Note sintetiche
Scheda
ARMA: Di rosso all'albero di verde piantato sopra un monte di 6 cime d'argento movente dalla punta.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d'oro e sormontato da un cappello vescovile con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: PETRVS DONATVS / CARD· CAESIVS / LE· 1580· (Pietro Donato Cesi. Cardinale 1580).
Il Crollalanza dà la stessa arma, mentre lo Spreti dà: Di rosso all'albero di verde piantato sopra un monte di 6 cime d'oro.
La famiglia Cesi era originaria dell'Umbria e si trasferì a Roma verso la metà del XV sec. con Pietro degli Equitani (o Chitani) che una volta divenuto Senatore di Roma, mutò il proprio cognome con quello di Cesi. I Cesi furono possessori di vasti feudi, molti i prelati nella famiglia: 5 cardinali e numerosi vescovi.
Angelo fu Generale di S.R.C. Un altro Angelo fu creato Duca di Acquasparta nel 1588. Suo figlio Federico Angelo fondò l'Accademia dei Lincei. Altri furono Senatori di Roma, Podestà e Governatori di altre città. In S. Maria Maggiore a Roma trovasi la loro Cappella gentilizia. La famiglia si estinse nel 1799.
Pietro Donato Cesi nacque intorno al 1522 forse a Todi da Venanzio Chiappino e Filippa Uffreduzzi.
Studiò a Perugia, Bologna e Pavia e si addottorò in diritto civile e canonico nel 1544 presso l'Università di Ferrara dove ebbe per maestro l'Alciato. Recatosi poi a Roma venne accolto fra i familiari del Cardinale Federico Cesi suo parente. Nel 1546 venne nominato Vescovo di Narni. Dopo una breve partecipazione al Concilio di Trento, il Cesi tornò a Roma dove Giulio III lo nominò Referendario delle due segnature dopo avergli donato diversi benefici.
Nel 1556 Paolo IV lo fece presidente di Romagna dove restò due anni e mezzo. Anni in cui viene ricordato per le iniziative prese nel campo dei lavori pubblici, specialmente a Ravenna.
Successivamente lo inviò Commissario Apostolico a Bologna incaricandolo di indagare sull'operato del legato Carlo Carafa accusato di malversazione. Nel 1560 fu di nuovo inviato a Bologna come Vicelegato del Cardinale Carlo Borromeo. Poiché quest'ultimo non si recò mai a Bologna, il Cesi rimase solo a reggere il peso del governo della città dove ebbe modo di mettere in luce le sue grandi capacità di amministratore.
Durante la sua Vicelegazione promosse grandiose opere urbanistiche come la creazione della fontana del Nettuno con la celebre statua del Giambologna, l'apertura della strada che fu poi detta via Urbana e la costruzione dell'Archiginnasio. Con la soppressione delle legazioni decisa da Pio IV nel 1564, il Cesi restò a Bologna in qualità di governatore. L'anno successivo però, rientrava a Roma ove venne nominato chierico di camera. Con l'ascesa al Soglio Pontificio di Pio V le sue fortune politiche non si oscurarono, anzi veniva da quel Papa nominato commissario apostolico presso i Principi italiani per raccogliere fondi per recar soccorso alla Monarchia francese insidiata dal forte movimento protestante.
Nel 1570 fu creato Cardinale con il titolo di S. Agnese. Alla morte di Pio V era tra i papabili ma, venuto a conoscenza del veto spagnolo alla sua nomina, si adoperò per fare eleggere il Cardinale Boncompagni come infatti avvenne.
Gregorio XIII nel 1580 lo nominò Legato a Bologna dove rimase tre anni, restaurando le finanze locali e conducendo un'energica campagna contro il brigantaggio. Nel 1584 rinunciò all'incarico e tornò a Roma dove dedicò tutte le sue energie e le sue sostanze a favore della Congregazione dell'Oratorio dei Padri di S. Filippo Neri.
Morì a Roma il 29 settembre del 1586 e fu sepolto in S. Maria della Vallicella.