Schede
Assunto in A.C.M.A. nel 1930 come operaio specializzato, appena diplomato all’Aldini-Valeriani, Antonio Martelli (1913-1966) era ben presto diventato montatore specializzato e trasfertista, seguendo presso i clienti il collaudo delle macchine, quindi collaboratore dell’ingegner Giuseppe Clerico nell’Ufficio Tecnico.
Il distacco dall’Azienda era avvenuto gradualmente, nel secondo dopoguerra: prima ottenendo dai Barbieri di occuparsi dell’assistenza post-vendita, poi progettando in proprio, sempre in accordo con la direzione, incartatrici a ciclo continuo diverse da quelle a ciclo alternato prodotte dall’A.C.M.A., infine dando vita nel 1950 ad una propria ditta, la CAM, Costruzioni Antonio Martelli.
In una officina fuori Porta San Vitale erano state realizzate alcune macchine dosatrici per cioccolatini e detersivi in polvere, inscatolatrici semiautomatiche e fascettatrici per le bustine dell’Idrolitina e le prime astucciatrici. Grazie all’introduzione dello “spadone”, un meccanismo a doppia cerniera che consentiva di aprire e dare volume a scatole costruite anche con materiali scadenti o punti di colla, le astucciatrici CAM si erano affermate nel settore dolciario, cosmetico e farmaceutico. Alla morte di Antonio Martelli, la direzione del figlio Guglielmo aveva ampliato la gamma produttiva, con il trasferimento delle lavorazioni in nuovi stabilimenti, dapprima a Bologna, in Via Parisio e Via Toscana, e poi a Rastignano. A partire dal 1965 la commercializzazione ed il servizio post-vendita delle macchine CAM erano stati assunti dalla G.B. di Bruno Gnudi, anch’egli proveniente dall’Aldini-Valeriani e a lungo collaboratore di Antonio Martelli.
Antonio Campigotto
Testo tratto da "La Ruota e l’Incudine la memoria dell’Industria Meccanica bolognese in Certosa", Minerva, 2016