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Giuseppe Ceri

28 Gennaio 1839 - 19 Ottobre 1925

Scheda

Giuseppe Ceri (Borgo San Frediano, 1839 - Bologna, 1925), fu uomo colto e di ingegno acutissimo. Formatosi giovanissimo come collaboratore di Giuseppe Mengoni e successivamente nello studio di Coriolano Monti, ebbe profonde conoscenze anche in materia amministrativa e politica. Profondo conoscitore di Bologna, nel 1886 fu eletto consigliere comunale. "Strambo, bizzoso, attaccabrighe, tenacissimo negli odi, incrollabile nelle convinzioni" (Cristofori), fu nemico acerrimo di Alfonso Rubbiani: al contrario di quest’ultimo, che si batteva per la conservazione della Bologna medievale, Ceri incarnava il vero e proprio picconatore che distrugge per poi ricostruire. Quando, durante i lavori di sventramento di via Rizzoli, furono isolate le Torri Artenisi, Guidozagni e Riccadonna tra il Palazzo della Mercanzia e l’attuale via Calzolerie, si pose il problema di una loro eventuale conservazione egli innescò un’aperta polemica contro gli intellettuali (tra i quali Gabriele D’Annunzio) che si schieravano per quest’ipotesi. Tra le molte altre polemiche su edifici e scelte urbanistiche della città, vi fu anche quella contro il progetto del Chiostro VII della Certosa, progettato da Antonio Zannoni. Sua fu anche la proposta di completare la facciata della basilica di San Petronio. Fece bandire un concorso cui partecipò egli stesso con un progetto giudicato tra i migliori. Suo il progetto per la costruzione della chiesa di San Paolo di Ravone in via Andrea Costa a Bologna. Ceri eseguì uno studio particolareggiato di tutte le case affacciate su via Malcontenti, in seguito al riapririsi della questione del piano esecutivo Monti, approvato il 22 settembre del 1863, ma mai realizzato, in cui era previsto l'allargamento di Via Malcontenti per creare un'arteria di congiunzione veloce fra la Stazione Ferroviaria e il centro città. Il suo progetto non vide la luce, ma l'idea ebbe attuazione a pochi metri di distanza, con la creazione di via dell'Indipendenza.

Fra il 1875 e il 1880 intraprese la carriera giornalistica con un foglio battezzato “Melodie tedescose” in aperta polemica con i wagneriani ed ergendosi a difensore della musica italiana, che non riteneva assolutamente inferiore a quella tedesca. Il periodico assunse poi il titolo “La Striglia” e venne stampato per circa quarant’anni. Il giornale era frutto per tre quarti della penna del suo fondatore e direttore che, dopo aver litigato con i rivenditori per questioni finanziarie, si assunse anche il compito di venderlo personalmente. Lo pseudonimo con cui spesso firmava i suoi articoli era Stefano Gicci. Sempre abbigliato con stiffelius e cravattina nera a farfalla e con il cilindro sul capo offriva il foglio ai passanti, spesso e volentieri stando ritto su di una carrozza pubblica, noleggiata per l’occasione. Per questa sua doppia veste si autodefinì “giornalista giornalaio”. Scoppiata la prima guerra mondiale, Ceri continuò indefessamente a produrre il suo giornale, ma per venderlo si era spostato sotto il portico dell’appena costruito Palazzo del Modernissimo. Un cartello avvertiva che il ricavato della vendita sarebbe andato all’Associazione Pro Mutilati ed Invalidi di Guerra. Negli anni Venti si trasferì invece sotto il portico della Gabella, in via Ugo Bassi.

Rimase sulla breccia fino all’ultimo: molti lo ricordano anche perché compose l’inno “L’ombelico di Venere”, che narra la leggenda dell’invenzione del tortellino. Uno dei tanti tasselli del suo grande amore per Bologna. Negli ultimi anni di vita aderì al fascismo, anche se in una posizione critica. Riposa nel corridoio est della Galleria del Chiostro IX alla Certosa di Bologna. L'epigrafe recita: Giuseppe Ceri, ingegnere architetto, giornalista e poeta satirico, critico d'arte. Nato in Firenze il 28 genn. 1839, morto in onorata povertà in Bologna il 19 ott. 1925. Dopo 60 anni di stimato esercizio professionale, riposa in questo loculo offertogli dall'amministrazione comunale, in attestato di riconoscenza per l'opera costante, disinteressata, da lui svolta a pro di questa sua città adottiva

Nel sito delle Collezioni Fondazione CaRisBo sono presenti diversi disegni progettuali per via Malcontenti. Scheda realizzata in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna