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Władysław Anders

11 Agosto 1892 - 12 maggio 1970

Scheda

Władysław Anders nasce nell’agosto 1892 nel villaggio di Błonie, territorio polacco sotto l’occupazione russa. Dopo aver frequentato le scuole a Varsavia, il giovane Anders seguì nell’attuale Lettonia il padre per motivi di lavoro, nel 1911 si iscrive al politecnico di Riga “prendendo parte all’attività della corporazione studentesca Anconia, custode di valori patriottici”. (1)
Attivo sin dalla Grande Guerra è dal 1939 che si consegna alla storia, quando la Polonia si trova a vivere alcune delle pagine più buie della sua storia. Il primo e il diciassette settembre del 1939 sono le date fatali dell’invasione e dello strozzamento della nazione, prima l’esercito tedesco, poi quello sovietico nelle regioni orientali. Il 27 settembre Varsavia capitola, sola, senza l’aiuto degli alleati. 
Sia da una parte che dall’altra dominano le politiche di dominio e sterminio, non solo della classe militare ma di tutta quella che sarebbe stata la generazione futura che avrebbe potuto risanare e far rinascere la Polonia. Alcuni polacchi riescono a scappare in Francia, dove prende vita il governo polacco in esilio, con Wladyslaw Sikorski nelle vesti di primo ministro. Sempre Sikorski organizza il nuovo esercito che si batte eroicamente sui fronti francesi, in Norvegia e nell’Aeronautica britannica.
A Est la sorte dei polacchi è molto più dura, amara, difficile. Stalin ordina di imprigionare oltre un milione e mezzo di Polacchi, sia militari che civili, deportandoli in Russia. Durante tutte le operazioni belliche, la propaganda sovietica si è posta un obiettivo primario : l’eliminazione del corpo ufficiali dell’Esercito polacco e delle nuova generazione civile polacca,  ammazzando e trucidando per strada anche bambini e anziani. “[...] più di un milione di civili erano stati deportati in Russia, senza ragione alcuna, e confinati nei deserti del Kazakistan e in Siberia. Non si trattava di soldati, ma di insegnanti, medici, proprietari terrieri e contadini, avvocati, giornalisti, magistrati, commercianti, agenti di polizia, preti e rabbini: tutti i componenti della classe dirigente polacca, con le rispettive famiglie, imprigionati e stipati su carri bestiame, in una spaventosa promiscuità, allo scopo di rendere acefala la società polacca.” (2)
In questo contesto che circa 22.000 ufficiali polacchi furono prima arrestati e reclusi e, nella primavera del 1940, trucidati a Katyń e in altre località. Alcuni riuscirono a sottrarsi, tra questi vi è il valoroso generale Władysław Anders che scriverà nel suo libro Un’armata in esilio “le celle comuni del carcere erano superaffollate. Ciascuna avrebbe dovuto contenere dodici prigionieri, ma ve ne erano cento e più. Le condizioni di vita erano semplicemente spaventose. Durante gli interrogatori, gli arrestati erano sottoposti a torture orribili : fustigati, calpestati, tenuti sospesi per gli arti come nei tempi medievali. Non
soltanto uomini, ma anche donne e adolescenti subirono simili torture”, frutto delle sofferenze nelle carceri di L’viv e Lubianka, dove per 2 anni fu umiliato, torturato, vessato, impossibilitato a lavarsi, a curarsi le ferite, lasciato a 30 gradi sotto zero con solo una maglietta di cotone. 
Anders sapeva che quell’innaturale sodalizio sancito con il Patto Molotov Ribbentrop sarebbe ben presto naufragato.
Cosa che avviene il 22 giugno del 1941 con l’Operazione Barbarossa.
La Russia per difendersi doveva avvicinarsi agli Alleati, accettare il governo polacco in esilio e, di conseguenza, liberare i prigionieri polacchi nei territori dell’URSS. Con il patto Sikorski-Majski del 1941 veniva concessa un’amnistia ai prigionieri, militari e civili, e consentito loro di arruolarsi nella nuova armata che si sta costituendo sul territorio sovietico. L’amnistia rappresenta la salvezza per molti di essi. Giungiamo all’alba di una nuova armata, il II° Corpo d’armata Polacco, il cui comando
viene affidato al generale Anders, liberato dai sovietici il 4 agosto 1941. Inizia il lungo cammino da Buzuluk fino a Bologna, passando per il Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan, Iran, Iraq, Egitto, al fianco dell’esercito britannico. È in quei momenti difficili che il generale mostra la sua unicità nella storia. 
Ander riuscì a liberare dalla terra disumana tra le 115.000 e le 120.000 persone, tra soldati e civili, donne e bambini, non solo polacchi, ma anche ucraini, bielorussi, lituani ed ebrei.
La storia dell’armata polacca in esilio è la storia della Piccola Polonia voluta dal generale stesso.
