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Maria Luigia Vincenza De Gregorio

1762 - 11 marzo 1804

Scheda

Nata nel 1762 a Madrid, Maria Luigia Vincenza era figlia di Leopoldo de Gregorio marchese di Vallesantoro e Squillace e di Maria Josepha Verdugo y Quijada. Il padre era chiamato “il tutore del re”, per indicare il suo personale ascendente su Carlo III di Borbone, di cui era gentiluomo di camera, e che servi come Maestro Portulano del regio Patrimonio e come ministro della Guerra e delle Finanze. Cavaliere del R. O. di S. Gennaro e di quello dell’Aquila Bianca di Polonia, seguì Carlo III in Spagna, dove fu Tenente Generale e Ministro delle Indie, per passare poi ambasciatore a Venezia. In compenso dei servigi prestati, ebbe il titolo di marchese del S. R. I. per sé e per tutti i suoi discendenti, nonché il patriziato modenese e i marchesati di Trentino e Salvarotta con tutti i connessi diritti feudali (Candida Gonzaga, Memorie, IV, pp. 97-101; Rossi, La Sampireina). Un fratello di Maria Luigia, Emanuele, fu creato cardinale nel 1816.

Maria Luigia visse la sua prima giovinezza a Venezia, presso le suore benedettine di Santa Maria dell’Umiltà, finché, per l’intermediazione di Francesco Albergati, a cui si era rivolto suo padre (Calore, Un matrimonio per lettera), sposò il 13 gennaio 1785 il senatore Luigi di Francesco Giovanni Sampieri, a cui diede un unico figlio, chiamato col nome del nonno, nato nel 1790 (B 698/2 tav. 105). Rimasta vedova nel 1797, Maria Luigia passò a seconde nozze con il padovano Luigi Viscardi “figlio di un filatogliere” (Guidicini, I Riformatori, III, p. 100), ma, stando al racconto del cronista delle Memorie ms. B 3212, non fu un matrimonio felice: il marito, un chirurgo, «doppo averci consumato il capitale di sc. 100 mila di dote e di sc. 40 mila ereditati l’ha fatta morire di passione in 5 giorni per i pessimi trattamenti che gli faceva». Maria Luigia Vincenza morì a 42 anni, di “febbre catarrale”, nel palazzo Sampieri dalla Mercanzia, l’11 marzo 1804 (Foglio sepolcrale anno 1804). Le Memorie ms. B 3212 ne annotano i funerali il giorno dopo, nella chiesa di S. Bartolomeo, che dal 1799 ospitava la parrocchia di Santa Maria in Betlemme o del Carrobbio.

Silvia Benati