Scheda
Attore e patriota, alternò l’attività artistica all’azione politica per la quale non esitò ad affrontare l’esilio, avventurose fughe, miseria. Non fu bolognese di nascita ma a Bologna completò gli studi, compì l’apprendistato attorico tra i dilettanti e ad ogni suo ritorno in città fu fatto oggetto di unanimi festeggiamenti.
Figlio di un bravo attore e capocomico, Giacomo Modena, noto per la sua adesione agli ideali giacobini, e di una attrice, Maria Luisa Lancetti, Gustavo Modena nasceva a Venezia nel 1803. Il padre avrebbe desiderato che seguisse una via diversa dalla propria, lo fece studiare in un ottimo collegio ed iscrivere all’Università di Padova che fu costretto a lasciare in seguito allo scoppiare di tafferugli. Passato all’Università di Bologna si laureò in Legge nel 1821 e fece pratica presso lo studio dell’avvocato Giovanni Vicini, noto liberale; nel frattempo era entrato a far parte di una formazione dilettantesca, detta dei Filodrammaturgi, diretta da Carlo Bruera, assieme a Federico Pescantini, Camillo Querzoli, Alamanno Leonesi ed altri. Nel 1824 il capocomico Salvatore Fabbrichesi, avendolo visto recitare, gli offrì una scrittura come ‘attor giovane’ ed insieme l’occasione di cimentarsi al fianco dei due più rinomati attori del tempo, Giuseppe de Marini e Luigi Vestri. Nella compagnia Fabbrichesi rimase fino al 1827 allorchè passò come ‘primo attore’ nella modesta compagnia di Antonio Raftopulo, per approdare l’anno seguente nella compagnia condotta dal padre e da Carlotta Polvaro. Quando prese avvio la ribellione del febbraio 1831 Gustavo Modena era infatti a Bologna, scritturato con la compagnia Modena-Polvaro al teatro del Corso, applaudito interprete di Alfieri, Pindemonte e di vari drammi libertari francesi come Il conte Beniowsky che narrava le vicissitudini degli esiliati in Siberia ma Modena, nel recitarlo improvvisò una infuocata arringa di incitamento alla ribellione, non prevista dal copione ma riportata per intero dal periodico “Il Precursore”, che così cominciava. “Compagni. Io mi rallegro delle mie sventure se penso a quali destini mi hanno condotto. Noi saremo liberi, noi lo vogliamo, e basta, noi lo saremo”. Conclusa la recita, partì per unirsi ai Carbonari prima a Rimini e poi ad Ancona, mentre al resto della compagnia venne ingiunto di lasciare gli Stati della Chiesa. Fuggiasco, raggiunse fortunosamente Marsiglia dove conobbe Mazzini, aderì alla Giovane Italia diventandone uno dei più fedeli sostenitori e per questo controllato dalle polizie di mezza Europa.
Nel suo peregrinare tra Francia, Svizzera e Belgio, mise a repentaglio la salute e dovette adattarsi ai lavori più disparati. Migliorò la sua situazione, anche economica dopo il 1839, a Londra dove trovò tanti esuli italiani e dove fu molto ammirato per le sue suggestive letture dantesche. L’amnistia concessa da Ferdinando d’Asburgo gli consentì nel 1843 di ritornare in patria e realizzare un progetto a lungo maturato, quello di formare una ‘compagnia nazionale’ costituita da giovani di varia provenienza, figli d’attori o dilettanti, ai quali trasmettere la propria esperienza e mettere in atto un rinnovamento nel modo di recitare. Ne fecero parte tra gli altri Gian Paolo Calloud, Gaetano Vestri, Carolina Caracciolo, Adelia Arrivabene , Fanny Sadowski, assieme ai quindicenni Tommaso Salvini ed Ernesto Rossi. Le precarie condizioni di salute non gli permisero sempre di affrontare lunghe tournées e sovente affidò ad uomini di fiducia come il Calloud la conduzione della compagnia, ma quando l’atto di clemenza di Pio IX gli consentì di entrare negli Stati della Chiesa, volle presentarsi a Bologna, come annotava Enrico Bottrigari nella sua Cronaca: “Infrante le barriere politiche ritornava fra noi, per somma nostra ventura, l’illustre attore Gustavo Modena, il primo attore tragico che ora possegga l’Italia. Avendo egli già preso parte agli avvenimenti politici del 1831, la corte Romana lo aveva fulminato d’anatema. Non è quindi a dire con quanta festa sia stato accolto da’ Bolognesi che in lui ricordano le speranze di quella libertà che allora fu fugace quanto un sogno”.
Nel maggio del 1847 la compagnia diretta da Gian Paolo Calloud doveva infatti recitare al teatro del Corso e per alcune sere Gustavo Modena volle unirsi ad essa, interpretando i suoi cavalli di battaglia recenti, Il cittadino di Gand di Romand e il Luigi IX del Delavigne, replicando per tre sere il Saul alfieriano e per due la Virginia. Durante la serata di commiato, animata da sincera e ingenua commozione, furono sparsi in platea motti e componimenti poetici in suo onore mentre nell’atrio campeggiava il suo ritratto. Ma ancora una volta gli imminenti moti del ’48 gli fecero riprendere le armi e nel ’49 accorrere in difesa della Repubblica Romana alla cui caduta, bandito da tutti gli stati, si rifugiò, non gradito, nello Stato Sabaudo e riprese a recitare. Sul finire dell’autunno del 1860, unitosi alla compagnia Perrin, era a Bologna, al teatro del Corso, per riproporre ancora una volta Il cittadino di Gand e Saul e per offrire un saggio delle letture dantesche, destando unanime commozione anche tra i più giovani che non l’avevano mai visto, come Enrico Panzacchi che così lo ricordava:“Ah signori miei! Se io avessi l’eloquenza di Demostene non potrei significarvi né l’entusiasmo del pubblico né le ragioni di quell’entusiasmo. Non era no un piccolo mortale qualunque che si studiasse d’esprimere con le solite arti della declamazione un Canto del Poema, ma Dante in persona, col suo profilo, la sua figura, col suo genio amoroso e terribile che Modena ci veniva a rappresentare. Pensate quale audacia! Tutto l’uomo e tutto il poeta!”. Infine, sofferente, Gustavo Modena fece ritorno a Torino dove morì il 20 febbraio 1861. Ai primi di marzo compariva sul periodico bolognese“L’Arpa” un ampio e commosso necrologio rivolto non solo a Gustavo Modena ma anche a Carlotta Marchionni, defunta quasi nei medesimi giorni. Con loro scomparivano due personalità fondamentali del teatro risorgimentale italiano.
Marina Calore
L. Bonazzi, Gustavo Modena e l’arte sua, Perugia, Stab. Tipo-litografico, 1865; G. Cosentino, Modena, Lombardi e Vestri a Bologna, Bologna, Zanichelli, 1901; Scritti e discorsi di Gustavo Modena, a cura di T. Grandi, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1957; C. Meldolesi, Profilo di Gustavo Modena: teatro e rivoluzione democratica, Roma, Bulzoni, 1971