Bastia Mario

Bastia Mario detto/a Marroni

Note sintetiche

Titolo di studio: Scuola media secondaria
Causa della morte: In combattimento
Occupazione: Meccanico

Riconoscimenti

  • Partigiana/o ( 9 settembre 1943 - 20 ottobre 1944)

Onorificenze

  • Medaglia d'Oro al Valor Militare
    Animato da forte amore di Patria, durante il periodo della dominazione nazifascista nell'Emilia, affrontava serenamente i pericoli della lotta clandestina dedicando ad essa tutto se stesso. Organizzatore entusiasta e capace, costituiva e dirigeva servizi di grande importanza per i partigiani. Condannato a morte in contumacia, si dedicava all'azione con maggiore ardore catturando armi, viveri, materiale sanitario, in audaci colpi di mano. Alla testa di un nucleo di gappisti, da lui guidati nel combattimento, per la difesa dell'Università di Bologna, dette prova di indomito coraggio, finché, catturato dal nemico, veniva fucilato sul posto, chiudendo con l'estremo sacrificio la sua eroica esistenza di apostolo della libertà"

Scheda

Mario Bastia, nome di battaglia "Marroni", da Umberto e Giuseppina Fornasari; nato l'8 settembre 1915 a Bologna; ivi residente nel 1943. Perito meccanico.
Iscritto al PdA. Fu uno dei maggiori dirigenti militari del PdA dell'Emilia-Romagna e ricopri numerosi incarichi di responsabilità negli organismi della Resistenza. Anche se era stato esonerato dal servizio militare, per una menomazione alla mano sinistra, subito dopo l'inizio della lotta di liberazione divenne uno dei primi organizzatori di bande armate e partecipò a numerose rischiose operazioni militari.
Nell'officina dove lavorava organizzò un servizio per riparare le armi che venivano recuperate e per fabbricare i chiodi a tre punte destinati al sabotaggio degli automezzi nazisti. Fu il coordinatore delle brigate Giustizia e Libertà Montagna e Città e rappresentò il PdA nel Comando piazza di Bologna e nel CUMER. Nel luglio 1944, per incarico di Massenzio Masia, studiò e realizzò il piano per il salvataggio della dotazione di radium dell'ospedale Sant'Orsola (Bologna), parte del quale era già stato razziato dai tedeschi. Esponendosi alle radiazioni, si fece consegnare dai sanitari il prezioso metallo e lo interrò nella cantina dell'abitazione del dott. Filippo D'Aiutolo, dove fu recuperato dopo la Liberazione.
Il 4 settembre 1944, con l'arresto di Masia e di numerosi dirigenti del PdA, tra cui la moglie Leda Orlandi, assunse il comando politico e militare del partito. Il 19 settembre 1944 fu processato in contumacia e condannato a morte dal tribunale militare straordinario di guerra. Nell'estate-autunno 1944, in previsione di quella che si riteneva l'imminente liberazione della città, il CUMER e il Comando piazza di Bologna organizzarono numerose basi nelle quali sistemare le formazioni partigiane. La brigata Giustizia e Libertà Città - che sarà poi denominata 8 a brigata Masia Giustizia e Libertà - allestì la propria base nello scantinato dell'Istituto di geografia dell'università.
Nelle prime ore del pomeriggio del 20 ottobre 1944 - in seguito a una delazione - ingenti forze fasciste circondarono l'edificio, nel quale Bastia si trovava con numerosi partigiani. Nello scontro a fuoco, che durò alcune ore, caddero sei partigiani. Ezio Giacconi e Leo Pizzigotti, Luciano Pizzigotti, Stelio Ronzani, Antonino Scaravilli e lo stesso Bastia. Riconosciuto partigiano dal 9 settembre 1943 al 20 ottobre 1944.

Per ricordare la "battaglia dell'università", nel cortile dell'Ateneo è stata murata una lapide con una epigrafe. Alla memoria di Mario Bastia è stata conferita la medaglia d'oro con la seguente motivazione: "Animato da forte amore di Patria, durante il periodo della dominazione nazifascista nell'Emilia, affrontava serenamente i pericoli della lotta clandestina dedicando ad essa tutto se stesso. Organizzatore entusiasta e capace, costituiva e dirigeva servizi di grande importanza per i partigiani. Condannato a morte in contumacia, si dedicava all'azione con maggiore ardore catturando armi, viveri, materiale sanitario, in audaci colpi di mano. Alla testa di un nucleo di gappisti, da lui guidati nel combattimento, per la difesa dell'Università di Bologna, dette prova di indomito coraggio, finché, catturato dal nemico, veniva fucilato sul posto, chiudendo con l'estremo sacrificio la sua eroica esistenza di apostolo della libertà". Dopo la liberazione, l'università di Bologna gli ha conferito la laurea "ad honorem".
Il suo nome è stato dato ad una strada di Bologna. [Nazario Sauro Onofri]

E' sepolto nel Monumento Ossario ai Caduti Partigiani della Certosa di Bologna ed è ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno.

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Operazione Radium
Operazione Radium

Intervista a Sauro Nazario Onofri

Documenti
Bibliografia
Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919- 1945)
Albertazzi A., Arbizzani L., Onofri N.S.
1985 Bologna ISB