Note sintetiche
Scheda
Alberto Calda, da Giuseppe e Irene Bosi; nato il 6 ottobre 1878 a Piacenza. Avvocato e professore universitario. Iscritto al PSI. Nel 1897 si arruolò volontario nella colonna dei garibaldini di Ricciotti Garibaldi e andò in Grecia, per partecipare alla guerra di indipendenza contro la Turchia. Combattè a Domakos e restò ferito.
Nelle elezioni politiche del 1909 fu il candidato del PSI nel collegio di Bologna II e battè il deputato moderato uscente Alfonso Marescalchi. Era la prima volta che i socialisti conquistavano un collegio di città. Dopo le elezioni, uno strascico giudiziario con Marescalchi fu composto con un accordo tra le parti. Nel 1910 entrò nel consiglio provinciale. Nel 1913 si ripresentò candidato nel collegio di Bologna II, contrapponendosi a Marescalchi e ad Alessandro Ghigi della Federazione liberale monarchica. Contrariamente a quanto aveva fatto nel 1909 - quando era un giornale di sinistra - «il Resto del Carlino» lo attaccò con violenza. Scrisse che sia lui che Marescalchi erano indegni di essere eletti, dopo l'accordo fatto.
Calda diede querela al giornale e il settimanale del PSI «La Squilla» pubblicò una sua lunga autodifesa. Fu rieletto deputato. Nel 1914 entrò nel consiglio comunale e venne riconfermato in quello provinciale. La brillante carriera politica che gli si prospettava - aveva una notevole preparazione giuridica ed economica ed era dotato di grande eloquenza - fu interrotta bruscamente alla fine del 1914. “il Resto del Carlino”, condannato in primo grado per diffamazione il 16 agosto 14, venne assolto il 15 novembre 14. Diede immediatamente le dimissioni da deputato, da consigliere comunale e provinciale e da tutte le cariche che deteneva a nome del partito. Parlando di lui al consiglio comunale, l'on. Genuzio Bentini disse: «Vuole scomparire».
Appartatosi dalla vita politica, si dedicò alla professione forense e all'insegnamento. Nel luglio 1920, durante la vertenza agraria, fu invitato dalla prefettura a interporre i propri buoni uffici presso la Federterra provinciale al fine di trovare una soluzione. Dopo un primo tentativo fallito, ai primi di ottobre riprese le trattative, come legale della Federterra. Dagli incontri tra lui, Giuseppe Massarenti *, il presidente dell'Associazione degli agricoltori Calisto Paglia e il dott. Carlo Nardini della prefettura, nacque l'accordo che fu chiamato concordato Paglia-Calda. Dopo l'avvento del fascismo difese nei tribunali i contadini che rivendicavano la validità del concordato che portava il suo nome e ne chiedevano l'applicazione. Per questa sua attività forense, fu duramente perseguitato. Il 23 settembre 1921, mentre si trovava nella pretura di Bazzano, dove era in corso una causa tra un colono e un agrario, fu bastonato dai fascisti. La polizia non lo difese e il presidente dell'Ordine degli avvocati - il liberale Ettore Nadalini - non intervenne perché sostenne che era stato «colpito nella sua qualità di politicante e non di avvocato».
Restò sempre fedele alla sua idea e, finché visse, fu sorvegliato dalla polizia fascista, la quale diede di lui questo giudizio: «Già deputato al Parlamento Nazionale, fu una delle figure più in vista del partito socialista ufficiale, per la vasta intelligenza e cultura e per l'attività politica nella Camera e fuori. Pur non avendo svolta in questi ultimi anni palese attività sovversiva conserva sempre i suoi principi e gode tuttora un discreto prestigio personale». (Da: Elenco oppositori della provincia di Bologna, Bologna 28 agosto 1930, in ACS, cpc, ad vocem Leonello Grossi). Morì il 15 maggio 1933 a Bologna. [O]