Scheda
Conobbi Cesare Ratta nell'agosto del 1886. Una raccomandazione mi aveva aperto le porte della Tipografia Azzoguidi. La posizione non poteva dirsi splendida, nemmeno per un ragazzo principiante quale io ero. Dieci soldi la settimana, nove ore di lavoro nei giorni feriali, tre la domenica, e, come gratificazione, le busse delle quali allora non si era avari con gli apprendisti, e costituivano un sistema pedagogico come un altro, ma che mi gonfiava di collera il cuore e di lagrime ribevute dagli occhi. Voltando il foglio dietro le macchine e spazzando scrupolosamente la sala del reparto, studiavo l'ambiente dove poi i più non erano maneschi e volgari. L'uomo che mi fu più simpatico fino da quei primi non lieti giorni fu Cesare Ratta. Non aveva allora che ventinove anni e già s'era guadagnata riputazione di operaio eccellente. Lavorava, con pochi altri, in una saletta dove mi arrischiavo qualche volta per sorprendere il segreto della nascita di quelle magnifiche composizioni decorate di fregi, alle quali Eugenio Sisti avrebbe poi dato gioia ed armonia di colori. Con lui non correvo pericolo di scapaccioni. Anzi la mia curiosità, parendogli sano desiderio di apprendere, rendeva buono e gentile con me più che con gli altri miei coetanei. Ebbi poi la fortuna di passare, con un avanzamento di centesimi venticinque settimanali, dalle macchine ai compositori, divenendo così il fattorino di questi ultimi. Il fattorino era allora una specie di servetta in calzoni corti, pronto, agli ordini ed ai capricci degli operai. Fattorino, un toscano! - Fattorino, un mezzo litro! - Fattorino, due soldi di salame! - C'era da sgambettare tutto il giorno, con l'unico compenso di acquistare non troppo utili cognizioni sulle preferenze dei colleghi adulti in fatto di vini e di vivande.
Cesare Ratta elevava la mia posizione affidandomi pacchi di lettere da portare ai colleghi sparsi in tutte le tipografie della città. Incominciava il lavoro preparatorio per l'applicazione di un contratto di lavoro che disciplinasse il compenso dovuto ai tipografi, Cesare Ratta teneva le fila dell'azione da pari suo. Il movimento operaio era allora al suo inizio. Dal vago e confuso democraticismo, esclusivamente politico parolaio, si sboccava alfine nella lotta di classe. Capitale e lavoro si mettevano di fronte in una antitesi che le transazioni avrebbero a volta a volta composta in necessari temporanei accordi, ma risolta mai. Se nel 1888 i tipografi ebbero un primo vero contratto di lavoro, il merito fu principalmente di Cesare Ratta. Scomparvero le tre ore domenicali, si ebbe la valutazione del cottimo sulla base della lettera tipo, fu stabilito un minimo compenso per i salariati a paga fissa di ogni singola categoria. Il cómpito assuntosi di organizzatore non lo distraeva dalle ricerche e dai tentativi dell'arte, anzi fino da quei primi momenti egli ebbe chiara e lucida la intuizione che non vi può essere duratura conquista degli operai se un'ascensione intellettuale non la determini e la sviluppi. La propaganda per una scuola professionale tipografica procede da lui ed ebbe origine in quel tempo. Il primo Circolo Tipografico «con scopi d'istruzione e diletto» fu fondato da Cesare Ratta nel 1888 in via Savenella, ma ebbe vita effimera. L'iniziativa fu ripresa e ricadde parecchie volte. I Circoli peregrinarono da via Capo di Lucca a via del Piombo, a via della Grada a via Savenella. Qui l'ultimo di essi, ebbe vita quasi quadriennale. Ricordo di un ciclo di conferenze, in una delle quali Francesco Bagnoli parlò della storia della musica, Cesare Ratta dei debiti, ed io della sola cosa in cui a quell'età ero davvero competente: dell'amore. Il primo di gennaio del 1889, sotto la ragione sociale Zamorani e Albertazzi, fu fondato lo Stabilimento Grafico che, ingrandito sempre e portato a fortuna, va ora sotto il nome di Stabilimenti Poligrafici Riuniti.
