Scheda
Valentino Solmi nasce a Bologna nel 1810. Si forma presso l’Accademia di Bologna tra il 1836 e il 1842, seguendo il corso di Prospettiva e Scenografia tenuto da Francesco Cocchi, al quale succederà nell’incarico nel 1865, alla morte del maestro. Vincitore di diversi premi scolastici, partecipa a numerose rassegne nazionali e internazionali: le Protettrici del 1854 e del 1865; le Esposizioni Universali di Vienna del 1873, Londra del 1874, Filadelfia del 1876. Dal 1850 al 1855 soggiorna a Odessa in Russia, dove ricopre la carica di pittore di Decorazione e professore di Disegno nell’Imperiale Collegio Richelieu (Farioli, 1983, p. 214).
Nel campo della scenografia l’artista diviene portatore di un nuovo modo di interpretare e rappresentare la scena: «al rigore prospettico, di stretta osservanza settecentesca, egli sostituisce un’ambientazione scenica che tende all’utilizzo dei valori cromatici e dei contrasti luminosi» (De Fazio, 2012, p. 108). In questa svolta l’artista sembra raccogliere la lezione di Domenico Ferri, personaggio di spicco nel panorama della scenografia romantica (Farioli, 1983, p. 214). All’attività di scenografo (collabora con il Teatro Comunale di Bologna dal 1849 al 1871), Solmi affianca quella di decoratore, eseguendo nel 1857 alcuni lavori presso la Sala Mezzofanti della Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna, «le decorative architettoniche […] della grande volta […] in sullo stile del ‘600»(Farioli, 1983, p. 214). Realizza inoltre decorazioni pittoriche nel Teatro Brunetti di Bologna, oggi Duse, insieme a Luigi Busi e Gaetano Lodi. Stimato e amato dagli allievi, l’artista continua l’ attività didattica, che si conclude prematuramente il giorno del suo suicidio, avvenuto l’otto gennaio del 1877; fortemente colpiti dal gesto inspiegabile gli studenti di Prospettiva dedicano al loro maestro parole di sentita partecipazione: «Benchè si sentisse nato più per essere artista indipendente, che per condurre la tediosa vita dell’insegnante, pure ci ammaestrava con affetto e non mancava di prodigarci consigli e incoraggiamenti» (De Fazio, 2012, p. 108).
Tra le opere di Solmi si registrano diverse vedute, tra le quali Porta laterale della chiesa dell’Ara Coeli a Roma e Veduta laterale di moschea a Costantinopoli, entrambe conservate presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna. I dipinti furono presentati alla I Esposizione delle Accademia dell’Emilia del 1863. Nella veduta romana l’artista piega le regole della prospettiva («in varie parti non ci sono sembrate dei tutto esatte le linee di sfuggita e di concorrenza al punto di vista», L’Eco, 18 giugno 1863) per cogliere con immediatezza un istante fugace, quello in cui dalla porta della facciata laterale si snoda il corteo dei fedeli. L’opera viene lodata dalla commissione per la «facilità del tocco» e la «verità di colorito» (Farioli, 1983, p. 15). La Veduta laterale della moschea di Costantinopoli si inserisce nel filone della moda pittorica per i temi orientalistici, che caratterizza in quali anni l’arte europea. Solmi sembra fornire una «visione personale del monumento»: assumendo un punto di vista fortemente ravvicinato, l’artista delinea un’immagine «segnata da un gioco di luci e di ombre studiate con cura», offrendo una «ricostruzione esatta del monumento esemplare di Costantinopoli» (De Fazio, 2013, p. 60). Solmi cede al fascino dell’esotico anche in altre opere, come Paesaggio orientale, noto attraverso una riproduzione fotografica dell’Album Belluzzi, presso il Museo Civico del Risorgimento di Bologna.
L’insegnamento di Solmi lascia una traccia duratura nel panorama artistico cittadino, tra i suoi allievi si ricordano infatti Emanuele Brugnoli, Enea Monti, Silvio Gordini, Ermenegildo Giorgi. Quest’ultimo, studente del Collegio Venturoli di Bologna, realizza nel 1877 un dipinto, Ingresso laterale di S. Maria d’Ara Coeli in Roma, chiaramente ispirato all’opera del maestro. Giorgi riprende il medesimo soggetto ma con alcune varianti. Il punto di vista è più ravvicinato, mentre la scena, immersa in «un’atmosfera più tranquilla e meno chiassosa» (Francia, 2015, p. 210) è popolata solo da poche figure. Un suggestivo ritratto dell’artista è presente presso la Quadreria dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, il Ritratto di Valentino Solmi, dipinto da Luigi Gregori nel 1859. In linea con tanta ritrattistica di metà dell’Ottocento, Gregori lascia trasparire le «doti umane e intellettuali del personaggio», che stringendo con la mano sinistra un album di disegni dimostra una «romantica consapevolezza di sé» (De Fazio, 2012, pp. 107-109).
Ilaria Chia
Bibliografia: I concorsi curlandesi. Bologna, Accademia di Belle Arti, 1785-1870, catalogo della mostra a cura di Renzo Grandi, Casalcchio di Reno, Grafis, 1980, pp. 214-215; Antonietta de Fazio ( a cura di), Accademia di Belle Arti di Bologna. Catalogo della Quadreria», Rimini, NFC, 2012, pp. 107-109; Gian Piero Cammarota et. al. (a cura di), Pinacoteca Nazionale di Bologna, catalogo generale, vol. V, Ottocento e Novecento, Venezia, 2013, pp. 58-61; Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni, catalogo della mostra a cura di Luigi Samoggia e Roberto Martorelli, Medicina, 19 aprile - 14 giugno 2015, pp. 209-210.