Scheda
Federico Zardi nasce a Bologna il 25 ottobre 1912 da Ferdinando Zardi e Amelia Zagnoni. Dopo aver compiuto studi classici si iscrive contemporaneamente al Conservatorio e alla facoltà di lettere dell’Università di Bologna, portando solo a termine gli studi musicali diplomandosi in pianoforte.
Direttore d’orchestra presso alcune Compagnie di riviste, all’età di ventisei anni si cimenta nell’attività di scrittore e di drammaturgo. La sua prima commedia dal titolo E chi lo sa…?, biografia di una semplice e onesta ragazza in età da marito rappresentata nel 1938, riscuote largo favore di pubblico e critica. Nel 1939 l'ufficio della censura del Ministero della cultura popolare - il Minculpop - non gli concede il visto per la rappresentazione della commedia La livrea. Nello stesso anno entra come giornalista praticante ne il Resto del Carlino di cui diventa vice critico teatrale; scrive la sua seconda commedia Gli Imbecilli che viene censurata dal regime. Il non poter rappresentare il suo lavoro teatrale porta Zardi ad abbandonare l’attività teatrale per dedicarsi esclusivamente al giornalismo. Diventato giornalista professionista nel 1940, viene assunto come redattore capo presso Il Resto del Carlino ed al Carlino Sera. Nel luglio 1943 ottiene la pagina di critica teatrale ma dopo l’8 settembre non volendo collaborare con l’esercito tedesco d’occupazione e con il rinato regime fascista, per non essere arrestato lascia l’incarico e fugge da Bologna. La mattina del 26 luglio 1943, quando cade la dittatura, con Ezio Cesarini e Antonio Meluschi, è tra gli oratori che improvvisarono comizi in piazza Vittorio Emanuele II (attuale piazza Maggiore).
All'assemblea dei giornalisti, convocata il 12 settembre dello stesso anno nella sede de "il Resto del Carlino", interviene, e si dichiara contrario al programma illustrato dal nuovo direttore Giorgio Pini, non intendendo collaborare con l'esercito tedesco d'occupazione e con il rinato regime fascista, e decide di abbandonare il giornale. Nei primi mesi del 1944 si allontana da Bologna per non essere arrestato: attraversato il fronte nella zona di Pesaro, assume la direzione del Corriere Alleato, giornale dell’VIII Armata inglese e nello stesso anno fonda il servizio in lingua italiana presso la radio omonima. Dopo la liberazione Zardi, ritorna a Bologna il 22 aprile 1945, assumendo le funzioni di capocronista di Rinascita (quotidiano del C.R.L.N. Emilia Romagna), successivamente assume la direzione del Giornale di Rimini e per due anni è inviato speciale e critico teatrale del Giornale dell’Emilia diretto da Tullio Giordana. Dopo quest’ultima esperienza passa al giornale comunista Progresso d’Italia in qualità di capo cronista, condivide le battaglie della classe operaia partecipando a scioperi organizzati dagli agricoltori, a vertenze sindacali e alla campagna elettorale del 1948 esponendosi contro la classe dirigente dell’Emilia Romagna. Nello stesso anno Zardi sposa Clara Beccato, conosciuta durante gli anni dell’università.
Nel 1950 viene nominato per un anno inviato speciale di Milano Sera, successivamente per circa sei anni ricopre il ruolo di redattore del Giornale Radio. Conclude la sua esperienza di giornalista come critico teatrale per il settimanale Cronache curando la pagina dedicata al teatro; i suoi articoli sono graffianti, provocatori e di denuncia verso una realtà teatrale corrotta e impoverita dalla mancanza di testi nuovi. Lasciatosi alle spalle l’esperienza giornalistica durata un decennio, si dedica esclusivamente al teatro, attraverso il quale intende colpire con l’ironia determinati aspetti della società; scrivere per il teatro diventa per Zardi l’unico modo per esprimere appieno le sue idee e il suo pensiero senza filtri e soprattutto per far conoscere la sua verità ad un pubblico sempre più vasto.
Nel 1951 assume la direzione artistica del Festival Nazionale della Prosa di Bologna da lui stesso ideato con la collaborazione di Carlo Alberto Cappelli, incarico che manterrà per tre anni. Ritorna alle scene del teatro rivedendo il testo de Gli Imbecilli curandone una nuova stesura e cambiando il titolo in La Livrea. Nel 1952 scrive Emma rappresentata al Piccolo Teatro di Milano con la regia di Giorgio Strehler suscitando non pochi malumori per la descrizione satirica degli “intellettuali” italiani di sinistra nel periodo del dopoguerra. Nel 1955 gli viene assegnato il premio “Marzotto” per il dramma I Giacobini; tra le sue opere migliori andrà in scena al Piccolo Teatro di Milano due anni dopo con la regia di Strehler, ne verrà fatta anche una versione radiofonica nel 1960 e televisiva nel 1962 diretta da Edmo Fenoglio. Ne I Giacobini vengono rappresentate le vicende della Rivoluzione Francese vista attraverso la figura di Robespierre e altri personaggi principali; la volontà di Zardi è quella di far rivivere come uomini quei personaggi che, circondati da un alone mitico li ha privati della loro umanità. Nel 1956 Zardi porta a termine un’altra commedia dal titolo Balanzoneide che in tre atti affronta il tema del fallimento dei piccoli teatri in Italia. Di questa opera non esiste il testo in quanto la delusione della mancata pubblicazione editoriale spingono l’autore a distruggere il manoscritto originale. Nello stesso anno va in scena al Teatro Mercadante di Napoli I Tromboni interpretato da Vittorio Gassman: l’autore prosegue così la sua attenta analisi di ritratti umani dai toni bizzarri, una serie di quadri satirici, specchio a suo giudizio, dei misfatti della borghesia contemporanea. Attualità e satira trovano ulteriore ampio spazio nell’opera Alla Periferia, l’atto unico viene rappresentato per la prima volta a Roma al Teatro Quirino l’8 marzo 1958 con la regia di Vittorio Gassman che ne è anche il protagonista e ottiene, come era avvenuto per I Tromboni, largo consenso di pubblico.
Il mondo del teatro d’opera e quello della prostituzione sono al centro di Serata di Gala scritta e rappresentata sempre nel 1958 al teatro Eliseo di Roma dalla compagnia Cervi-Padovani-Ferzetti, con la regia di Luigi Squarzina; con questa commedia Zardi attacca l’ambiente del teatro, mettendo a fuoco la corruzione e debolezza umana. Stesso taglio satirico si ritrova ne I Marziani del 1960 realizzato dal Teatro Stabile della Città di Genova con la regia di Giuseppe Menegatti; in questa commedia l’autore si serve di esseri extraterrestri per elaborare un’accurata analisi dei mali della società del tempo. Nel 1959 Zardi assieme alla moglie si trasferisce da Bologna a Roma dove inizia una collaborazione con la Rai.
Appare per la prima volta sui teleschermi italiani con la serie televisiva Il Mattatore, trasmessa nel febbraio-marzo 1959 in dieci puntate con la regia di Daniele D’Anza e l’interpretazione di Vittorio Gassman. Da questo momento in poi Zardi scriverà solo per la televisione. Nel 1960 intraprende con E. F. Palmieri un lavoro televisivo di interesse culturale “teatro in dialetto”, percorso attraverso alcune delle più rappresentative opere del panorama drammaturgico vernacolare composte tra la metà dell’800 e la prima metà del 900. Rappresentate durante la stagione di prosa televisiva hanno l’intento di diffondere la conoscenza del teatro in dialetto attraverso opere originali, coraggiose scritte da giovani autori. Nel 1961 scrive in collaborazione con Luciano Bergonzini il libro Teatro anno zero, documento che evidenzia chiaramente i motivi per cui in Italia il teatro drammatico è, a suo parere ormai agonizzante vicino alla sua morte. Nel 1962 Zardi collabora alla scrittura e sceneggiatura di alcuni Caroselli televisivi ed è inoltre autore di un radiodramma per la regia di Corrado Pavolini. Nel 1964 viene trasmessa per la prima volta I Grandi Camaleonti, opera più nota presso il grande pubblico, scritta per la televisione e diretta da Edmo Fenoglio. Prima di morire Zardi completa la stesura di un romanzo autobiografico dal titolo Il bisogno di morire mai pubblicato per espressa volontà della moglie Clara Beccato Zardi. Il testo è conservato nel Fondo Federico Zardi presso il Centro manoscritti autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia, donazione avvenuta nel 1999.
Federico Zardi colpito da neoplasia alla gola, muore a Roma il 27 ottobre 1971 all’età di 59 anni. Riposa nel Chiostro Maggiore del Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna.
Irene Sarmenghi, febbraio 2025.
Bibliografia: A. Albertazzi, L. Arbizzani, N. S. Onofri (a cura di), Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945); Loredana Di Felice, Il teatro di protesta di Federico Zardi, Tesi di Laurea, Università degli studi di Roma “La Sapienza”. Facoltà di lettere e filosofia storia del teatro e dello spettacolo. Anno Accademico 2000-2001; Wikipedia, ad vocem.