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Enzo Marco Biagi detto/a Giornalista

9 agosto 1920 - 6 Novembre 2007

Scheda

Enzo Marco Biagi, da Dario e Bice Biagi; nato il 9 agosto 1920 a Pianaccio (Lizzano in Belvedere). Trasferitosi nel 1929 a Bologna, frequentò per alcuni anni, distaccandosene poi, i gruppi giovanili di Azione cattolica della zona di Sant'Isaia, ove poté cogliere i primi segni di esplicito dissenso al regime fascista. Particolarmente attento ai fatti della vita quotidiana, confrontati e, in certo modo, contrapposti alle manifestazioni ufficiali del regime fascista; dotato di sottile ironia, intraprese, non ancora ventenne, la carriera giornalistica. Dopo un breve periodo come collaboratore de «L'Avvenire d'Italia», passò alla cronaca de «il Resto del Carlino». Fu anche redattore della rubrica di costume Rosa dei venti - nella quale scrisse alcune note anticonformistiche - e critico cinematografico de «L'Assalto», il settimanale del PNF di Bologna.
Nella primavera 1944, per non rispondere alla chiamata alle armi della RSI, decise di lasciare il «Carlino», completamente asservito in quei mesi ai tedeschi e ai fascisti repubblichini, e di «andare in montagna», unendosi alla brigata GL Montagna, che operò nel 1944 nella zona compresa tra Monte Belvedere, il Corno alle Scale e il Monte Cimone, nell'Appennino tosco-emiliano, e, nel 1945, nella zona di Grizzana.
Ebbe, tra l'altro, l'incarico di redigere il periodico «Patrioti», organo della 1a brigata GL. Ne uscirono tre numeri pubblicati a Porretta Terme «in territorio già controllato dalle forze alleate», il 22 dicembre 1944, il 15 febbraio 1945 e nell'aprile 1945. Nei suoi articoli sottolineò la portata soprattutto morale della Resistenza, a fondamento della quale pose i valori di giustizia, dignità, libertà, solidarietà tra «tutti gli italiani tornati finalmente fratelli». Sostenne la «responsabilità della monarchia», «il diritto [del popolo italiano] di scegliersi il governo che più gli aggrada», la necessità senza alcun compromesso di un'«epurazione, che deve essere integrale, a cominciare dagli alti gradi dove si nascondono ancora individui e propositi lontani dagli interessi della massa». Non mancò, tuttavia, di avvertire, con rapide note di cronaca e di colore insieme, come fosse poi difficile da sostenersi, passata la guerra, la «ribellione contro un mondo, contro uomini, contro idee umanamente o storicamente condannate [...] per avere una certezza, una fede». «Idealista, senza illusioni», fece prevalere la comprensione umana, nella quale al «tanto schifo» non poteva essere disgiunta «anche tanta pena». Testimonianza in RB 2. Ha pubblicato il romanzo autobiografico Disonora il padre, Milano, 1975 (II ed. 1979). [A]