Note sintetiche
Scheda
PAOLO V – Camillo Borghese (1552 – 1621)
Il cartiglio papale recita: PAVLVS V· PONTIFEX MAX / OLIM BONONIÆ VICEL
Questa illustre famiglia era originaria di Siena dove nel XIII sec. i due figli di un Tiezzo di Monticiano, Bencivenna e Benincasa, erano menzionati nel libro delle Biccherne del 1233. Da Bencivenna discendono i Borghese e da Benincasa la famiglia di S. Caterina da Siena. Agostino Borghese uomo politico e militare, vissuto tra il 1390 ed il 1433, ebbe da Sigismondo Imperatore la concessione di porre nel suo scudo l'aquila imperiale oltre che il titolo di conte del S.R.I.
Niccolò fu segretario della Repubblica Senese e venne ucciso dai sicari di Pandolfo Petrucci Signore di Siena nel 1500.
Pietro Borghese fu Senatore di Roma nel 1515.
Dopo che Siena entrò a far parte della Signoria Medicea perdendo così definitivamente la sua libertà, Marcantonio Borghese, famoso giureconsulto, preferì allontanarsi dalla città e nel 1541 si trasferì a Roma. Qui pose le basi per il prestigio della famiglia all’interno della città.
Abile giostratore fra i giochi di potere delle varie potenze italiane (e non), riuscì a essere amico di tutti, a non inimicarsi nessuno e a dotarsi di un’articolata rete di protezione per garantire un futuro alle successive generazioni di Borghese.
Ottenne anche il favore di diversi papi e un ruolo all’interno del membro del Collegio degli avvocati concistoriali, diventandone poi decano.
A questi successi corrisponde ovviamente sia un’ascesa sociale sia l’acquisto programmato di diversi immobili, terreni e proprietà da lasciare in eredità ai figli più grandi. Camillo, nato a Roma nel 1552, faceva parte di questi.
Camillo e Orazio Borghese infatti erano i due figli destinati da Marcantonio a portare avanti le sorti della famiglia.
Fra i due è Orazio (più giovane, nato nel 1555) a dimostrarsi più arguto, brillante e capace, come dimostrato poi dalla sua veloce ascesa nella vita ecclesiastica. Nel 1588 divenne (pagando) Auditor camerae, una delle più alte della Curia, escluse quelle che comprendono la nomina di cardinale. L’acquisto della carica era un onere finanziario non indifferente e la morte di Camillo nel 1590 rischiò di mandare tutto a rotoli.
Ma il paziente lavoro di Marcantonio nel crearsi una cerchia di fedeli si dimostrò ottimo per la causa.
Il papa Gregorio XIV, molto legato a Marcantonio, confermò l’ereditarietà della carica di Auditorato, ottenuta nel 1588 ma mai confermata dalla cancelleria, rendendo quindi Camillo il nuovo Auditor camerae.
Camillo in tutto ciò era teoricamente destinato a diventare il successore di Marcantonio nel ruolo di avvocato concistoriale. Ma, entrato nella carriera prelatizia nel 1572 e consacrato a prete nel 1577, percorse tutti i passaggi della carriera curiale fino ad arrivare nel 1588 vice legato nella città di Bologna fino al 1591.
Questo compito si rivelò alquanto arduo.
Camillo si trovava infatti a dover mediare fra interessi opposti, quelli bolognesi e romani, mentre cercava di risolvere la questione dell’approvvigionamento che fra il 1590 e il 1591 si dimostrava un problema per tutto il Mediterraneo.
Anche all’interno della stessa Bologna le aspettative erano differenti, proprio per la carenza di granaglie nel Mediterraneo: i ceti ricchi cercavano di ottenere profitto da questa penuria di cibo, mentre i poveri ovviamente richiedevano un abbassamento del prezzo del pane.
Attriti e anche scontri con il patriziato bolognese obbligarono Camillo a chiedere più volte l’intervento delle forze armate e a chiedere infine, un anno dopo la morte di suo fratello, il trasferimento da Bologna.
Nonostante l’esperienza non particolarmente positiva, Camillo creò rapporti clientelari con famiglie bolognesi che durarono tutta la vita.
Tornato a Roma ottenne i favori del nuovo papa Clemente VIII che lo inviò, nel 1593, in Spagna. Il ruolo di nunzio alla corte del re Filippo II aveva diversi scopi.
In primis c’era la volontà di spingere il monarca a partecipare attivamente alla crociata contro i Turchi. Ma Camillo doveva anche risolvere diverse questioni concernenti famiglie romane in Spagna, compito che mise il nunzio a stretto contatto con le famiglie della nobiltà spagnola.
Alla scadenza del mandato in Spagna, nel 1596, ottenne la nomina di cardinale. Anche grazie a questa Camillo portò avanti l’opera di espansione economica e territoriale di Marcantonio (morto nel 1574).
Nel 1605 Clemente VII morì e la reputazione di Camillo era salita, nell’arco di quei nove anni, grazie alla diligenza e precisione con cui svolgeva qualsiasi pratica a lui richiesta.
In questo conclave si affrontavano ben cinque fronti di sostegno cardinalizio, e ciascuno di questi (almeno in parte) considerava Camillo candidato papabile.
