Schede
In questa fase bellica, il comandante diede l’ordine di attaccare le retrovie tedesche colpendo automezzi in transito da e per il fronte. Ciò allo scopo di indebolire al massimo il nemico e di favorire l’avanzata alleata. Per i tedeschi le retrovie diventarono sempre più insicure e noi cominciammo ad avvertire che un rastrellamento era nell’aria. Ciò trova conferma anche nel fatto che addosso a ufficiali tedeschi furono trovate delle mappe dalle quali risultavano le dislocazioni esatte dei nostri battaglioni e del comando della brigata. La precisione di tali mappe dimostra, purtroppo, che i tedeschi erano certamente stati informati da delatori. A nostro sfavore giocava anche il rapido peggioramento del clima: cominciò infatti a piovere ininterrottamente e le nostre formazioni furono costrette a ripararsi nelle case, nelle stalle, nei rifugi, dove furono sorpresi all’inizio del grande rastrellamento che cominciò all’alba del 29 settembre, assumendo subito il carattere di una strage che annullò ogni aspetto di operazione militare, come già del resto era accaduto in altre zone. La ferocia con cui Reder condusse la strage è un fatto noto e fra i più orribili della storia. Per l’estensione e per l’ampiezza delle forze utilizzate (con Reder c’erano anche dei reparti di SS italiane in divisa tedesca), è assolutamente impensabile che la strage potesse essere ignorata dagli alti comandi tedeschi. Per quanto fosse un criminale professionista, Reder era pur sempre un ufficiale dipendente dal comando tedesco, il quale comando, Kesselring in testa, non ha minori responsabilità del “maggiore monco”. Di suo Reder, oltre alla criminalità professionale, mise il più feroce sadismo, le impiccagioni, i roghi umani, gli sventramenti di donne innocenti, i massacri di bambini, di vecchi, di sacerdoti, e infiniti atti della più crudele barbaria, accompagnata da distruzioni, saccheggi e ruberie di ogni sorta. Il Lupo, che dal CLN aveva ricevuto, quale riconoscimento delle sue capacità, la guida della Divisione montagna che avrebbe dovuto scendere a Bologna in vista della liberazione che allora si credeva imminente (avemmo invece la stasi del fronte e i sette terribili mesi seguenti) trovava la morte.
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