Scheda
Figlio di un orafo, Tullo Golfarelli (Cesena, 1852 - Bologna, 1928), venne avviato all’arte dell’incisione e del modellaggio da suo padre, e nel 1878 si recò a Roma per perfezionarsi nell’arte dell’oreficeria presso lo scultore orafo Gagliardi e per frequentare l’ambiente accademico. Questo periodo di studio a Roma, però, non impedì a Golfarelli di recarsi anche in altre città quali Firenze, Venezia e Parigi. Importante per la sua arte fu la frequentazione di importanti maestri come Domenico Morelli, Filippo Palizzi, ma soprattutto Vincenzo Gemito, che con il crudo realismo delle sue opere influenzò fortemente la poetica e l’opera di Golfarelli, che già si mostrava incline verso soggetti e resa stilistica di marca verista. I suoi frequenti rientri a Cesena gli permisero di ottenere, già dai primi anni ’80, un notevole successo in Romagna, dove ricevette commissioni anche per importanti opere a carattere celebrativo e monumentale. È sul finire degli anni ’80 che entrò in stretto contatto con l’ambiente artistico e culturale di Bologna, divenendo assiduo frequentatore dei principali cenacoli letterari, stringendo amicizia con celebri esponenti dell’ambito politico e culturale, in particolare con Giosuè Carducci - che ebbe modo di ritrarre più volte, anche in opere monumentali e celebrative -, e con Giovanni Pascoli, col quale instaurò un sodalizio che durerà fino al 1912, anno della morte di quest’ultimo.
Nel 1893 si trasferì a Bologna dove aprì uno studio, e decise di perfezionarsi all’Accademia di Belle Arti seguendo le lezioni dell’ormai anziano Salvino Salvini, al cui stile oscillante tra gusto accademico e moderate tendenze realiste il Golfarelli non rimase immune. Tre anni dopo, nel 1896, vinse il concorso per il bassorilievo in marmo raffigurante La cacciata degli Austriaci da Bologna nel 1848, da collocarsi nella scalea della Montagnola a Bologna. Ma fu dai primi anni ’90 fino agli anni Dieci del ‘900 che si dispiega l’attività di Golfarelli al Cimitero della Certosa di Bologna, dove realizzò una decina di monumenti funerari: tra di essi particolare successo ebbe la statua a grandezza naturale Labor, eseguita nel 1892 per la tomba Simoli, opera in cui è espressa la sua piena adesione alla poetica realista. A partire dagli ultimi anni del XIX secolo – come risulta in vari monumenti realizzati nei cimiteri di Bologna e di Cesena - Golfarelli rivela un progressivo avvicinamento ad un lirismo di marca simbolista e a stilemi liberty, ma senza abbandonare mai del tutto modi stilistici e iconografie tipici del Realismo sociale. La sua propensione ad abbracciare diverse correnti stilistiche è riscontrabile, a volte, anche in una stessa opera. Oltre che alla scultura, Golfarelli si dedicò anche al disegno ed alla pittura, seppur con assiduità e successo molto minori. Nel 1906 venne nominato professore all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Colpito da gravi problemi di salute, trascorse gli ultimi anni della sua vita isolato dalla vita pubblica e in ristrettezze economiche, morendo a Bologna il 30 marzo 1928.
Valentina Andreucci