Scheda
"E’ buffo che ha fama": così lo presentava il Giornale del Dipartimento del Reno, in occasione della sua esibizione al Corso nella Luisina di Generali (Il Giornale del Dipartimento del Reno 15 gennaio 1814). A Bologna cantò ancora nel 1826, al Comunale, in una Clotilde di Coccia e nel 1828, ancora al Comunale, nel Falegname di Livonia di Pacini (Paganelli, pp. 31, 35). Era Gottardo nella Gazza ladra alla Pergola nell’autunno del 1818.
Una sintetica biografia dell’attore tragico Francesco Lombardi (1792 – 1845), viene data alle stampe da Francesco Regli nel Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici, tragici e comici...., edito a Torino per i tipi Dalmazzo nel 1860: “Francesco Lombardi nacque in Bergamo nel 1792, da Federico Lombardi proveniente da nobile famiglia bolognese, e da Giuseppa Zacchea, bresciana. I buoni esempi e l'arte del padre d'ebbero Francesco al Teatro, e fino dalla più tenera età fu tale e tanto il suo amore alla recitazione, che a sedici anni era amoroso nella Compagnia di Antonio Goldoni, a que' tempi rinomatissima. ...Ben presto meritò d'essere chiamato l'emulo di De Marini; e nella tragedia poi, nel vigoroso, nel forte, superò quanti commedianti allora vivevano. Tanto era in lui l'addentrarsi ne' caratteri che rappresentava, tanta la sua energia, tanto il suo fuoco, che una sera al Teatro Re di Milano, sostenendo la parte di Emone nell'Antigone d'Alfieri, si dié del pugnale nel fianco, di modo che lo si tenne per morto, e a torme la gente correva sul palco scenico ad attingerne notizie. Natura lo aveva dotato di svegliato e vivace ingegno, di alta e bella persona, di sonora e gradevole voce, insomma di tutti que' doni prelibati che portano un attore all'apogeo, e fanno immortale il suo nome. Perfino gli Oltramontani ne andavano maravigliati, ed egli poteva ben gloriarsi di formare la delizia dei Pubblici. Condusse pure Compagnie per conto suo. Nel fiore de' suoi mezzi, e forse nel più bel momento della sua carriera, desiderato e cercato da tutti i Capi Comici e Proprietarii di Teatri, disse addio alle scene la quaresima del 1825, e ritirossi in Bologna, segretamente maritatosi con illustre Dama, dov'era universalmente stimato ed amato. Nel giugno del 1845 impreveduta morte lo colse, e piombò nella desolazione e nel lutto quanti lo avevano avvicinato”.
La illustre Dama altri non era che Maria Laura Malvezzi - Donna Marì per i bolognesi - che nel 1798 si era sposata con Astorre Hercolani. Appassionata di teatro ne fece costruire uno per sé e risiedeva nel più lussuoso palazzo nobiliare della città quale era la residenza Hercolani di Strada Maggiore. Tra gli ospiti fissi del salotto culturale di Donna Marì e del suo teatro vi era Gioacchino Rossini il quale eseguì nel 1845 il suo Stabat Mater. Questi divenne loro grande amico, tanto da concedergli un prestito di 140.000 lire per salvarli dalla bancarotta. La passione per il teatro era tale che, una volta rimasta vedova la principessa si innamorò dell’attore Francesco Lombardi, sposandolo nel 1845, il quale abbandonò le scene e andò a vivere nel palazzo della moglie. Il Lombardi viene descritto dalle cronache come un uomo dal temperamento collerico e dedito all’abuso di alcolici e la sua morte finì in maniera tragica e violenta. Enrico Bottrigari, nella sua contemporanea Cronaca di Bologna (ed. Zanichelli, 1960) così descrive la sua fine: sono le ore pomeridiane quando si sparge per la città la notizia di un assassinio commesso contro Francesco Lombardi. D’animo turbolento e fiero è caduto vittima d’un domestico che l’ha mortalmente ferito in più parti mediante coltello da cucina. Annoiato all’oziosa vita non poté che compiacersi soltanto dell’ebrezza del vino, la qual cosa contribuiva ad accrescere l’irascibilità del di lui carattere. Le prime famiglie della città partecipano al duolo della Nobile Dama che per sua mala sorte aveva voluto sceglierlo benché segretamente a marito.
La passione tra la principessa Hercolani e il Lombardi doveva essere sincero e profondo poiché Maria Hercolani acquistò la sua tomba nello stesso chiostro della sontuosa cappella di famiglia, ma nel lato opposto, e il suo ritratto in marmo guarda proprio verso quella che diverrà l’ultima dimora della moglie. Il sepolcro di Francesco Lombardi si trova nel portico nord del Chiostro V o Maggiore ed è opera di Carlo Berozzi (Bologna, 1808 - ivi, 1855). Donna Marì muore nel 1865 all’età di 85 anni, amatissima dai bolognesi non solo per il suo ruolo culturale ma anche per l’attività politica prima a favore dei valori giacobini e napoleonici, poi delle lotte per l’Unità italiana.
Sempre il Regli, nel suo Dizionario biografico... ricorda anche come “...era il Pescantini grande amico coll'illustre attore drammatico Francesco Lombardi, che allora appunto aveva abbandonato il Teatro per isposare la Principessa Donna Maria Hercolani. Codesta Dama, nella stagione di villeggiatura, ritraevasi al suo feudo di Castel Guelfo. Colà la gentildonna, che di lettere e d'arti si dilettava, aveva ordinati squisiti trattenimenti di musica e di prosa. Rubini cantava, Lombardi recitava. Quest'attore desiderò rappresentare Oreste e Zaira. L'avvocato Pescantini e Gaetano Gattinelli vennero invitati da Lugo a prendervi parte; e si fu quella un'epoca memorabile nella vita artistica di Gaetano”.