Note sintetiche
Scheda
Amleto Montevecchi, pittore nato ad Imola nel 1878 e deceduto a Lugo nel 1964, frequenta inizialmente l'Istituto d'arte e mestieri di Imola, si iscrive poi all'Accademia di Belle arti di Bologna dove studia con Ferri, Malagodi e Gordini, seguendo anche le lezioni universitarie di Murri e Carducci. Nel 1899 ottiene l'abilitazione all'insegnamento del disegno e per alcuni anni partecipa attivamente alle vicende artistiche della città, stringendo amicizia con Alfredo Protti, Giovanni Grandi, Gualtiero Pontoni, Filippo Beghelli ed altri artisti bolognesi. Nel 1905 assiste Domenico Ferri nelle decorazioni ad affresco all'interno della Chiesa della Maddalena in via Zamboni ed in Palazzo Ginnasi a Imola. Entra a far parte del "Cenacolo Baccariniano", un gruppo di pittori, scultori, incisori, ceramisti che ruotavano attorno alla figura di Domenico Baccarini, la cui prematura scomparsa (nel 1907 a soli 24 anni) non ha impedito di raggiungere risultati di altissimo livello. Intorno a Baccarini, si raccolgono dunque artisti di grande talento come Pietro Melandri, Domenico Rambelli, Giuseppe Ugonia, Francesco Nonni e lo stesso Montevecchi che, alla morte del Baccarini, sposa la "Bitta", compagna e musa di Baccarini, e con lei si trasferisce a Forlì e per qualche anno lavora per la prestigiosa Fabbrica Minardi di Faenza. Dopo la guerra, con il ritorno a Bologna, si apre per l'artista un periodo di intenso fervore creativo. Ripreso l'insegnamento all'Accademia, lavora come ritrattista e cartellonista. Nel 1920 fonda il Sindacato degli artisti ed è presente, per oltre un trentennio in rassegne d'arte a Bologna e in Romagna. Esegue inoltre alcune notevoli decorazioni in edifici di culto tra Emilia e Romagna. (Fonte PATER - Patrimonio Culturale Emilia Romagna)
Amleto Montevecchi, da Domenico e Angela Cantagalli; nato il 14 marzo 1878 a Imola. Insegnante di materie artistiche. Iscritto al PSI. Fu schedato dalla polizia nel 1913 a Macerata, dove si era trasferito, avendo vinto una cattedra nella locale scuola d'arte. Lo stesso anno fu condannato a 12 giorni di prigione per avere scritto alcuni articoli di carattere antimilitarista. A Macerata era direttore del settimanale del PSI "L'insurrezione". Nel 1915 si trasferì a Pesaro dove diresse "II progresso". Nel 1922 tornò a Imola e quindi si stabilì a Bologna, sempre sorvegliato dalla polizia. I controlli proseguirono per tutto il ventennio fascista. Il 25 maggio 1941 fu radiato dall'elenco degli schedati e trasferito in quello dei sovversivi. [O]