Scheda
Carlo Oppizzoni (Milano, 15 aprile 1769 – Bologna, 13 aprile 1855). Nato a Milano da una famiglia nobile – il padre Francesco era conte, la madre era la marchesa Paola Trivulzio – Carlo Oppizzoni si avviò da subito alla carriera ecclesiastica: laureatosi nel 1790 in teologia e diritto canonico, nel 1793 fu ordinato sacerdote. Nel giro di poco tempo assunse una posiziona autorevole all'interno del clero milanese e nel 1799 fu nominato arciprete del capitolo del Duomo di Milano. La sua posizione conciliante nei confronti dell'autorità politica e la sua capacità di mediazione gli attirarono l'attenzione di Napoleone Bonaparte, che nel 1800 lo nominò membro della Consulta legislativa della Repubblica Cisalpina. Partecipò così al Congresso di Lione (1802) e subito dopo Napoleone lo propose come arcivescovo: Oppizzoni rifiutò la nomina alla sede di Milano, ma dovette però accettare quella di Bologna, della quale prese possesso nel 1803. L'anno dopo fu nominato cardinale.
A Bologna avviò una politica di collaborazione e compromesso: ridusse in misura significativa ma non drastica il numero delle parrocchie (1806), adottò il catechismo del Regno d'Italia, chiese al clero di appoggiare la coscrizione. Questo atteggiamento contribuì ad alienargli la simpatia di buona parte degli esponenti del clero, che mal sopportavano il fatto di essere governati da un prelato non autoctono e che gli rimproveravano un'eccessiva accondiscendenza nei confronti dell'autorità politica. In effetti Oppizzoni godette per diversi anni del favore dell'Imperatore, che lo nominò senatore del Regno Italico e lo insignì dell’Ordine della Corona ferrea. Tale situazione cambiò radicalmente a partire dal 1809, quando i rapporti tra Napoleone e Papa Pio VII entrarono in crisi. Nel 1810 Oppizzoni fu tra i 13 cardinali che disapprovarono le seconde nozze dell'Imperatore – ritenendole non valide – e per questo fu privato del titolo di cardinale, mandato in esilio e relegato in diverse località francesi. Poté fare ritorno a Bologna soltanto nel 1815 e subito avviò una intensa ed efficace attività di riorganizzazione amministrativa e burocratica della diocesi e della curia: tra l'altro, istituì l'Archivio Arcivescovile, trovò una nuova sede alla Biblioteca Arcivescovile, ripristinò la giurisdizione del foro ecclesiastico, regolò definitivamente l'uso della Certosa (1816 e 1821), riavviò l'attività dei seminari, contribuì alla riorganizzazione dell'Università di Bologna, di cui fu nominato arcicancelliere (1824). Sul piano pastorale reintrodusse la tradizionale festa degli addobbi (1817) e riprese le visite pastorali (1818), cercando di contrastare il processo di secolarizzazione della società.
Complessivamente Oppizzoni condivise la linea del cardinal Consalvi di moderata riforma e di conciliazione. Tale atteggiamento emerse particolarmente nel 1831 quando, represso il moto rivoluzionario, fu costituita un'unica legazione a latere comprendente le quattro legazioni di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna, con a capo lo stesso Oppizzoni. Nell'esercizio del potere civile – che si venne a sommare a quello religioso - il cardinale agì con moderazione nei riguardi dei rivoltosi, prese provvedimenti a favore dei ceti più poveri, cercò di attuare alcune moderate riforme in campo amministrativo, giudiziario e finanziario. Tali proposte però non furono gradite a Roma e dopo pochissimi mesi la legazione a latere fu soppressa. Negli anni successivi Oppizzoni si interessò all'educazione dei ceti meno abbienti, dando adeguati regolamenti alle Scuole pie (1837), e favorì la pubblicazione del Giornale ecclesiastico di Bologna (1840-46). Nel 1846 condivise l'entusiasmo per l'elezione di Pio IX e per la sua politica riformatrice, ma a partire dallo scoppio della guerra contro l'Austria seguì il Papa nella sua progressiva presa di distanza dal movimento patriottico. Se ancora nell'agosto 1848 si unì all'esultanza popolare per la cacciata degli austriaci, disapprovò la rivoluzione che a novembre costrinse il Papa a fuggire da Roma e condannò le posizioni favorevoli alla Repubblica Romana di Ugo Bassi e di Alessandro Gavazzi.
Ormai anziano e in cattive condizioni di salute, Oppizzoni non fu in grado di temperare la reazione che si abbatté su Bologna nel 1849; del resto i tempi erano mutati rispetto ai decenni precedenti e la distanza tra il governo pontificio e la società bolognese era ormai incolmabile. Morì pochi anni dopo a Bologna. E' sepolto nella cattedrale di San Pietro, nella cappella dedicata a San Carlo Borromeo; la lapide riporta la seguente iscrizione: HIC SITUS EST / KAROLUS OPPIZZONIUS / PROTOPRESBYTER CARDINALIS / TITULO LAVRENTIO IN LUCINA / DOMO MEDIOLANO / PATRICIUS PAPIENSIS / ARCHIEPISCOPO BONONIAE / QUI VIXIT ANNOS LXXXVI / IN PONTIFICATU AN. LIII / OBIIT IDIBUS APRILIS / AN. MDCCCLV / TE CHRISTUS IN PACE.
Otello Sangiorgi