Scheda
Dopo il Rosaspina, il Guadagnini può considerarsi il più rappresentativo esponente dell'incisione riproduttiva bolognese dell'800; fu lui in effetti a succedere al maestro nella direzione della scuola accademica, che resse dal 1844 alla fine. L'importanza della sua personalità è testimoniata dalla chiusura della scuola stessa, avvenuta alla sua morte; segno che la sopravvivenza dell'insegnamento d'incisione in un periodo così avanzato del secolo fu più che altro legato all'individualità del maestro. Nel frattempo, infatti, le nuove tecniche litografiche e l'invenzione della fotografia posero in secondo piano i metodi tradizionali della riproduzione.
Negli Atti dell'Accademia si ricorda infatti come «egli fu l'ultimo maestro d'incisione della nostra Accademia, perché ne venne dal Governo dopo la di lui morte, soppressa la scuola; il che non fe' prima, io credo, per riguardi ben giusti e ben dovuti all'egregio e rispettabile maestro che la teneva...». Nelle testimonianze contemporanee, vengono frequentemente citate con lode sue incisioni, in particolare il «Crocefisso» di Guido Reni della Pinacoteca e l'«Annunziata» del Guercino a Pieve di Cento, oltre a un disegno per l'«Assunta» del Tiziano. Le stampe del Guadagnini riproducono dipinti provenienti da ambiti culturali e territoriali diversissimi, in cui la scuola emiliana non ha più la prevalenza assoluta: segno di un gusto più criticamente maturo e di un cambiamento generale nella cultura dell'immagine. Con il «Cristo» da Guido Reni il Guadagnini vinse, seguendo il soggetto «L'incisione in rame di un quadro di buon autore», il premio grande dell'Accademia nel 1840 (Atti, 1841, pp. 53-54): in uno degli ultimi anni, dunque, della direzione del Rosaspina. Nel 1823 e nel 1824 l'incisore aveva già vinto i premi scolastici di incisione e anatomia (Atti, pp. 35 e III). Dal 1821 al 1830 presentò varie volte disegni a matita o all'acquarello alle Esposizioni dell'Accademia. (Atti 1821, p. 42: «Un amorino a matita copiato da una stampa di Mauro Gandolfi», punto di riferimento, quello dell'artista bolognese, tramite il Rosaspina, per tutta la scuola ottocentesca). Nel 1839 il Guadagnini espose quell'«Acquarello con copia dell'Annunciata del Guercino», che in seguito gli ottenne molti elogi, come l'«Assunta» da Tiziano e la «testa di Cristo» dal Reni, presentati nel 1853. Le due vittorie curlandesi, nel 1826 e nel 1829, sono dunque contemporanee al periodo in cui espose più di frequente opere all'Accademia. È importante, concludendo, per la tecnica dell'incisione, il giudizio del Bellentani (1855, p. 65): «ai giovani ed ai figli mostra come anche col bulino colorire si possa e riprodurre le varie maniere dei dipinti».
Rosalba D'Amico
Bibliografia: Atti, 1841, pp. 53-54; 1823, p. 35; 1824, p. III; 1821, p. 42; 1855, p. 65; G. Bellentani, 1855, p. 65; C. Masini, 1862, p. 31; C. Masini, 1884, p. 35; Thieme-Becker, XV, 1890, p. 161; A. Gatti, 1896, pp. 30-31; L. Servolini, 1955, p. 325 (con ulteriore bibliografia). Testo tratto da "I Concorsi Curlandesi". Bologna, Accademia di Belle Arti 1785-1870, catalogo della mostra, a cura di Renzo Grandi, Bologna, Galleria d’Arte Moderna, marzo-maggio; Museo Civico, giugno-luglio, 1980.