Barontini Ilio

Barontini Ilio detto/a Dario, Fanti

28 settembre 1890 - 22 Gennaio 1951

Note sintetiche

Causa della morte: Incidente
Occupazione: Dipendente FF.SS.

Riconoscimenti

  • Partigiana/o ( 9 settembre 1943 - 21 aprile 1945)

Scheda

Ilio Barontini, «Dario, Fanti», da Turildo ed Emilia Marrucci; nato il 28 settebre 1890 a Cecina (LI). A 13 anni iniziò la propria milizia nel movimento anarchico. Nel 1905, a Livorno, trovò lavoro al cantiere navale. Dopo pochissimo tempo si iscrisse al PSI.
Durante la prima guerra mondiale fu richiamato ed inviato al fronte col 12° reggimento fanteria; vi restò 8 mesi dopodiché, esonerato, passò a lavorare alla Breda di Milano.
Dopo la fine della guerra tornò a Livorno ove lavorò in una piccolissima industria impiantata dalla propria famiglia. Successivamente fu assunto, in qualità di tornitore, nelle ferrovie dello stato. Divenne dirigente del Sindacato ferrovieri italiani. Organizzatore di gruppi dell'Ordine nuovo, fu, all'atto della scissione del PSI, uno dei fondatori del PCI. Per la sua attività antifascista fu arrestato e carcerato più volte.
Nel 1923 fu epurato dalle ferrovie. Nel luglio 1928, con sentenza 27 luglio 1928, fu rinviato e processato dal Tribunale speciale (assieme a numerosi altri antifascisti toscani ed emiliani) ed assolto per insufficienza di prove. Nel 1931, per sfuggire ad un mandato di cattura, lasciò l'Italia su un'esile imbarcazione, insieme ad alcuni compagni, raggiungendo la Corsica. Giunto a Parigi lavorò per un anno al Centro estero del PCI assicurando la rete di collegamenti con l'Italia.

Nel 1932 passò nell'Unione Sovietica ove svolse diverse attività: fu segretario dell'emigrazione italiana; diresse gli istruttori del club internazionale dei marinai nei porti del Mar Nero e del Baltico; lavorò in un'officina, si specializzò, diresse un intero reparto. Nello stesso periodo compì un viaggio in Cina a scopo politico.
Nel 1936, dopo l'attacco franchista alla repubblica spagnola lasciò l'URSS, raggiunse la Francia e poi la 12a brigata internazionale in Spagna. Fu nello stato maggiore al comando del «secondo servizio»; ricoprì il ruolo di commissario politico nel battaglione Garibaldi e poi nella brigata e quindi nella 45a div internazionale. Partecipò e comandò varie battaglie. Luigi Longo, commissario politico delle brigate internazionali ha scritto di lui: «La battaglia e la vittoria di Guadalajara sono strettamente legate all'azione di comando di Ilio Barontini. In quei dieci giorni (dall'8 al 18 marzo 1937) di duri, continui, micidiali combattimenti, fu Barontini ad assumere il comando del battaglione Garibaldi - Pacciardi era in permesso, in Francia - fu Barontini a guidarlo nelle operazioni più difficili e più rischiose, a tenere alto il morale degli uomini, nonostante il freddo, la neve, l'inclemenza del tempo, la gravità delle perdite, le difficoltà della lotta nei boschi, dove non vi erano linee di combattenti definite e dove l'insidia e la sorpresa potevano venire ad ogni momento e da ogni parte. La battaglia, combattuta in piena fraternità d'armi con le altre formazioni internazionali e spagnole, si risolse [...], nella prima e clamorosa vittoria dell'antifascismo in armi, contro le legioni fasciste inviate da Mussolini, e costrette a fuga disastrosa e vergognosa!». Rientrò in Francia nel 1938.
Sul finire del 1938 gli fu affidata una missione in Etiopia al fianco dei «partigiani» che combattevano da anni sulle montagne e nei boschi l'oppressore fascista (con lui, che raggiunse la meta avventurosamente attraverso il Sudan, furono altri due garibaldini di Spagna, lo spezzino Bruno Rolla e il triestino Anton Ukmar e, più tardi, Roberto Monnier un ufficiale francese).
Suo compito - e dei suoi compagni - era quello di portare ai patrioti abissini la solidarietà degli antifascisti italiani e la loro esperienza di combattimento.
Rientrato in Francia, a Marsiglia, venne arrestato e carcerato per 2 mesi. Liberato cercò un'occupazione. Poco dopo nella Francia meridionale occupata dai nazisti partecipò alla lotta nelle fila della Resistenza. Divenne organizzatore e istruttore dei gruppi di Francs tireurs partisans e componente del comando militare centrale. Per questa sua attività ebbe poi numerosi attestati ufficiali.

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 rientrò in Italia. Fece parte del Comando generale delle brigate d'assalto Garibaldi e compì varie missioni in Emilia, in Piemonte, in Liguria, nel Veneto, in Lombardia per organizzare formazioni gappiste ed istruirle nella fabbricazione di armi e nel loro uso. Divenne, col nome di «Dario», membro del Triumvirato insurrezionale del PCI in Emilia e, alla sua formazione, nel giugno 1944, comandante del CUMER, responsabilità che resse fino alla Liberazione, portando con capacità e vigoria il movimento partigiano bolognese ed emiliano a numerose e vittoriose battaglie.
Per i suoi meriti il comando della 5a armata statunitense gli conferì la «Bronz Star».
Riconosciuto partigiano nel CUMER dal 9 settembre 1943 alla Liberazione. Al suo nome è stata intestata una strada di Bologna. [AR]

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