La tipografia commerciale fu da principio ben poca cosa. Pochi caratteri, tre macchine e un torchio. «Il Resto del Carlino» non tirava che 6000 copie e la sua redazione si sentiva principescamente alloggiata in tre piccole sale arredate alla buona. Cesare Ratta fu chiamato fin da principio a far parte del personale con le funzioni di compositore e di correttore, cui s'aggiunsero più tardi quelle di correttore del « Resto del Carlino». Quest' uomo, che parve sempre così cagionevole di salute, diede prova di una resistenza al lavoro davvero meravigliosa. Con tutti gli obblighi professionali che gli prendevano il giorno buona parte della notte, trovava il tempo di scrivere articoli di cultura professionale e di propaganda sociale. I pochi risparmi si convertivano in libri, e la piccola casa di Piazza Ravegnana ne fu presto piena. In un programma redatto nel maggio del 1893 per il Comitato Elettorale Operaio permanente, Cesare Ratta esponeva il suo pensiero politico. Non è senza un senso di meraviglia per l'acume e l'antiveggenza dimostrate dal nostro amico, che si leggono alcuni punti di quello scritto. Non citerò che alcuni dei postulati principali: -Autonomia dei Comuni per tutto ciò che si riferisce alla loro amministrazione interna e polizia. - Imposta unica e progressiva, stabilita in base alla rendita. - Che le vie ferrate, i tranvai, i grandi mezzi di navigazione, le miniere, le terre infruttifere, le officine ecc., appartengano ai lavoratori. - Abolizione dell'art. 1 dello Statuto. - Organamento nazionale dell'insegnamento professionale e scientifico.
La bufera del 1898 trovò Cesare Ratta al suo posto. La sezione bolognese della Federazione del Libro fu sciolta per avere espressa la sua protesta contro la reazione stupida e feroce che riempiva le carceri e insanguinava le piazze. Contro Cesare Ratta, insieme agli altri componenti il Comitato, fu iniziata procedura per la violazione di non so quanti e quali articoli di legge. Ma se la Sezione non si radunò più pubblicamente, non cessò per questo di esistere. Un nuovo Comitato fu eletto e i soci continuarono a mantenersi uniti ed a pagare le quote. Sotto l'impeto della raffica, la nascente organizzazione operaia si contrasse, ma non sbigottì. Il giovane socialismo rifulse allora di tutta la bellezza morale dei suoi pionieri, dei suoi apostoli. I processi si risolsero nella condanna e nella apoteosi insieme degli imputati. Gli arresti successivi dei redattori e dei tipografi non interruppero un solo giorno la pubblicazione dell' Avanti! Intorno questa nostra prima bandiera si strinsero in un patto di fede e di sacrificio tutti i migliori uomini del partito. Nonostante gli editti grottescamente feroci, il nostro pezzo di carta si diffondeva dappertutto, sollevando simpatia ed ammirazione per questa gente che, perseguitata e percossa, non disarmava, non si arrendeva, imponendo col proprio sacrificio la discussione delle nuove idee. E queste ebbero presto diritto di cittadinanza. La pubblica coscienza si rivoltò contro questi odiosi sistemi di governo. Le elezioni del 1900 disillusero anche gli ultimi e più ciechi conservatori. Tutte le grandi città del nord mandarono alla Camera soltanto deputati di opposizione. La borghesia, visti inutili i tentativi reazionari, si risollevò nel lavoro. Nella libertà, che è l'atmosfera necessaria ad ogni progresso, ritrovò le vie della propria salvezza. Si buttò alle industrie, volle riguadagnare cento per il dieci che aveva dovuto concedere agli operai. Le industrie rifiorirono, ma rifiorirono anche le leghe operaie. Incominciò una revisione generale dei contratti di lavoro e nel 1902, guidati da Cesare Ratta, i tipografi ottennero la riforma della tariffa concordata quattordici anni prima. Nello stesso anno Paolo Neri fondò la sua bella tipografia. Gli occorreva un proto, e la scelta, data la competenza del nuovo industriale, non poteva essere dubbia. Cesare Ratta fu il primo proto di quella tipografia, e non è far torto alla intelligenza di Paolo Neri attribuendo al festeggiato di oggi la 4parte che gli spetta nella fortuna meritamente letti, adesso Direttore Generale delle Scuole conseguita da quell'azienda. I nuovi impegni non distolsero l'amico nostro dagli studi prediletti. Tutte le esposizioni industriali lo ebbero concorrente premiato, tutti i tentativi di diffusione della cultura tra la classe operaia tra i primi e più convinti fautori.
