Bonaveri Ippolito

Bonaveri Ippolito

2 Settembre 1821 - 27 Novembre 1880

Note sintetiche

Scheda

Ippolito Bonaveri (Molinella, 1821 - Lugo, 1880). Pittore di figura Bonaveri nasce a Molinella il 2 settembre 1821 e nel 1832 risulta iscritto ai corsi dell'Accademia, che continuerà a frequentare fino al 1853. Gli Atti accademici ci dicono che ottiene premi scolastici in Architettura (nel 1835), Prospettiva (1836 e 1837), Elementi di Figura (1836 e 1837) e sala del Nudo (1844). Nel 1845 ai concorsi dell'Accademia si mette in luce con un premio in Disegno di Figura con soggetto Leonardo da Vinci che muore nelle braccia di Francesco Primo re di Francia. Il giudizio della commissione recita: "Bella composizione. Nessuna figura oziosa. Luce ben distribuita in tutta la scena. Molta espressione. Studio del vero. Lascia però desiderio di migliori insiemi in alcune figure, e più accurato disegno nelle estremità delle medesime". Nel 1846 espone alla mostra accademica una "mezza figura ad olio dipinta dal vero di un cieco acquistata da Severino Bonora". È Mampieri a mettere in luce il rapporto di Bonaveri con il collezionista Severino Bonora (1801-1866) che presumibilmente nei primi anni Cinquanta, affida al pittore la realizzazione di Le tre Religioni in Europa (Bologna, Collezioni della Cassa di Risparmio di Bologna), pendant de Le tre Arti dell'Immaginazione, di Alessandro Guardassoni (Bologna, Collezioni della Cassa di Risparmio di Bologna) e a quest'ultimo fino a questo momento attribuito. Nel 1851 Bonaveri vince il premio grande di Pittura ai concorsi Curlandesi con La morte di Zerbino; inconsueto invece il soggetto che porta all'esposizione accademica del 1852: un "Ritratto ad olio di un pompiere".

