Scheda
L’11 Aprile 1926, mentre il mondo sportivo seguiva con ansia le ultime fasi del V° Circuito Motociclistico d’Italia, una triste novella si propagò dovunque: la tragica mortale caduta di Olindo Raggi a pochi chilometri dall’agognato traguardo.
La gloria che cento volte aveva cinto di lauro la fronte di Olindo Raggi era stata dominata e vinta da un fatale destino il quale non volle decretare il trionfo a colui che, con la fede del suo animo invitto ed audace e con la vigoria della sua gioventù inesausta ed inesauribile, si apprestava ancora una volta a primeggiare su tutti i campioni del motociclismo. Schiantato dall’avversaria fortuna, Olindo Raggi periva invocando il dolce nome della mamma e quello non meno caro della giovane sposa, e andava ad accrescere il martirologio dei prodi che adottando la divisa: “Vivere pericolosamente”, seppero affrontare sorridenti e sereni i più duri ed aspri cimenti fino al sacrificio di una vita dedita allo sport per l’affermazione più pura ed alta del nome italiano. Olindo Raggi era figlio della forte e generosa Romagna, essendo nato a Forlì il 20 Dicembre 1896; non aveva quindi che ventiquattro anni quando nel 1920 iniziava la sua partecipazione alle grandi corse motociclistiche, dove ebbe campo di far rifulgere le sue eminenti doti di corridore.
Riuscì in quell’anno vincitore del Campionato Italiano su pista della categoria 1000 cmc., titolo che potè magnificamente conseguire anche nel 1921, precedendo il campione Biagio Nazzaro scomparso anche’ Egli per la causa dello Sport.
CENNI BIOGRAFICI
Cittadino bolognese d’adozione, essendosi trasferito nell’Alma Mater Studiorum nell’immediato dopoguerra. Olindo Raggi aveva potuto metodicamente maturare la propria esperienza, sviluppare i propri mezzi, affermare la propria sicurezza e accrescere la propria abilità, seppe dimostrare l’intrinseco suo valore suscitando entusiasmi indescrivibili ed allargando la cerchia di simpatie vivissime e durature. Poiché alle sue doti fisiche accoppiò le doti morali di una salda fermezza, di una mite serenità, di un coraggio indomito, di una bontà superlativa e di una incomparabile integrità. Vinto il campionato Emiliano nel 1923 e vinta la corsa in salita dell’Osservanza nello stesso anno e nel 1924, fu anche recordman di velocità sul chilometro lanciato nel 1923, alla velocità di KM 157 orari. L’anno 1924 consacrava il primato di Raggi, che potè elencare numerose e decisive vittorie; Campione d’Italia della categoria 350 cmc. Dopo un’epica lotta con l’Altro grande caduto Isacco Mariani, vittorioso al Circuito di Belfiore, a Parma, ai Campi Flegrei – tutte gare di Campionato. Nell’anno seguente parve che la sua stella si offuscasse e, pur affermando la sua classe e brillando per la sua audacia, poche volte Olindo Raggi riuscì ad affermarsi vittorioso. Fu soltanto nel Circuito dei Monti Peloritani che la sua stella tornò a rifulgere con intensità e splendore. Le prime corse del 1926 confermarono in Raggi il campione dei tempi aurei, pronosticandolo uno dei più sicuri candidati alla conquista del titolo di campione italiano per quell’anno. Le fasi del Circuito d’Italia nel 1926 sono note in tutti i minimi particolari, primo assoluto a pochi chilometri da Milano con un vantaggio assai notevole sugli immediati inseguitori, Olindo Raggi stava per acciuffare la vittoria e la gloria, quando la bieca Nemesi lo ghermì spezzando al centauro la sua ala possente. Il mondo sportivo attonito ed incredulo si commosse, tuttavia sperò che per altre vittorie fosse conservato l’amato campione; ma un implacabile destino volle il tramonto di una fulgida stella Italica: Olindo Raggi moriva l’11 aprile 1926 in una modesta stanzetta dell’ospedale di Desio, fra la costernazione dei suoi cari e dei fedeli amici. La Sua salma trasportata a Bologna in un’apoteosi di amore e di dolore, veniva tumulata nella monumentale Certosa, dove l’affetto e l’ammirazione degli sportivi italiani gli hanno decretato il simbolico monumento, che resterà imperituro, come il ricordo che ogni sportivo ha eretto nel proprio cuore in memoria del volitivo Campione, modesto, buono, forte e generoso.
APOTEOSI
La commozione che venne suscitata dalla tragica scomparsa di Olindo Raggi e che con maggiore intensità si propagò prima, durante e dopo i funerali del compianto Campione, non venne meno per volgere d’anni. La spontanea iniziativa di Augusto Pasquali che aperse con tanta generosità la sottoscrizione nazionale per erigere un monumento nella nostra Certosa alla memoria di Lui ora avrà la sua consacrazione. Con gesto significativo, accolto con la più fervida simpatia dalla Nazione, BENITO MUSSOLINI animatore dello sport, volle essere presente ed inviò la sua alta adesione e la sua notevole offerta. Primo encomiabile pensiero di Amedeo Ruggeri all’arrivo della corsa che lo salutava vincitore, fu di occuparsi del camerata caduto e delle onoranze da tributargli, devolvendo immediatamente alla sottoscrizione, per l’erezione del monumento il valore del primo premio spettantegli. L’appello di Pasquali ed il commovente gesto di Ruggeri suscitarono dovunque una gara generosa la quale ha reso possibile la realizzazione dell’imperituro ricordo che l’arte del nostro scultore Armando Minguzzi ha saputo trarre dal bronzo con nobiltà e valentia. Onorando il grande Campione gli sportivi d’Italia intendono onorare quanti in ogni tempo hanno con sacrificio ed entusiasmo affermato il valore dello sport italiano.
Testo tratto da 'Convegno motociclistico nazionale - Onoranze a Olindo Raggi', Bologna, 1929. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti