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Giuseppe Asioli

1783 - 1845

Scheda

"Giuseppe Asioli (1783-1845), pianista. Qualificato "dilettante" nei documenti del Casino, era di Correggio, di professione incisore, fratello del compositore Bonifacio e del tenore Luigi. Pur suonando benissimo il clavicembalo e nonostante che in famiglia fossero tutti musicisti, la passione per l’incisione aveva prevalso e lo aveva portato a Bologna, nello studio di Francesco Rosaspina. E a Bologna era tornato nel 1816, dopo un periodo a Londra presso il fratello Luigi, di nuovo presso Rosaspina, che gli diede in moglie la propria figlia Enrichetta. Nel 1820 si trasferì a Modena, professore di incisione presso la locale Accademia di Belle Arti". (Testo tratto da 'Un mondo di musica: concerti alla Società del Casino nel primo Ottocento', a cura di Maria Chiara Mazzi, Bollettino del Museo del Risorgimento di Bologna, 2014).

"L'incisore è ricordato come uno dei diretti allievi del Rosaspina da Servolini e Petrucci. Quest'ultimo descrive la sua grande passione per l'intaglio in rame, causa del suo trasferimento a Bologna dalla natia Correggio, ove produsse le prime stampe autonome nel 1804-1805. Esiste un'incisione di Giulio Tomba, su disegno di Felice Giani, che lo ritrae con i compagni nello studio del maestro; l'opera è del 1811, anno decisivo per l'Asioli. che in tale momento ottenne il premio curlandese. Operò a Londra dal 1814 al 1816, quando tornò a Bologna, sposando poco dopo la figlia del Rosaspina. Nel 1819 tornò a Correggio, e l'anno dopo divenne professore d'incisione all'Accademia di Modena, dove rimase per ventidue anni. Collaborò col suocero all'opera «La Pinacoteca di Bologna», uscita prima del 1830 con 72 tavole e ristampata nel 1854 con 60. Lo stesso maestro riconosceva all'Asioli «freschezza di tocco, intelligenza e buona maniera di tipo e di forma». Nel 1842, colpito dalla paralisi che lo portò poi alla morte, dovette lasciare l'insegnamento. Il Petrucci ricorda la sua tendenza al «bel taglio puro», in contrapposizione alla poca preoccupazione per tale elemento, manifestata dal Rosaspina. Dopo il concorso curlandese del 1811, vinse, nel 1819, il premio grande dell'Accademia. Alle esposizioni da questa organizzate l'Asioli, al contrario del suocero-maestro, presentò solo rami: nel 1809 (Atti, p. 180) «la Virtù copiata da un fresco di Ludovico Carracci»; nel 1816 (Atti, p. 47) «l'Umanità di Cristo, una Santa Famiglia e il ritratto del Correggio»; nel 1808 (p. 55) «Una Sibilla ed una beata Vergine», mentre nel 1817 presentò (p. 47) una «S. Cecilia del Domenichino». Come il Rosaspina, anche le opere riprodotte dall'Asioli sono in linea di massima di ambiente emiliano, con una particolare spiegabile propensione personale e campanilistica verso il Correggio".

Rosalba D'Amico

Testo tratto da 'I Concorsi Curlandesi', 1980. Bibliografia: Atti, 1809, p. 180; 1816, p. 47; 1808, p. 55; 1817, p. 47; 1819, pp. 43-44; G. Campori, 1854; C. Le Blanc, 1854, p. 60; Thieme-Becker II (con bibliografia); L. Servolini, 1955, p. 28; A. Petrucci, D B I, IV, pp. 399-401 (con ulteriore bibliografia).