Venne eletto Leone XI, il cui pontificato durò appena quattro settimane e il conclave dovette riunirsi per trovarsi di nuovo a fronteggiare la stessa situazione.
La scelta ricadde su Camillo dopo una situazione di stallo che rese quest’ultimo l’unico candidato papabile. A 52 anni Camillo veniva eletto papa col nome di Paolo V.
Per quanto riguarda lo Stato Pontificio il nuovo papa accentuò la centralizzazione inaugurata dai suoi predecessori, concentrandosi sulle legazioni settentrionali di Bologna e della Romagna.
Accrebbe le prerogative della congregazione del Buon governo riguardo alle cause penali e tolse ai superiori degli ordini religiosi la possibilità di giudicare le cause di competenza del tribunale del S. Uffizio.
Nel 1608 creò una commissione per la riforma dei tribunali. I lavori confluirono nella bolla Universi agri Dominici, emanata nel 1612, con norme riguardanti tribunali pontifici, magistrature cittadine, regime carcerario e gli ebrei.
All’interno della penisola tentò di preservare l’equilibrio, come sempre precario.
Nel 1605 iniziò un diverbio con la Serenissima e il suo rifiuto di eliminare leggi emanate negli ultimi anni che limitavano la proprietà ecclesiastica.
Paolo V accettò la sfida e finì per scomunicare il Doge e alla rottura delle relazioni diplomatiche.
Queste azioni non furono riconosciute dalla Serenissima e questo scontro cominciò ad avere risonanza internazionale, con Spagna e Francia che inviarono legati per prendere posizione.
Il problema si concluse nel 1607 con l’assoluzione dalla scomunica e la ripresa delle relazioni diplomatiche.
Anche le vicende di Mantova complicarono gli equilibri all’interno della penisola e dello Stato pontificio.
Nel 1612 moriva il duca della città, Vincenzo Gonzaga, e sei mesi dopo il figlio Francesco, condivideva la stessa sorte.
Il problema della successione venne momentaneamente risolto dando la città in mano al cardinale Ferdinando Gonzaga, fratello di Francesco.
Il problema principale è che Francesco era anche genero di Carlo Emanuele I di Savoia, che desideroso di ampliare i suoi terreni, nel 1613 attaccava Monferrato.
Per risolvere la questione il papa inviò una serie di nunzi alla corte dei Savoia, limitando momentaneamente il problema ma non riuscendo comunque a risolverlo alla radice stabilizzando la regione.
In ambito internazionale dovette prendere posizione in diverse situazioni, a volte anche spinose o pericolose.
Nell’impero, ad esempio, si nutriva un po’ di incertezza nei confronti della successione dell’imperatore Rodolfo II. Quest’ultimo infatti, nato nel 1555, cominciava ad avere una certa età e l’assenza di eredi faceva storcere il naso e preoccupare molti.
L’arciduca e fratello Mattia, per risolvere il problema, decise di marciare nel 1608 su Praga contro l’imperatore ma il sostegno che Rodolfo ricevette dai boemi gli consentì di resistere all’avanzata e siglare un patto con Mattia, cedendogli solo una parte dei domini.
Il papa inviò due mediatori per assistere alla stipulazione del patto. La questione religiosa all’interno dell’Impero preoccupava infatti il Pontefice, i protestanti erano molti e non particolarmente disposti al dialogo o alla conversione.
Nello stesso 1608 infatti i protestanti avevano creato l’Unione Evangelica di Ahausen, a cui si era subito contrapposta la Lega Cattolica, sostenuta dalla Spagna e della santa sede e riuniva diversi principati ecclesiastici.
Si stavano già preparando i fronti per la Guerra dei Trent’Anni, una delle guerre più lunghe e distruttive della storia europea, cominciata nel 1618 con la famosa Defenestrazione di Praga e conclusa con la pace di Vestfalia.
A questa guerra, iniziata come guerra di religione, Paolo V contribuì sostenendo economicamente il fronte cristiano con decime pagate dal clero.
Paolo V si fece anche arbitro di controversie ereditarie in area renana, sempre ovviamente sostenendo i successori più inclini a diffondere e difendere la religione cristiana.
Viene ricordato anche per gli sforzi compiuti per aumentare l’impegno nell’attività missionaria rivolta verso l’America, coinvolgendo sia gli Ordini di nuova fondazione, sia gli Ordini Mendicanti e i gesuiti, che fondarono una colonia in Paraguay.
Nei primi anni del XVII secolo iniziò anche la disputa fra la Chiesa e Galileo Galilei. Paolo V fu testimone dell’inizio di questa, tappando la bocca allo scienziato nel 1616 ma lasciando la patata bollente ai suoi successori, soprattutto Urbano VIII.
Promosse anche la costruzione e il restauro di chiese e basiliche oltre che di palazzi e fontane come il Quirinale, Santa Maria Maggiore e il Palazzo Vaticano
Paolo V morì nel 1621 e le sue spoglie sono conservate nella Cappella Borghese nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Dal momento che prima di essere eletto Papa, Camillo Borghese fu Legato di Bologna, nella Sala Urbana è prsente anche il suo stemma araldico