Scheda
"Il tram ci riporta attraverso il sobborgo popolare, abitato da marmisti e fiorai, incontro al colle di San Luca, che una leggera nebbia tiene sospeso in cielo, in una lontananza incerta.
Scesi dal tram ci incamminiamo per il portico della Certosa, che un pallido sole da estate di San Martino illumina sotto gli archi gialli." (Giuseppe Raimondi, "Estate di San Martino", 1954)
Giuseppe Raimondi nasce il 19 luglio 1898 a Bologna da Torquato, commerciante fumista di origine mantovana, e da Argentina Testoni. Il legame con Bologna, sempre forte e ineludibile per comprendere la poetica raimondiana, passò attraverso la figura materna e l’apprendimento del dialetto. Conseguito il diploma di scuola media inferiore al Liceo Galvani, commerciante e scrittore, militò in età giovanile nelle organizzazioni anarchiche e socialiste.
Nel 1914 prese parte ai moti della "settimana rossa". Nel 1918 promosse e diresse a Bologna la rivista letteraria "La Raccolta", animato da poeti e scrittori in divisa, desiderosi "di far rinascere la cultura dopo le tragedie della guerra". La rivista, arricchita da riproduzioni di opere d'arte contemporanea, dedicava una rubrica fissa alle avanguardie europee. Era chiaro il suo intento di "sprovincializzare Bologna e l'Italia, aprendole a nuove soluzioni espressive". Nel 1919 divenne segretario di redazione della rivista romana "La Ronda", il cui indirizzo era quello di ricuperare la tradizione classica. La rivista era politicamente schierata su posizioni conservatrici e filofasciste. Nel 1926 assunse analogo incarico a "L'Italiano", il periodico bolognese diretto da Leo Longanesi, che aveva il sottotitolo «Rivista settimanale della gente fascista». Negli ultimi anni del fascismo e, in particolare, durante la guerra si avvicinò al gruppo di Carlo Lodovico Ragghianti e simpatizzò per il PdA. Il 25 aprile 1943 fu arrestato unitamente ad altri uomini di cultura - tra i quali Francesco Arcangeli, Giancarlo Cavalli e Giorgio Morandi - tutti legati al gruppo di Ragghianti. Venne rilasciato negli ultimi giorni di maggio.
L’influenza di Baudelaire, Galilei, Valery e Leopardi fu fondamentale a Raimondi per il recupero di una tradizione descrittiva e meditativa; inoltre, cominciò a rivelarsi come tratto tipico di Raimondi il celarsi dietro maschere ironiche, costruite su un’intensa filigrana filosofica e letteraria, con evidente richiamo al “Filippo Ottonieri” di Leopardi. Tra le sue opere letterarie, vanno ricordate Giuseppe in Italia (Einaudi, Torino 1949) e Notizie dall'Emilia (Einaudi, Torino 1954). Muore il 3 agosto 1985. E' sepolto nel Cimitero monumentale della Certosa, portico del Chiostro VIII, pozzetto arco XLVIII.