Nei due decenni che seguono Bonaveri è presente con continuità alle mostre della Protettrice che acquista anche un buon numero di sue opere. Già nel 1855 Bellentani preannuncia la partecipazione di Bonaveri all'esposizione con un Tasso in carcere, insieme a "due effigi di Papi" (entrambe per San Michele in Bosco e una delle quali una è certamente Lucio III). Tuttavia, benché il Tasso sia venduto alla Società per 789 lire, per Bellentani il dipinto è deludente: Bonaveri è un "timido pennello" e "[...] non facendolo [il Tasso] rinchiuso nella cameretta che tradizionalmente si mostra nell'Ospedale di Sant'Anna a Ferrara, ma in un manicomio ove pazzi di vario sesso veggonsi ragunati [sic], miserevole scena, e inverosimile apre agli osservatori", e ancora: "Nientedimeno, prescindendo dall'inverosimiglianza, e sconvenevolezza che sia, non è da passare sotto silenzio lo studio che il pittore fece delle varie maniere di demenza [...] che il Bonaveri con buone linee aggruppava per fare contrasto alla venerata persona del Tasso"; infine, stroncando anche i ritratti papali: "[...] rinchiudendo l'infelice poeta nel Manicomio di Ferrara, spargeva mestizia, come effigiò mestamente i Due martiri Papi già posti in serie nella Villa Legatizia". In realtà la sconvenienza tanto deprecata del Tasso - peccato non aver traccia del dipinto - è forse da interpretarsi come una scelta frutto di osservazione del vero e del naturale che si potrebbe mettere in relazione con i due ritratti pubblicati da Babini (Ritratto d'uomo e Ritratto di fanciulla), peraltro non datati. D'altronde un moderno non può non pensare a Théodore Gericault (1791-1824), leggendo queste righe di Bellentani, o, per non andar lontano nello spazio ma nel tempo, ad Annibale Carracci (1560-1609) e ai suoi due ritratti di donne cieche (Bologna, Collezioni della Cassa di Risparmio di Bologna). Nel 1857 è la volta di Zaira che si riconverte al Cristianesimo davanti al padre Lusignano, fatto prigionerio dal Califfo Orismane, un soggetto tratto dalla tragedia (1732) di Voltaire (1694-1778), e che è acquistata dalla Protettrice e poi assegnata a Guglielmo Berti. Questa volta il giudizio di Bellentani è più mite: "tuttoché si rinvenga la solita timidezza di pennello, qualche non giusto tratto di disegno, ed un po' di gonfiezza nelle pieghe di certa stoffa; nondimeno pel resto del panneggiamento che ha classico stile, per la commozione che lo spettatore sente alla vista di quegli aspetti, e per l'animata cadenza ed espressione di Zaira, torna questo quadro ad ognuno pregevole, ed agli uomini dell'arte vieppiù, per le savie linee della composizione e per l'armonico fondo che rende gradevole la vera scena bisantina [sic]." Segue nel 1858 Aristodemo, sostenuto da Eumeo e da Gonippo, dopo essersi ferito mentre riconosce Cesira per sua figlia Argia: "[...] una composizione raccolta che a vari punti conduce buone linee. I panneggiamenti sono eletti e studiati, massime la clamide reale ed il manto. L'esecuzione tratto tratto è molto buona e artistica, e chi ben mira questo quadro, sente commozione all'anima"; il dipinto è acquistato per 180 scudi e assegnato a Pietro Lippi. Nello stesso anno si dà notizia di un sipario dipinto da Bonaveri per il teatro d'Argenta che raffigura "[...] l'Aleotti, antico architetto estense e pontificio, il quale venuto ai servigi di Ranuccio Farnese primo Duca di Parma, gli presenta il progetto di quel magnifico teatro, che, quantunque rovinato, forma le meraviglie di chi lo visita". Durante gli anni Sessanta del secolo l'artista continua a frequentare le mostre della Protettrice con soggetti storici: Colombo alla porta del convento di Rabida in Spagna (1862, 250 lire, assegnato al dottor Martinelli); La morte della moglie di Garibaldi (1863, acquistato per 1000 lire, ora a Bologna, Museo Civico del Risorgimento); Lavori campestri (1865, in vendita a 200 lire) e Prigionia del Re Enzo nel palazzo del Podestà in Bologna (1865, acquistato per 237,50 lire), che è scelto dal Presidente della Società Giovanni Malvezzi de' Medici per essere acquistato dal Re, e infine Cortile degli Esposti in Bologna (1866, 350 lire). Nel 1852 e nel 1867 presenta alcuni ritratti e un suo autoritratto degli anni Cinquanta è ora conservato presso il Museo Civico del Risorgimento, dono della figlia. Gli anni Sessanta sono anche gli anni delle Esposizioni Triennali dell'Emilia; a quella del 1863 presenta il già visto La conversione di Zaira, ma anche un'opera nuova: Caterina Sforza cui vengono salvati e resitituiti i figli da Giovanni II Bentivoglio, di cui Babini pubblica, senza conoscere le circostanze o il soggetto preciso dell'opera, un disegno preparatorio e un bozzetto ad olio. All'Esposizione del 1867 invece presenta solo un Ritratto di donna. Nel 1865 Bonaveri si è trasferito a Lugo, dov'è ufficialmente residente dal 1867. Nel 1865 ha cominciato a insegnare anche se la “patente d'insegnamento per disegno nelle scuole tecniche, normali e magistrali” la conseguirà nel 1875. A Lugo Bonaveri si sposa e ha due figli, e vi risiede fino alla morte avvenuta il 27 novembre 1880. Complice il trasferimento a Lugo, Bonaveri sembra “sparire” dal contesto bolognese.

Isabella Stancari

Testo tratto da: Isabella Stancari, 'Il Primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della Seconda metà del secolo XIX', Bollettino del Museo civico del Risorgimento, Bologna, anno LXIII - LXVI, 2018 – 2020, Bologna, 2022. Bibliografia e fonti: L'Arte Bolognese [post 1898]; Atti 1836, p. 51; Atti 1837, pp. 41, 56; Atti 1844, p. 37; Atti 1845-1846, pp. 69, 89; Atti 1848- 1851, pp. 116-118; Atti 1852, p. 83; Bellentani 1855, p. 113; Bellentani 1856, pp. 4, 15-16, 23-24; Discorso e Rapporto 1856, n. 3; Bellentani 1857, pp. 20-21, 39; Bellentani 1858, pp. 36-37, 50, 59-60; Rapporto 1858, n. 3; Opere 1862; Rapporto 1862, n. 16; Atto verbale 1863, p. 23;Società Protettrice 1865, nn. 135 e 136; Società Protettrice 1866, n. 79; Atti 1867, p. 19; Masini 1867a, pp. 14, 16-17; Atti 1873-74, 1874-75, 1875-76, p. 42; Gatti 1896, p. 19; Emiliani e Varignana 1972, n. 134, pp. 418-419; Bologna 1980, n. 32, p. 104; Bologna 1983b, pp. 59, 60, 61, 62, 63, 66; Babini 1983-1984; Collina 1993, nn. 46-47, p. 46; Giumanini 2002, p. 69; Museo del Risorgimento 2013, p. 48, n. 2022, p. 158, n. 2042, p. 160; Mampieri 2018, nota 12 a p. 148; Mampieri 2019, p. 104, nota 16 a p. 107 e fig. 6, p. 106; Bologna 2019-2020, tav. X, p. 75 e tav. XIII, p. 78.

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