Cos’é la Piccola Polonia? È il desiderio di Anders di creare, nell’ambito dell’esercito in esilio, una struttura sociale viva, con scuole, attività culturali, il suo significato profondo esula di gran lunga dal compito puramente militare dell’esercito. “Grazie ad Anders, sorge nell’esercito un ampio e articolato sistema d’istruzione: ginnasi, istituti tecnici, in Palestina, in Egitto, in Libano e in seguito in Italia. Verso la fine della guerra, circa quattromila giovani frequentano i ginnasi e le università a Beirut, a Roma, a Milano e a Torino. Nello stesso tempo il Corpo crea e amplia il settore editoriale, dove si pubblicano centinaia di testi scolastici a partire dalla letteratura classica e moderna fino ai volumetti dei poeti dell’esercito, libri illustrati, e perfino un’edizione di Pan Tadeusz che viene distribuita in diecimila copie”. (3)
Tra le file di questo esercito errante troviamo “[...]lo scrittore e pittore Józef Czapski, la cantante Hanka Ordonówna, impegnata a salvare i bambini, i poeti Władysław Broniewski e Marian Czuchnowski, gli scrittori Melchior Wańkowicz, Gustaw Herling-Grudziński e Jerzy Giedroyć, il regista Michał Waszyński, uno dei padri del jazz polacco, Henryk Wars. E anche un'intera galassia di pittori e grafici, attrici e cantanti, compositori e musicisti, croniste e giornalisti impegnati attivamente nella lotta per i valori umani[…]”.(4)
È tra gli struggenti canti di libertà della Piccola Polonia che Anders conosce la sua futura moglie, la cantante e attrice Irena Renata Anders, all'anagrafe Iryna Jarosiewicz, una delle prime cantanti a incidere la Czerwone maki na Monte Cassino (Papaveri rossi su Montecassino) il più conosciuto canto militare polacco del conflitto, composta nel maggio 1944 in Italia, durante i duri combattimenti della battaglia di Montecassino che portarono alla conquista della roccaforte tedesca da parte dell'esercito polacco. La canzone fa riferimento al colore dei fiori di papavero che, nella notte dell'assalto finale all'abbazia di Montecassino, si impregnarono del sangue di 1066 polacchi caduti che oggi riposano nel cimitero militare polacco di Montecassino. 
Tra le salme ritroviamo anche Anders, morto in Inghilterra nel 1970, ma lì seppellito tra i suoi uomini, come era nelle sue volontà.
La maggior parte degli storici identifica con il 18 maggio 1944, giorno della conquista di Montecassino, la data decisiva che consentì alle truppe alleate di sfondare la Linea Gustav e puntare su Roma; ma in realtà la battaglia non era terminata perché i tedeschi si ritirarono sulla seconda posizione di difesa: la Linea Hitler. Ne seguirà la conquista di Roma e la famosa risalita lungo l’Adriatico, poi lungo Linea Gotica. Fino alla mattina del 21 aprile 1945 quando il 9° battaglione “Karpaty”, poi denominato “Bolognese”, piegò le ultime difese tedesche nei pressi del fiume Savena ed entrò a Bologna. Erano le sei del mattino, quando i soldati polacchi, giunsero da Strada Mazzini nel centro di Bologna. La popolazione del capoluogo dell’Emilia Romagna festeggia con grande felicità la liberazione della città e sulla torre più alta, Torre degli Asinelli, e nel Municipio vengono appese le bandiere polacche. La luce della nuova alba bolognese ha i colori bianco-rossi della bandiera polacca. 
I 17 comandanti polacchi, tra cui il generale della divisione, Władysław Anders, vengono pregiati con la cittadinanza onoraria, mentre il Consiglio della città decorò i militari polacchi con medaglie commemorative recanti la scritta: Ai liberatori che per primi entrarono in Bologna il 21 Aprile 1945 – per benemerenza.
La liberazione di Bologna concluse il percorso di guerra del 2° Corpo d’Armata Polacco nella campagna italiana degli anni 1944-1945, durato quattordici mesi. Nei combattimenti per la liberazione d’Italia hanno perso la vita, per le ferire riportate o per altri cause, quasi 4000 soldati polacchi. Nel Cimitero Militare Polacco di San Lazzaro sono sepolti 1432 militari del 2° Corpo
d’Armata, caduti nei combattimenti sulla Linea Gotica, sull’Appennino Emiliano e durante la battaglia di Bologna (fra cui 18 militi ignoti). Il cimitero è stato fondato per l’iniziativa del comandante del 2° Corpo d’Armata Polacco, generale Władysław Anders.
Władysław Anders è una figura attuale perché simbolo di oppressione, di ricerca di libertà e desiderio di ricostituzione di una società civile.

Manuela Capece

(1) approfondimento su Władysław Anders a cura Annalia Guglielmi, collaboratrice di Gariwo ed esperta di Europa
dell’Est, pag 1
(2) Il Secondo Corpo d’Armata Polacco e la Battaglia di Montecassino : i combattenti dimenticati della Liberazione.
(3) Un esercito di prigionieri. Frammenti da Un’armata in esilio
(4) Artists in Arms: cultura e arte sul cammino di guerra del II Corpo d’Armata Polacco guidato dal generale Anders
(1941-1945)