Soltanto dopo il contratto di lavoro del 1915 il grande sogno di Cesare Ratta ebbe la sua attuazione. La Scuola professionale Tipografica, per quanto poveramente sussidiata dagli enti pubblici e dalla Federazione di mestiere, potè essere aperta. Quest'uomo, allora più che cinquantenne, trovò per la Scuola vagheggiata nuove, fresche energie. Dopo nove ore quotidiane di lavoro, quando non diventavano dieci o più per le esigenze dell'industria, eccolo farsi gratuito e premuroso insegnante dei giovani che l'obbligo forse più che l'amore conduceva alla sua scuola. Eccolo farsi propagandista della cultura professionale, prodigarsi con un altruismo ed un sacrificio che rimarranno esempi insuperabili di abnegazione e di fede. Adesso il Comune ha rilevato la Scuola, e Cesare Ratta ne è rimasto il Direttore e l'anima. La sua carriera professionale si conclude con il titolo più alto che potesse ambire: Maestro! E Maestro egli fu veramente per noi, già innanzi con gli anni, come ora pei giovani. Scrivendo queste righe io pago in piccola parte un debito grande di riconoscenza. L'aver trovato fino dai primi passi nell'arte un amico e una guida mi fu di giovamento grandissimo. Più tardi, Roberto Monetti, di pochi anni più giovane di me, mi ricondusse in un sano desiderio di emulazione alle scuole secondarie serali. Il nostro esempio attrasse altri giovani, e si formò così un piccolo manipolo di volonterosi. L'indimenticabile nostro maestro, il Prof. Cappelsentati Elementari, non attese i piccoli e tardi compensi del Municipio per assecondare il nostro desiderio di apprendere che sorpassava i modesti programmi di un corso serale limitato alle poche lezioni di un unico anno. Avemmo, per merito e per dono squisitissimo suo, un secondo ed un terzo corso, e mi pare, anche un quarto. Non potevo concludere questo ormai troppo lungo scritto senza accoppiare al nome di Cesare Ratta quello del mio sfortunato e carissimo Monetti. Inchinandomi ad una vecchiaia che sta per incominciare, ed auguro lunghissima e vegeta per il bene di tutti i tipografi, io penso all'amico che non toccò nemmeno la maturità e sarebbe oggi tra noi nel vigore degli anni e dell'ingegno. Mio caro Ratta, tu sei troppo intelligente e troppo buono per adontarti se il fiore che oggi ti porgo è inumidito dalle lagrime di un doloroso ricordo. Perdona a questo tuo vecchio amico che non sa volgersi verso il passato senza rimpiangere, non la gioventù tramontata, ma il fraterno amore di Monetti che gli sarebbe durato. Ho avvicinato al tuo il nome del morto amico perchè mi parrà di averlo un poco presente tra noi quando raccolti intorno a te ti diremo che molto noi possiamo per l'organizzazione di classe, ma anche e forse più per l'abnegazione degli uomini d'ingegno come te che donano tutta una vita e non hanno nulla da chiedere. Il miglior frutto dell'opera tua, e che ti è più intimamente proprio, è questo rinato amore per l'arte, questa più organica concezione della vita sociale che onorano tra noi la nostra classe. Il poeta ha detto il vero: «Io ho quel che ho donato».
