Scheda
Ercole Drei nasce a Faenza il 28 settembre 1886 da padre capomastro muratore. Nel 1900 all’età di 14 anni si iscrive alla Scuola di Arti e Mestieri di Faenza. Gli anni dell’adolescenza sono quelli che non si dimenticano, egli ebbe la sua prima formazione spirituale nel “cenacolo” faentino di Domenico Baccarini. Nel 1905 l’Amministrazione di Faenza gli mette a disposizione un assegno di L. 500 affinché possa dedicarsi allo studio presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Approdato a Firenze presso il corso speciale di scultura diretta da Augusto Rivalta, egli ebbe modo di rinforzare l’arte sotto la sua guida, attraverso il senso di un verismo dinamico e corposo tendente al monumentale, ma non privo di sensibilità decorativa. Il vero in bella forma è il canone cui egli rimase fedele e coerente per tutta la sua vita. A Firenze l’incontro e la benevolenza del suo maestro di pittura Giovanni Fattori sarà per lui ancora più importante. Di grande rilievo è il Busto del maestro che eseguì nel 1908, ma la sua attività artistica si fa generalmente cominciare con l’opera Testa di vecchia del 1906.
Nel 1910 partecipa al Concorso Baruzzi con Cassandra all’Accademia di Belle Arti di Bologna, vincendo 5.000 Lire, e nel 1912 vince il Premio Curlandese. Gli anni fiorentini sono accompagnati dal desiderio costante di trasferirsi a Roma, ma non lo farà fino a che non avrà terminato gli studi con i suoi maestri e non si sentirà pienamente padrone di tutte le possibilità per cimentarsi con gli artisti della capitale. Egli disse: «ci verrò, ma quando sarò sicuro di poter primeggiare e non essere solo una comparsa». Nel 1913 vince il concorso per il Pensionato Nazionale con l’opera La morte dell’eroe: da vincitore poté trasferirsi finalmente a Roma. Nel 1915 inizia l’attività pittorica considerata come esperienza privata, e nello stesso anno viene chiamato alle armi. Nel 1918 viene congedato e nel 1919 il 29 settembre sposa a Verona Margherita Montanari, conosciuta a Tolè di Vergato. Negli anni successivi nascono le tre figlie Isabella, Natalia - in arte Lia - e Anna Maria. Nel 1920 partecipa alla Biennale di Venezia con l’opera Adolescente, mentre all’esposizione di Belle Arti degli Amatori e Cultori espone Eva, Leda e Risveglio. Nel 1921 ottiene in affitto uno studio a Villa Strohl-Fern, la villa degli artisti voluta dal mecenate alsaziano Alfred Wilhelm Strohl-Fern alla fine dell’Ottocento, un luogo in cui già abitano e lavorano altri artisti. Lo scambio di idee è fecondo e incisivo per l’opera di Drei. In questo meraviglioso luogo, all’interno del Parco di Villa Borghese, egli vi vivrà per tutta la vita. In questi anni esegue il monumento a Nazario Sauro a Ravenna e il monumento a Vittorio Emanuele a Roma. A questa produzione di taglio monumentale, si affiancano sculture e ritratti di carattere più intimo, destinati all’intensa attività espositiva nell’ambito delle Biennali di Venezia e Roma, e delle mostre degli Amatori e Cultori delle rassegne di arte in Italia e all’estero, come Buenos Aires nel 1923 e Barcellona nel 1929. Nel 1924 realizza l’Adorazione, opera di soggetto religioso, e il monumento ai Caduti di Porretta. La tradizione dentro la quale pensa e lavora gli ispira tanto opere cristiane quanto opere profane. Questo duplice aspetto è naturale in lui, come fu in tanti artisti del rinascimento, a cui faceva riferimento. Nel 1927 con comunicato del Ministero della Pubblica Istruzione è nominato per chiara fama Professore di Scultura presso la Regia Accademia di Belle Arti di Bologna, cattedra che terrà per trent’anni, e tra il 1952 e il 1957 ne sarà eletto Direttore. Egli fu testimone attivo di una trasformazione della scuola di scultura, da considerarsi rivoluzionaria nell’ambientazione “accademica”. Diceva: «mi trovo contento di dare ai giovani quello che ho imparato io, cioè di guardare sempre alla natura, e da essa ricavare il segreto della propria bellezza[…]». Formò allievi illustri come Quinto Ghermandi e Luciano Minguzzi. Nel 1928 Drei riprende la grande scultura monumentale con la Quadriga sul frontone del Palazzo di Giustizia di Messina.
