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Schede

Portatore dei misteri della vita che rinasce nel seme che muore, alimento base per millenni, il grano era nell’Antico Egitto simbolo di resurrezione legato al dio Osiride, divinità degli inferi e dell’agricoltura. In vasi antropomorfi a lui dedicati germogliavano dei semi di grano e in alcune rappresentazioni dal corpo di Osiride nascono delle spighe di grano. Nella Bibbia molti sono i passi che fanno riferimento al grano e al pane, in particolar modo nei Vangeli dove questa pianta addomesticata dall’uomo non è solo dono divino e segno di abbondanza, ma diventa simbolicamente alimento per l’anima. Il pane ottenuto dal grano diventa nel cristianesimo il corpo stesso di Cristo e, con il vino, simbolo eucaristico per eccellenza. Nell’arte funeraria del XIX le spighe di grano si trovano prevalentemente con questo valore religioso, anche se in alcuni casi, spighe di grano possono essere inserite in un’iconografia legata all’abbondanza o all’agricoltura.

Per approfondire il tema della simbologia funeraria ottocentesca cliccare qui

Gian Marco Vidor, 2008

"Nel frutto del pane futuro, tesoro tratto dal grembo puro e fecondo del suolo, si nasconde il mistero profondo della vita; e la spica dei bei campi d'oro, erta fra i purpurei papaveri e gli azzurri fiordalisi, è la sintesi grafica dell'evento felice, della pace, dell'abbondanza, della speranza, della provvidenza, di tutte le promesse del cielo e della terra. O piccola speme cresciuta / sui campi allorquando fioriva l'aprile, / o timido stelo sottile, / o fragile spica che il sole bruciando saluta, / non sai quale fiamma s'accenda / nei vani dell'ispido intrico d'ariste? / Non sai nella vita ch'è triste, / quant'onda di bene da l'umil tuo seno s'attenda? (Luigi Orsini – Pane

J'ai vu la Paix descendre sur la terre, / Semant de l'or, des fleurs et des épis. (Béranger) Dice la Chiesa – ripetendo le parole di Cristo (Giovanni – XII. 24) che il corpo del cristiano gittato nel solco del sepolcro ripete la vicenda del granello della spica, il quale nel grembo della terra si corrompe per darsi una vita novella (resurrezione). Nelle medaglie e nelle monete arcaiche, come nelle modernissime, la bella inflorescenza del grano maturato sull'asse eretto è preferito motivo ornamentale, come si vede fra le mani della Pace nella invocazione di Tibullo, nella medaglia di Tito alla Fedeltà, nella statua del Buon Evento eretta nel Campidoglio. Le antiche monete di Metaponto avevano una spica; così nelle monete di nichelio da venti centesimi l'Italia nostra contemporanea è rappresentata con una testa dal profilo sereno, ed a sinistra sporge la mano che tiene una spica (scultore Bistolfi); e anche le monetine da cinque centesimi (1921) ricordano con la sintetica espressione grafica la Magna parens frugum, Saturnia tellus (Georg. - II. 73);

la quale – però – importa maggior grano di quello che oggi la sua feconda terra produce, e il verso celebratissimo di Virgilio suona ironia al confronto delle tabelle statistiche delle dogane...Naturale e caratteristico attributo della agricoltura, la ghirlandetta di spiche con la fettuccia bianca era il distintivo della dignità collegiale degli arvali quiriti. Alle falde dell'Imalaia, nelle valli del Gange e dell'Eufrate, si propiziavano le divinità sacrificando con il prezioso cereale. In Egitto si offriva ad Iside; a Roma sull'ara nuziale e sulle mani congiunte dei novelli sposi si versavano pugni di grano (conferreatio). In Eleusi l'ierofante mieteva in silenzio una spica e la offriva all'iniziato ai sacri misteri come simbolo di Plutone e di Cerere, la <> (Alamanni). La iconica dell'estate, del luglio e simili importa, naturalmente, il compimento decorativo del fusto di grano, foggiato a corona, tenuto nella cornucopia o nelle mani. Con la spica, con i pampini e una ghirlanda di papaveri fu pure ritrovato, scolpito sopra un bassorilievo antico, un fanciullo simboleggiante il Genio, a cui fu posta la seguente iscrizione: Quis tu laete puer? Genius, cur dextera aristam / Laeva uvas. Vertex quidque papaver habet? / Haec tria dona deum Cereris Bacchi atque Soporis / Namque his mortales vivitis et Genio. (Ripa) La Calamità è dipinta con un contorno di spiche infrante e abbattute. E cosparsa di duol Cerere vede / Guasto l'onor delle bramate spiche. (Chiabrera). A significare tutta la fede del buon evento di cui è apportatrice la spica stanno mistiche abitudini remote tuttora vigenti: Nei paesi circumetnei, poi che sono fiorite le messi, il più vecchio e la più giovane ragazza del contado vanno cercando le più belle spiche di grano, tagliando allora il filo di paglia intero, lungo, presso la terra; ne fanno piccoli fasci, e in posa ieratica, a braccio teso, li distribuiscono fra le diverse famiglie. In ogni rustica casa è così posto, al capezzale, il piccolo manipolo di spiche, perché protegga il podere, l'orticello, l'abitazione. E quando l'Etna minaccia, le donne escono dalle case salmodiando, con le trecce sciolte sulle spalle, e recando processionalmente il manipolo capovolto, fidenti nella potenza dello scongiuro. A dinotare la nobiltà del simbolo anche in araldica, lo smalto della spica è sempre d'oro." (Testo tratto da: Giovanni Cairo, "Dizionario ragionato dei simboli", Ulrico Hoepli, Milano, 1922, aggiornamento febbraio 2022). Per approfondire il tema della simbologia funeraria ottocentesca cliccare qui.