore e San Giovanni Persiceto esegue rispettivamente le sculture per le famiglie di Luigi Corsini e Giuseppe Zecchi.Ancor meno indagata è la sua attività al di fuori del territorio felsineo. Si segnalano quindi il pregevole bronzo rappresentante l'allegoria del lavoro per la cappella Boldrini nella Certosa di Ferrara; e la sognante decorazione nell'arcata dedicata alle famiglie Cavalli Badiali nel cimitero di Vignola".

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Alfonso Borghesani - Monumento Bonora
Alfonso Borghesani - Monumento Bonora

Alfonso Borghesani, Monumento Bonora, 1921. Certosa di Bologna, Campo degli ospedali - Muro di cinta. Dal canale You Tube "Storia e Memoria di Bologna".

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Documenti
Certosa di Bologna (La)
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Angelo Raule, La Certosa di Bologna - Guida; Nanni, Bologna, 1961, INDICE DEI NOMI.