Schede
"Tessuto leggero che lascia intravvedere ciò che si ricopre, e più particolarmente si pone sulla testa e sul viso. Giunone è coperta di candido velo; Pandora nella Teogonia di Esiodo, Penelope nell’Odissea, Elena nell’Iliade, Alceste e Fedra presso i tragici, sono coperte di veli, ora detti soltanto magnifici, ora bianchi e trasparenti, ora ampi, ora leggeri. Alla morte di Anchille, Teti si vela di nero. Le oneste fanciulle e le spose romane non uscivano senza velo. Esso è quindi simbolo di onestà, di pudore, di castità, di verecondia “per esser volontario impedimento al girar lascivo degli occhi” dice l’ottimo Ripa; e Tertulliano lo chiama “armatura di timor d’infamia e pudicizia, bastione di modestia, muro del sesso femminile”. Pari alla rosa del giardino di Armida, la donna Quanto si mostra men, tanto è più bella. (Ger. Lib. XVI). ...Quanto più si chiude / Amorosa beltà più si desia. (Marino)
La sposa greca teneva il velo abbassato nel primo giorno delle nozze (Teocrito, Catullo), e nel secondo giorno scoprivasi soltanto il volto. In alcuni villaggi dell’alta montagna germanica la donna caduta non può più presentarsi all’altare con il velo a ricevere l’anello nuziale. Bianco o nero è il velo monacale, sotto la cui ombra di mistero non deve avere raggi il sole dell’amore terreno. Una legge della araba dinastia Idrisidica, che regnò ferocemente nell’Africa mediterranea d’occidente (791 – 926), dannava all’estremo supplizio l’uomo che avesse osato mirare una donna non sua e non protetta in viso dal velo tradizionale. Ancora oggi nell’oriente le donne sono fittamente velate. Però la donna orientale moderna – che non è più la classica oziosa, sdraiata mollemente alla fresca ombra dei roseti, fra il fumo delle sigarette e della aromatica bevanda, quale l’abbiamo sempre immaginata – comincia a mostrare pubblicamente il sorriso delle sue labbra ardenti e le perle dei suoi denti candidi. Fra uomini il velo si usa ancora nelle cerimonie nuziali di alcune popolazioni balcaniche, ma genericamente fu adoperato soltanto nei misteri e nei riti religiosi, dai sacerdoti, dai sacrificatori, dai devoti dell’atto propiziatorio. Avvolgendo nel secreto le persone e le cose sacre, esso è il simbolo più acconcio del mistero e del misticismo. In Egitto rimase per molti secoli il segno della dignità regale. Le spose dei Faraoni della diciassettesima dinastia erano coperte dalla testa ai piedi da veli azzurri come le onde niliache, i quali lasciavano liberi loro soltanto gli occhi. Le danzatrici dei templi egizi erano, invece, velate di giallo o di rosso. Il Bernini scolpì il Nilo della fontana di piazza Navona (Roma) con la testa velata; si disse per denotare il mistero delle origini del gran fiume; altri però vollero attribuire al magnifico artista un recondito fine satirico: quello di non porre sotto gli occhi della propria marmorea creatura le mostruosità architettoniche della chiesa di S. Agnese, edificata di prospetto dal suo emulo, invido e acerbo, Borromini. La Notte era velata di nero: Allor che il negro velo / Si pon la Notte (Bernardo Tasso).
Velata è sempre la Giustizia, in segno di solennità; ed ai tribunali di Atene si coprivano di velo i volti degli accusati perché non vergognassero della imputazione e non impietosissero i giudicanti. Ma la pallida Frine, prossima ad essere condannata per empietà, ebbe dal suo difensore strappati i veli della veste, sì che alla sua bellezza i giudici si commossero e l’assolsero. (Quantiliano). L’Allegoria, iconologicamente, è sempre velata (“il velame dei versi strani” - Inf. XXXIII. 26). Carattere distintivo di Saturno, fra le statue virili, è di essere velato (Winkelmann). Nell’abbigliamento moderno il velo è particolarmente femminile."
Testo tratto da: Giovanni Cairo, "Dizionario ragionato dei simboli", Ulrico Hoepli, Milano, 1922 (febbraio 2022). Per approfondire il tema della simbologia funeraria ottocentesca cliccare qui.