EMANUELE GUIDASTRI
PROGRAMMA DELLE ONORANZE A CESARE RATTA
Domenica 3 ottobre, ore 10 Visita alla Scuola Professionale Tipografica. - Inaugurazione dell'annessavi Biblioteca. - Esposizione di alcuni lavori riflettenti le principali branche della nostra industria. Esposizione dei bozzetti presentati per un concorso fra i tipografi residenti in Bologna e premiazione dei vincitori. Distribuzione di un numero unico d'occasione della Tipografia Emiliana, edito a cura della Casa Editrice Nicola Zanichelli e degli Stabilimenti Poligrafici Riuniti. - Ricevimento ai Convenuti, gentilmente offerto dal Comune di Bologna.
Domenica 3 Ottobre, ore 13 - Banchetto da tenersi al Ristorante Belletti, fuori porta D'Azeglio.
PUBBLICAZIONI, CARRIERA OPERAIA E ONORIFICENZE DI CESARE RATTA - PUBBLICAZIONI VARIE
Discorso letto il di 8 agosto 1881 davanti al cippo funebre di Paolo Bentivoglio, inaugurandosi lo stendardo della Società di M. S. per la Tariffa fra gli operai tipografi di Bologna. Bologna, Società tipografica Azzoguidi, 1881.
Brevi cenni riguardanti la Società di M. S. fra i Tipografi ed Arti Affini in Bologna. Pubblicazione fatta in occasione del 30° anniversario della fondazione. - Bologna, R.Tipografia, 1882.
Relazione su i lavori del III Congresso tipografico italiano tenutosi in Napoli l'ottobre 1882. Bologna, Società tipografica Azzoguidi, 1882.
Nell'Aula di Temi. Dalla Strenna del Tipografo Fiorentino.- Firenze, Tipografia Cooperativa, 1886.
Relazione sul IV Congresso nazionale dell' Associazione fra gli operai tipografi italiani, tenutosi in Venezia nel 1887 Bologna, Società tipografica Azzoguidi, 1887.
La Società tipografica Azzoguidi (anonima cooperativa). Monografia pubblicata in occasione dell' Esposizione delle Provincie dell'Emilia. Bologna, Società tipografica Azzoguidi 1888.
La Stampa all'Esposizione nazionale di Milano del 1881. Relazione.
Le Arti Grafiche all'Esposizione italiana di Torino del 1884. Relazione e commenti quale delegato della Federazione Operaia bolognese.
Difetti Moderni (La Considerazione. - I Debiti). Conferenza tenuta al Circolo Tipografico nel 1897.
La Società di Mutuo Soccorso fra i Tipografi ed Arti Affini di Bologna dall'anno 1882 all'anno 1897. Monografia comprendente tre lustri di vita sociale. Bologna, 1898.
Per un amico. Prefazione al volume: Della Stampa e dei suoi migliori cultori con notizie sulla carta dall'origine ai giorni nostri di Giuseppe Novelli. Milano, Stabilimento Tip. Golio, 1898.
Chiacchierate Tipografiche. Sommario: Origini della stampa. - Scuole professionali. Il cammino del Libro. L'ornamentazione tipografica. John Ruskin. - Preraffaellismo. Simbolismo. Anche l'architettura !... Critica spicciola. - Estetica e Stile. Del gusto in tipografia. Due utili ausiliari. L'arte nella strada. Della copertina. La fotoincisione, - Bologna, 1900.
La Tipografia Moderna e le Industrie affini. Parte I- La Stampa tecnica e professionale nelle Arti Grafiche. - Bologna, 1907. (Premiata all' Esposizione di Milano nel 1907).
Per una Scuola Professionale Tipografica in Bologna. (La funzione morale e tecnica delle Scuole professionali tipografiche. - L'organizzazione attuale dell' insegnamento tecnico nei diversi Paesi). - Bologna, Tipografia Paolo Neri, 1909.
Omaggio della Scuola Professionale Tipografica di Bologna. (Programma, scopi, finalità della Istituzione). Coi tipi della Scuola, 1913.
La Stampa e la Riforma durante la Rinascenza. Dal volume: Nel primo Centenario della morte di Giambattista Bodoni, pubblicato a cura del Comitato e con il patrocinio della Federazione italiana fra i Lavoratori del Libro. Torino, 1913.