La prima Personale viene presentata presso l’Associazione Artistica di Roma nel 1930, inaugurando un lungo periodo di successi. Nel 1931 rimane vedovo, dieci anni dopo morirà prematuramente la terza figlia. Le avversità familiari non riusciranno a piegare la sua grande forza creativa e costruttiva, infatti la produzione più nota di Drei inizia nel 1932 con il monumento a Michele Bianchi a Belmonte Calabro e il monumento ai Caduti Fascisti nella Certosa monumentale di Bologna, realizzando le opere scultoree nel progetto architettonico di Giulio Ulisse Arata, con il quale nel 1933-34 è impegnato nella realizzazione dell’altorilievo Assistenza al Lavoro - il Sacrificio inserito nel più ampio progetto della Fontana Monumentale nel Piazzale della Stazione di Bologna. Nel 1933 si inaugura, nella Certosa di Bologna, il monumento ossario ai caduti della Grande Guerra, per cui lo scultore esegue le figure colossali di due soldati che montano idealmente la guardia al sacrario. Nel 1934 viene nominato Accademico dell’Accademia Clementina di Bologna, della quale sarà nominato Presidente nel 1954 fino al 1960. Nel 1935 esegue il monumento di Alfredo Oriani sul colle Oppio a Roma, ed espone Saffo alla II Quadriennale d’Arte Nazionale a Roma, e nel 1939 ottiene il Premio alla III Quadriennale Romana. Nel 1940 viene investito della carica di Accademico di San Luca a Roma. Tra il 1940-42 esegue la stele per l’EUR Il Lavoro nei campi, completata e collocata nel 1962. Nel 1953 esegue il monumento equestre al Generale Poulawsky a Providence-Rhode Island negli U.S.A. Nel 1956 fa una mostra personale alla Galleria “La Loggia” di Bologna. Muore a Roma il 1° ottobre 1973 all’età di ottantasette anni. La sua produzione artistica spazia dalla ceramica, ai dipinti, ai disegni, ma la sua grande forza fu l’espressione della sua scultura. Drei rinunciò a farsi riconoscere per un genio preferendo la qualifica di buon operatore dell’arte, insistendo sulla necessità per sé e per gli altri di una umiltà quasi artigianale, ideologicamente classicista e fautore di un “ritorno all’ordine”, per la salvaguardia dei valori di trasmissibilità dell’arte.
Michela Gazziero
Gennaio 2010. Bibliografia generale. Fonti manoscritte: Archivio Storico Comune di Bologna, carteggio amministrativo anno 1934, Tit. XIII, Busto di Adolfo De Carolis, opera di Ercole Drei, 25 gennaio 1934. Emerografia: Il Resto del Carlino: 10 Settembre 1926, Artisti di Romagna: Ercole Drei; 30 giugno 1930, La mostra di Ercole Drei; 11 Luglio 1930, L’esposizione dei Saggi d’Accademia; 13 dicembre 1931, Lo scultore romagnolo Ercole Drei; 12 luglio 1931, I saggi d’Accademia; 13 Dicembre 1932, Lo scultore Romagnolo Ercole Drei; 2 Ottobre 1973, E’ morto lo scultore Ercole Drei. Cronaca prealpina: 27 aprile 1938, Ercole Drei scultore. Fonti a stampa: Drei Ercole, in Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana Treccani, 1932, vol. XIII, p. 210; Giuseppe Lipparini, Ercole Drei scultore, Bologna, Zanichelli, 1937; Rezio Buscaroli, Ercole Drei scultore. "Summa" critica, Bologna, Tamari, 1964; Franco Bertoni, Ercole Drei scultore, 1886-1973, Imola, University press Bologna, 1986; Adriano Baccilieri (et al.), L'Accademia di Bologna: figure del Novecento: Bologna, Accademia di Belle Arti, Bologna: Nuova Alfa, 1988; Fabia Farneti, Vincenza Riccardi Scassellati, L'Accademia di belle arti di Bologa, Fiesole, Nardini, 1997; Franca Varignana (a cura di), Bologna dall'autarchia al boom - coscienza urbana e urbanistica tra due millenni, 2 parte, Bologna, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, 1997; Alfonso Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento: da Antonio Canova ad Arturo Martini, Torino, Adarte, 2003; Vittoria Coen (a cura di), L'opera e lo spazio. Sculture del Novecento, Bologna, Editrice Compositori, 2005.