Schede
I fratelli Giuseppe (1910 - 1944) e Nino (1914 - 1996) Verlicchi, figli di un pompiere, avevano lavorato all’inizio degli anni Trenta alla M.M., realizzando per la Casa motociclistica bolognese i telai in tubi per biciclette a motore. Nel 1934 avevano attrezzato una propria piccola officina in Via San Carlo dove venivano costruiti telai, forcelle elastiche, tubi di scarico, manubri e sospensioni elastiche posteriori, sia per clienti privati che per produttori di motocicli. Richiamato alle armi per il secondo conflitto mondiale, Nino era stato arruolato tra i bersaglieri motociclisti, accrescendo ulteriormente le sue conoscenze legate alla meccanica ed alla ciclistica, acquisite fin dalle Scuole tecniche e poi completate sul lavoro.
Rimasto titolare unico della Ditta, dopo la morte del fratello Giuseppe, nel 1944, nell’immediato secondo dopoguerra egli aveva disegnato e fabbricato un telaio di concezione originale, caratterizzato da una parte centrale monotrave adibita a serbatoio, destinato all’applicazione del Cucciolo e di altri micromotori, a quel tempo protagonisti della motorizzazione popolare, per il quale aveva ottenuto il riconoscimento di privativa industriale nel 1950, sia in Italia che in Francia. I progressi produttivi e commerciali avevano portato nel 1952 al trasferimento in Via Andrea Costa, quindi, dieci anni dopo, nella vicina Casalecchio di Reno, infine, nel 1972, a Zola Predosa.
Gestita dalla famiglia Verlicchi, l’Azienda era divenuta uno dei massimi produttori di componenti ad alto contenuto tecnologico legati alla telaistica per cicli e moto, con circa 400 dipendenti alla fine del secolo scorso. Le difficoltà economiche e produttive del primo decennio del 2000 hanno portato ad una grave crisi della Verlicchi Nino e Figli, culminata con il fallimento.
Nel 2011 è stata rilevata dalla Donati S.r.l. di Vicopisano.
Antonio Campigotto
Testo tratto da "La Ruota e l’Incudine la memoria dell’Industria Meccanica bolognese in Certosa", Minerva, 2016