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Vincenzo Gotti

26 luglio 1891 - [?]

Scheda

Vincenzo Gotti, da Carlo e Celestina Magli; nato il 26 luglio 1891 a Budrio. Nel 1943 residente a Bologna. Avvocato. Nell'immediato primo dopoguerra con mons. Marcello Mimmi e Augusto Baroni diede vita al primo gruppo del Vangelo.
Svolse un'intensa attività per il rinnovamento della presenza sociale delle Conferenze di S. Vincenzo bolognesi. Impegnato nel PPI, ne fu l'ultimo segretario provinciale di Bologna. Fece parte del consiglio comunale di S. Giovanni in Persiceto. Eletto consigliere provinciale di Bologna. Il 4 gennaio 1925 si dimise condividendo il contenuto dell'ordine del giorno di protesta della giunta esecutiva del PPI di Bologna, che contribuì a redigere. «Di fronte alle violenze che hanno funestato la città di Bologna e alle devastazioni compiute nella sede della Sezione di Bologna del PPI e dell'Unione del Lavoro» dai fascisti armati, ritenne che «tali atti disonorano la nostra città e l'Italia portando la lotta politica al livello delle fazioni dei paesi incivili». Si augurò «che tutti i popolari della Provincia, trovino in queste persecuzioni l'incitamento a ravvivare la loro pura fede e a moltiplicare le loro energie, convinti che solo dal nostro programma e dai nostri metodi ispirati ai principi cristiani, potrà sorgere per la nostra Patria, un avvenire degno delle sue tradizioni e delle sue grandezze». Vicino alle posizioni di Fulvio Milani*, fu tra i redattori e i sostenitori de “La Sorgente”, sulla quale scrisse alcuni articoli significativi. In particolare, quelli in polemica con Giovanni Gentile e quello dedicato all'ultimo congresso nazionale del PPI, al quale prese parte come delegato. Di fronte alle divisioni in campo cattolico sull'atteggiamento da tenere nei riguardi del regime fascista, sintetizzò cosi la propria posizione: «procedere per la propria via, dove si vede la verità, e difenderla con la maggior possibile energia, anche con la lotta, se occorre, escludendo i colpi mortali, beninteso. Che se taluno si chiedesse come mai possono due che cosi si sono accapigliati tra di loro, trovarsi la mattina appresso l'uno accanto all'altro al banchetto dell'Amore fraterno e recitare la preghiera: "Infondi in noi, o Signore, lo spirito della tua carità, affinchè quelli che hai saziati dei Sacramenti pasquali, renda per tua bontà concordi" risponderei che in più modi può spiegarsi la cosa [...]. E cosi si arriva a concludere che codesta deprecata e deprecabile e dolorosa divisione di animi è purtroppo una delle tristezze di questa nostra valle di lagrime e che nuli'altro resta a fare per vincerla che alimentare ciascuno in sé la fiamma della carità più che sia possibile e poi scendere in campo a difendere con tutte le proprie forze la verità». [A]