La Stampa e la Riforma durante la Rinascenza. Seconda edizione ampliata e riveduta, con note. Saggio di arte applicata all'illustrazione del Libro. - Bologna, Scuola di Arte Tipografica del
Comune di Bologna, 1918.
La Tipografia nei Paesi dell' Intesa. (Rapido sguardo dell'arte della Stampa contemporanea nel Belgio, Francia, Italia, Inghilterra, Stati Uniti d'America e Giappone). Tre fascicoli a varie tinte, con riproduzioni e tavole fuori testo. - Bologna, Scuola d'Arte tipografica del Comune di Bologna, 1919-1920.
Divagazioni stilistiche. Pubblicazione fatta a cura del Consiglio d'Amministrazione della Cooperativa tipografica Azzoguidi di Bologna per ricordare i sei soci fondatori e le tre date più significative delle sue prime attività sociali. Bologna, Scuola di Arte tipografica del Comune di Bologna, 1920. Per l'opera di Giambattista Bodoni. Considerazioni tecniche. -Bologna, Scuola d'Arte tipografica del Comune di Bologna, 1920.
CARRIERA OPERAIA
1875. Entra a 18 anni come impiegato alla Tipografia Legale di Isidoro Noé, ove si appassiona all'arte tipografica e comincia dopo pochi mesi ad esercitarla senza fare nessun apprendistato.
1879. È assunto come operaio presso la Tipografia Società già Compositori, ed ha la buona ventura di essere messo alle dipendenze del valente e stimato operaio Paolo Bentivoglio, che più che superiore gli fu maestro apprezzatissimo.
1881. Un concorso indetto dalla Cooperativa tipografica Azzoquidi a lui favorevole, lo fa entrare come compositore nell'officina sociale. Disimpegna per alcuni anni l'ufficio di correttore del giornale quotidiano La Gazzella dell' Emilia.
1893. Gaetano Albertazzi, comproprietario dello Stabilimento tipografico Zamorani - Albertazzi », gli fa invito di entrare nella sua azienda grafica come compositore e correttore. L'invito viene da lui accettato. Disimpegna per sei anni la revisione, in ore notturne del Resto del Carlino.
1902. Accetta l'offerta del collega Paolo Neri di disimpegnare la carica di proto nella tipografia che stava impiantando.
1916. Assume la direzione della Scuola d'Arte tipografica del Comune di Bologna, e di insegnante dei Corsi diurni di avviamento all'arte degli alunni del Corso Popolare.
ONORIFICENZE CONSEGUITE
1886 Bologna Esposizione Operaia, promossa dalla Fraternità G. N. Pepoli. Medaglia di bronzo del Municipio di Bologna.
1887 Milano Mostra tipografica Operaia nazionale e delle Arti affini della città di Milano (Sezione tipografica). Medaglia d'oro per lavori commerciali e pratici a fantasia svariatissimi.
1894 Milano. Esposizioni Riunite (Esposizione internazionale Operaia). Diploma di primo grado con medaglia d'oro per accurati lavori tipografici.
1900 Bologna II Esposizione provinciale Operaia, promossa dalla Fraternità G. N. Pepoli. Diploma di benemerenza.
1907 Milano. Mostra operaia tipografica Nazionale. Diploma di Medaglia di Vermeil per indovinati lavori del commercio, per accurate edizioni e pubblicazioni varie.
1907 Milano. Mostra operaia tipografica Nazionale. - Altro Diploma di Medaglia di Vermeil per la monografia: La Stampa tecnica professionale nelle Arti grafiche.
1913 Torino. Concorso bandito dal Comitato nazionale per le onoranze centenarie a Giambattista Bodoni. Secondo premio (il primo non fu assegnato) per la monografia La Stampa e la Riforma durante la Rinascenza.
Testo tratto da "LA TIPOGRAFIA EMILIANA OTTOBRE MCMXX - NUMERO DEDICATO A CESARE RATTA", 1920.