Scheda
Agostino (Augusto) Zucchini nasce il 6 maggio 1894 a Fiesso di Castenaso in provincia di Bologna. Di umili origini, penultimo di sette fratelli, è figlio di Adelfo Zucchini impagliatore di sedie e di Rita Tassoni. Frequenta le prime due classi elementari nella scuola comunale di Fiesso e nel contempo serve messa come chierichetto nella chiesa parrocchiale del paese. Nel 1902 a soli sette anni, a causa della morte del padre avenuta a 43 anni, Agostino lascia la scuola e prende lavoro come garzone presso una casa colonica. Inizia in questo periodo la sua passione per il disegno; durante le lunghe ore al pascolo con i buoi scarabocchia sulla carta e il cartone che riesce a reperire. Per colorare i suoi disegni utilizza come fossero pastelli il carbone e i minerali colorati che trova in natura, poi impara a impastare i colori dopo averli ridotti in polvere, che utilizza su tavolette o su brandelli di tela stesa su cartone.
Il primo a notare la vocazione artistica di Agostino è il parroco di Fiesso, il quale nel 1905 mostra i suoi quaderni allo scultore Arturo Orsoni che si impegna a impartirgli lezioni di disegno gratuitamente. Ogni mattina, Agostino, si reca in bicicletta a Bologna per frequentare lo studio dell'artista, dove più tardi conosce Alessandro Scorzoni, Carlo Baldi e altri giovani pittori bolognesi. Nel 1908 si trasferisce a Bologna con la famiglia dove lavora da garzone di fornaio presso una panetteria di via Indipendenza. Nel 1911 aiuta un amico muratore nei lavori di restauro in un antico palazzo bolognese decorando le pareti e i soffitti. In seguito viene assunto come decoratore di mobili presso il Laboratorio dei fratelli Cervellati, in via Santo Stefano, dove conosce il pittore Luigi Cervellati. Sono però la scuola di Carlo Baldi e l’amicizia dell’architetto Giovanni Zarri a determinare le sue future scelte artistiche. Nel 1913 su consiglio di Giovanni Zarri inizia a dipingere con l’ausilio del cavalletto con colori ad olio, esercitandosi anche con i colori a pastello. Inizia la frequentazione con i pittori Alessandro Scorzoni, Alfredo Protti e Flavio Bertelli.
Dichiarato inabile al servizio militare per un difetto congenito ad un occhio, partecipa alle lotte sindacali dei liberi lavoratori socialisti capeggiati da Alessandro Massarenti nella Bassa bolognese. Nel 1924 sposa Celestina Lorenzini e vanno in viaggio di nozze a Monzuno. Negli anni fra le due guerre, Agostino lotta per affermarsi in un ambiente ostile e le occasioni di esporre i suoi quadri in mostre personali sono rare. La prima risale al 1928 e viene recensita soltanto da Italo Cinti nel mensile del Comune di Bologna. La seconda, allestita tre anni dopo in una galleria d’arte di via Santo Stefano, viene ignorata dalla stampa locale ad eccezione della stessa rivista municipale che gli dedica uno scritto firmato da Giuseppe Rivani. Sull’artista, considerato un dissidente, cala un silenzio che dura oltre vent’anni. Si deve attendere il 1953 per la ricomparsa in galleria del pittore ormai sessantenne.
Unica eccezione durante il Ventennio accade a metà degli anni ’30, quando l’amico Cevenini, direttore dell’albergo Stella d’Italia di via Rizzoli lo invita, sfidando le gerarchie fasciste, a presentare una mostra privata nella hall dell’albergo appena restaurata. Le pessime critiche, piene di insolenze recensite sul maggiore quotidiano locale, incuriosiscono l’opinione pubblica al punto da attirare tantissima gente; la hall è sempre affollata e al termine della mostra dei quaranta quadri esposti nessuno ne rimane invenduto. Inizia a viaggiare attraverso l’Italia, visitando città, musei e gallerie d’arte, continuando a dipingere; le sue pricipali tappe di studio e di lavoro sono le città di Arco, Torino, Roma, Milano, Venezia, Ferrara, Firenze e i grandi e piccoli centri dell’Apennino.
La sua pittura trae ispirazione dalla natura, con particolare predilezione per i fiori tanto da essere definito da Francesco Arcangeli “l’ultimo fiorante”. Dipinge ad olio e al pastello paesaggi di grandi e piccole dimensioni, rappresentanti in gran parte vedute dell’Appennino, marine, nature morte, frutta e fiori. Nel 1953 presso una sala del Museo civico viene allestita una sua mostra che questa volta non passa inosservata. Sull’Avvenire d’Italia Rivani scrive “l’evidente verismo della sua pittura e l’impressionismo che sempre soddisfa per immediatezza ed efficacia, per purezza e bellezza di colori”. Anche ad altri recensori non sfugge la sincerità e fedeltà della sua pittura alla realtà, tanto che sulle colonne dell’Avanti il pittore e critico Emilio Contini scrive ”l’inclusione dello Zucchini ad opera di Arcangeli tra i maestri e gli eletti della Galleria d’arte moderna di Bologna ha lasciato a bocca aperta i santoni dell’avanguardia locale”.
Francesco Arcangeli, direttore della Galleria comunale d’arte moderna, acquista alcuni quadri che sono esposti nel 1963 al Museo civico accanto ad alcune incisioni di Morandi, due acquaforti di Romagnoli, dipinti di Wols, Tàpies, Sutherland e alcune altre opere di artisti celebri. Nel presentare le opere, Arcangeli fa notare che l’acquisto ha anche un significato riparatore nei confronti di un pittore perseguitato dal fascismo e come tale messo al bando. Dal 1953 al 1963 alterna i suoi viaggi alle esposizioni annuali al Museo Civico di Bologna e alle mostre nelle gallerie bolognesi.
Muore a Bologna il 3 dicembre 1972 all’età di 78 anni, le sue spoglie riposano nella corsia principale del Cinerario all’interno del Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna.
Irene Sarmenghi, maggio 2024.
Bibliografia: Giorgio Ruggeri, "Agostino Zucchini - l'ultimo fiorante", Grafis, Bologna, 1983.